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COLLE VAL D’ELSA. Da Stefano Deliperi – Gruppo d’Intervento Giuridico – riceviamao e pubblichiamo.
“Buone notizie per l’ambiente e la salute pubblica in relazione alla presenza del pericoloso amianto nel bosco di Aiano, a Colle.
Il Ministero della Transizione Ecologica – D.G. Risanamento Ambientale, in esito all’istanza di accesso civico, informazioni ambientali e adozione dei provvedimenti di bonifica inoltrata (3 marzo 2021) dall’associazione ecologista Gruppo d’Intervento odv riguardo la presenza di cemento-amianto (eternit) in degrado nello stabilimento suinicolo Co.Mo.Va. s.r.l., grande struttura abbandonata da troppi anni nel bosco di Aiano, ha chiesto (nota prot. n. 28084 del 17 marzo 2021) alla Regione Toscana, alla Provincia di Siena e al Comune di Colle Valdelsa di “assumere tutte le iniziative di propria competenza per la messa in sicurezza, la bonifica ed il ripristino ambientale del sito in questione”.
Infatti, afferma il MiTE, “si evidenzia, innanzitutto, come trattandosi di abbandono di rifiuti ex art. 192, D.lgs. n. 152/2006, la competenza ad intervenire risulta allocata in capo all’Amministrazione comunale in indirizzo, mentre l’eventuale bonifica del sito grava ai sensi dell’art. 242, D.lgs. citato, sul responsabile dell’inquinamento quale sarà individuato dalla Provincia in indirizzo ex art. 244, c. 2, D.lgs. citato.
Peraltro, secondo quanto previsto dall’art. 250 del D.lgs. n. 152/2006 ‘qualora i soggetti responsabili della contaminazione non provvedano direttamente agli adempimenti disposti dal
presente titolo ovvero non siano individuabili e non provvedano ne’ il proprietario del sito ne’ altri soggetti interessati, le procedure e gli interventi di cui all’articolo 242 sono realizzati d’ufficio dal comune territorialmente competente e, ove questo non provveda, dalla regione secondo l’ordine di priorita’ fissati dal piano regionale per la bonifica delle aree inquinate’”.
Il Comune deve provvedere all’emanazione dell’ordinanza di bonifica ambientale (art. 192 del decreto legislativo n. 152/2006 e s.m.i.), mentre la Provincia di Siena, quindi, deve provvedere all’individuazione del soggetto titolare dello stabilimento suinicolo in disuso per il successivo svolgimento della bonifica ambientale (art. 244 del decreto legislativo n. 152/2006 e s.m.i.).
In precedenza, l’A.R.P.A.T. – Area Vasta Sud – Dipartimento di Siena aveva rapidamente risposto (nota prot. n. 18005 del 10 marzo 2021) all’istanza ecologista, affermando che l’effettuazione dei controlli ambientali, preludio per l’adozione dei provvedimenti di bonifica ambientale, “è stata presa in carico, per le attività di competenza, e inserita nel programma delle attività di controllo del Dipartimento”. La presenza di cemento-amianto in degrado era in precedenza sconosciuta all’A.R.P.A.T., visto che agli “atti del Dipartimento ARPAT di Siena non è presente alcuna documentazione”.
La porcilaia industriale abbandonata è situata in un bosco, tutelato con vincolo paesaggistico (decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.), dove passa anche la Via Francigena, (zona bivio Prodeggia – Badia a Conèo) percorso di grande interesse storico-culturale.
L’associazione ecologista Gruppo d’Intervento odv ha coinvolto per la bonifica ambientale il Ministero della Transizione Ecologica, la Regione Toscana, il Comune di Colle Valdelsa, i Carabinieri Forestale, informando la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Siena.Infatti, l’abbandono ed il deposito incontrollato di rifiuti sul suolo, nel suolo, nelle acque superficiali e sotterranee sono vietati (art. 192 del decreto legislativo n. 152/2006 e s.m.i.): il sindaco competente dispone con ordinanza a carico del trasgressore in solido con il proprietario e con il titolare di diritti reali o personali sull’area la rimozione dei rifiuti ed il ripristino ambientale. Trascorso infruttuosamente il termine assegnato, provvede d’ufficio l’amministrazione comunale in danno degli obbligati.
In particolare, per quanto riguarda le lastre in eternit, purtroppo per decenni comuni in edilizia, si ricorda che le stesse sono costituite da un impasto di cemento e amianto, le quali possono rilasciare fibre di amianto se abrase, perforate, spazzolate o se deteriorate, con gravi conseguenze per la salute delle persone che ne vengono a contatto (è, infatti, dimostrato che anche bassissime esposizioni a polveri di amianto possono indurre un preciso tumore polmonare, il c.d. mesotelioma pleurico). Per tali motivi, il nostro ordinamento prevede specifiche modalità per lo smaltimento delle lastre realizzate con fibre di amianto (legge n. 257/1992 e s.m.i.).
Un intervento di bonifica in tempi brevi è fondamentale per la tutela della salute pubblica e di un sito di rilevante interesse ambientale. Finalmente, dopo tanti anni di abbandono, viene avviata la relativa procedura e i propedeutici controlli ambientali”.