Mentre a fukushima la situazione peggiora, in Italia si tergiversa
di LEXDC
SIENA. La Germania ha deciso di uscire definitivamente dal nucleare. E’ il primo paese, tra quelli più industrializzati, a prendere questa decisione, dopo un percorso fatto di discussioni, rivolte, promesse e rinvii non ultima la pensata della Merkel dello scorso anno di “allungare” per legge la vita delle centrali, la sconfitta elettorale e l’ascesa dei Verdi, una politica energetica positiva nei confronti delle rinnovabili, che sono il primo vagone del treno della ripresa economica tedesca. Evidentemente l’Italia, che aveva fatto questa scelta nel 1987 e nonostante ciò era sempre nel gruppo dei paesi più industrializzati, era all’avanguardia, ma i nostri governanti non lo avevano capito, però ora plaudono al coraggio della Merkel. Che si è presa, senza neppur l’assillo di un referendum, solo tre mesi di moratoria per arrivare a questa conclusione: entro il 2022 tutte le centrali nucleari esistenti in Germania verranno spente e non verranno sostituite.
Giusto tre mesi dal disastro di Fukushima, con i suoi 420.000 casi di cancro ipotizzati da qui a 50 anni, come emerge da uno studio di Chris Busby, segretario scientifico dell’Eccr, il comitato europeo sul rischio radioattivo, sono stati sufficienti, altro che un anno di (finta) moratoria del governo Berlusconi! Poi ci sarà il gravissimo problema del decommissioning, come i Verdi tedeschi hanno subito fatto rilevare al Cancelliere, ma certamente i tedeschi si ingegneranno di studiarlo e non di tirare a campare, come hanno fatto negli ultimi 24 anni i politici italiani, che non hanno lasciato in eredità alle generazioni future nemmeno un piano di sviluppo energetico per il Bel Paese. Così si sono potuti inventare la geotermia come fonte rinnovabile mentre non lo è, hanno potuto inventare incentivi spropositati perché certi manigoldi riempissero la penisola di torri eoliche che non funzionano, solo perché dovevano diventare collettori di incentivi pubblici che poi pagheremo noi sulle bollette, si sono riempiti le tasche e noi arranchiamo sempre indietro.
In Giappone, uomini e animali sono risultati sempre più contaminati dalle radiazioni, e la gente, piangendo, è costretta all’esilio forzato abbandonando case, villaggi, stalle, campi coltivati. La situazione peggiora perché, complici anche eventi naturali come una tempesta tropicale, l’incapacità della Tepco e dei suoi tecnici di riportare i reattori sotto controllo è sempre più evidente. A furor di popolo anche il Giappone si prepara a seguire l’esempio tedesco. Come faremo senza l’energia elettrica prodotta dal nucleare, si chiedono molti. Con l’ausilio dello sviluppo delle rinnovabili, che incrementerà il progresso scientifico e aumenterà i posti di lavoro nel settore e darà due possibilità di futuro a molti dei nostri giovani. E con il risparmio energetico: possibile che dopo la mezzanotte molte insegne di negozi chiusi rimangano ancora accese e che si tengano in estate le porte dei negozi aperte con il condizionatore a palla?
Complice il viaggio in Romania e la scoppola ricevuta dai ballottaggi, il presidente del consiglio non ha ancora rilasciato dichiarazioni sull’improvvisa scelta fatta dalla Germania. Un primo effetto c’è stato: il gigante statale dell’energia nucleare francese Areva ha visto il titolo crollare in borsa, perdendo nel pomeriggio oltre il 4% del suo valore. Si temono perdite peggiori nei prossimi giorni vista la probabile rinuncia di altri paesi, ad effetto domino, ad acquistare centrali nucleari dal colosso francese. Areva ed Enel sono state scelte per realizzare la seconda era nucleare italiana, che riteniamo a questo punto morta e sepolta ancor prima di vedere la luce. La stessa Enel, invece, ha visto la quotazione del rinnovabile, Enel Green Power, salire a valori di borsa esagerati, contando sui finanziamenti statali per eolico, nucleare e geotermico. La strada del tracollo sembra sicura, anche senza la caduta del governo, molti milioni di euro sono stati già generosamente concessi, ma la festa è finita. Sembra incredibile, ma stiamo parlando di pochissimi uomini che pensano di decidere per tutti noi sessanta milioni di cittadini e di mettere in pericolo radioattività tutta l’Italia, e solo per fare soldi.