"Le contrattazioni preconcette non pagano" ha detto il figlio del premio Nobel
di Fabrizio Pinzuti
ABBADIA SAN SALVATORE – “Nel campo della geotermia c’è oggi il modo di utilizzare innovazioni tecnologiche sicure, in grado di garantire le popolazioni; le contrapposizioni preconcette non pagano”. Queste in buona sostanza le cornici in cui Jacopo Fo, figlio del premio Nobel Dario e animatore della libera Università di Alcatraz nei pressi di Gubbio, ha incardinato il suo intervento alla festa dell’Unità del 23 agosto scorso. Nel suo volare alto, nell’analisi politico-sociologica di “stare tutti in una grande bugia”, sviscerando una “situazione di pazzia tutta italiana” in cui la crisi viene attribuita ad elementi esterni, quali le banche o la Merkel, ma trova le sue vere radici in fattori quali la burocrazia sopprimente o il mancato funzionamento della giustizia, Fo inserisce l’Enel, un ente di stato, che gestisce centrali geotermiche pericolose. “Non è un complotto, ma un mix di pigrizia, ignoranza e resistenza psicologica estrema”. Fo stesso dichiara il suo interesse per la cosiddetta carta della buona geotermia di Abbadia San Salvatore, tanto cara al sindaco badengo Fabrizio Tondi che l’ha accompagnato e presentato. Anzi dalla combinazione di quanto da loro espresso è emerso l’interesse per una centrale di nuova generazione, da localizzarsi in una zona di non particolare pregio, quale la Val Di Paglia, perché, ha specificato il sindaco Tondi, il presente e il futuro del paese stanno nella manifattura che ha bisogno di energia. Contro “l’idea che senza geotermia non c’è sviluppo” si è incentrato l’intervento di Danilo Bisconti, che sulle “compensazioni” ha aggiunto: “non posso pensare che un’amministrazione comunale possa essere foraggiata dalla geotermia”. Non poteva mancare, e non è mancato, l’intervento dei comitati ambientalisti. Velio Arezzini, di SOS Geotermia, ha convenuto con Fo che “si può fare diversamente”, confermando le assurdità di cui Fo parlava: “Al pizzaiolo si chiede di abbattere i fumi prodotti dal forno, mentre l’Enel è libera di disperdere in atmosfera elementi inquinanti e climalteranti, quali mercurio, arsenico, ammoniaca e altre sostanze venefiche, per le quali esistono limiti di carattere industriale, non igienico-sanitario. Solo dopo la chiusura delle centrali “flash” si può avviare un percorso di politica energetica basato sul confronto tra politici, amministratori, studiosi e scienziati”. Sulla necessità di un diverso modello di sviluppo basato sulle caratteristiche e sulle vocazioni di un territorio particolare come l’Amiata, teso alla valorizzazione delle proprie risorse, senza la chimera del modello industriale, si è imperniato l’intervento di Cinzia Mammolotti, del Comitato di Cittadinanza, rilanciando l’idea di un parco naturalistico.