Non si sa se e quali contatti siano stati avviati tra l’Enel e la Provincia per il ponte sulla Cassia
di Fabrizio Pinzuti
AMIATA – Non è solita favoletta della Cina che arriva prima di tutti o passa avanti a tutti. La ristrutturazione del Sanyuam Bridge, uno dei principali cavalcavia sul tratto nord-orientale del terzo raccordo anulare di Pechino, è stata eseguita in meno di 2 (ripetesi due) giorni: iniziata alle ore 11 del 13 novembre scorso, è stata eseguita in 43 ore. E non si trattato di un ponte tipo “Bailey”, opera di origine militare realizzata con elementi modulari, in genere travi reticolari in acciaio ed impalcati con assi di legno, che ne permettono una grande velocità di montaggio e smontaggio. Oltre 1.300 tonnellate di nuova pavimentazione per il ponte sono state trasportate al cantiere per sostituire la vecchia superficie. Da noi invece alcuni lavori stradali durano mesi, se non addirittura anni, e ce ne sono altri per i quali si parla di tempi biblici. Ancora silenzio di tomba, per esempio, sul ponte crollato tra Gallina e Pienza e fracasso assordante invece per quello danneggiato sulla Cassia, subito dopo il bivio per Radicofani in direzione nord, ma ancora chiuso al traffico. A proposito di quest’ultimo, c’è qualcuno che si chiede perché Enel Green Power non abbia offerto il proprio contributo per la ricostruzione o riparazione, analogamente a quanto avvenuto per il ponte provvisorio, sempre sul fiume Paglia ma più a sud, in località Casa Del Corto, subito dopo il bivio che immette sulla provinciale per Piancastagnaio, occasione questa in cui il colosso dell’energia cedette in comodato d’uso gratuito dodici tubazioni di acciaio (http://www.lavaldichiana.it/