Come si distoglie l'attenzione e si diventa "verdi"
di Fabrizio Pinzuti
AMIATA. Si può parlare per la geotermia di greenwashing, un nuovo termine inglese che definisce l’ingiustificata appropriazione di virtù ambientaliste da parte di aziende, industrie, entità politiche o organizzazioni con l’intento di creare un’immagine positiva di proprie attività, distogliendo l’attenzione da proprie responsabilità nei confronti di impatti ambientali negativi? Più in particolare greenwashing è un termine che unisce il concetto di “green” (verde inteso in senso ecologico) e di “whitewashing” (dissimulare, nascondere, riabilitare) per indicare la tendenza da parte di aziende e qualsiasi tipo di società o organizzazione a pubblicizzare i propri presunti comportamenti ecosostenibili ed attenti all’ambiente per risultare, agli occhi dei consumatori, attenti allo sviluppo sostenibile. In realtà, spesso le aziende che attuano politiche di greenwashing hanno il bisogno di nascondere, dissimulare per l’appunto, scelte fortemente incompatibili con la sostenibilità ambientale o addirittura comportamenti che mettono a repentaglio la salute e l’incolumità degli abitanti delle zone interessate e talora dell’intero pianeta. Il greenwashing è quindi a tutti gli effetti una pubblicità, un’immagine ingannevole che l’azienda in questione mostra ai propri consumatori. Il problema del greenwashing è grave non solo per il fatto in sé, ma anche perché provoca negli utenti una sfiducia verso qualsiasi comportamento sostenibile, che viene ritenuto sospettoso. Un comportamento di cui indignarsi ed assolutamente da denunciare quindi, ma come? Sui casi di greenwashing ci viene in aiuto l’esperienza di Fred Pearce sul Guardian che ha da sempre denunciato proprio questo ambientalismo di facciata, ma soprattutto il sito web Greenwashing Index, una sorta di wikipedia del “lavaggio verde”, in cui chiunque può segnalare casi di greenwashing, ma anche votare aziende realmente rispettose dell’aziende, per districarsi tra eco-furbi e veri green lovers.
Ma andiamo con ordine. Nel 2010 il Governo Berlusconi attraverso alcuni provvedimenti legislativi avvia il programma di espansione degli impianti geotermici. Diversi sono gli incentivi statali che vengono erogati per la costruzione degli impianti. L’energia geotermica viene generata per mezzo di fonti geologiche di calore e può essere considerata una forma di energia alternativa. Si basa sullo sfruttamento del calore naturale del nostro pianeta, dovuto all’energia termica rilasciata in processi di decadimento di elementi contenuti naturalmente all’interno del nucleo terrestre. Per questo è stata inserita all’interno di quei progetti di Green Economy di cui tanto si sente parlare ultimamente. E’ però la geotermia, soprattutto quella prodotta in Amiata o in fase di attivazione o di studio in Val D’Orcia veramente ecosostenibile, rinnovabile e alternativa? E’ questa la domanda che non solo i movimenti ambientalisti ma settori sempre più vasti del mondo scientifico si pongono. “Non si può generalizzare e definire la geotermia come una risorsa rinnovabile su scala nazionale. Sfrutta il calore della terra e varia da zona a zona come varia la carta geologica d’Italia”, spiegano i movimenti sulla base di studi e ricerche prodotte da istituti di ricerca e da enti pubblici. “L’Amiata da sempre è stata sede di miniere di mercurio. Uno studio del CNR e della Regione Toscana ha sottolineato già come in questi anni sia già cresciuta la mortalità delle popolazioni di queste zone: +13% degli uomini con un picco di +30% per i soggetti affetti da patologie tumorali. Qui nel territorio c’è mercurio, arsenico e acido solforico naturalmente, il punto è che adesso si scava e tutto viene a galla. Le emissioni climalteranti concorrono in questo processo che ci sta uccidendo. Intanto il Parlamento con diverse decine di miliardi di euro sostiene questi progetti come energie pulite, in realtà più inquinanti delle centrali a carbone… Negli ultimi anni volendo lucrare sugli incentivi statali, le lobbies industriali hanno accorciato alcuni passaggi giuridici con emendamenti e noi ne stiamo pagando le conseguenze”. La moratoria che chiedono i comitati non si limita al blocco della produzione e di questi progetti: l’obiettivo è anche quello di dare avvio a una serie di studi geologici e geotermici per creare una mappatura che definisca i territori dove questo tipo di energia, se avviata, comporta rischi ambientali e per la salute. “Si facciano studi approfonditi per definire modalità e salvaguardie delle popolazioni, finora non consultate e che quindi vivono questo piano come un abuso”, afferma Roberto Barocci di SOS Geotermia.
Inoltre una delle zone in cui è prevista la costruzione di impianti geotermici – anche se a ciclo binario ritenuti meno impattanti – è il territorio delle comunità montane dell’Amiata e della Val D’Orcia, non distante da Montalcino, dove si produce un olio extravergine giudicato qualche anno fa da un’apposita commissione il più buono del mondo e un vino, il Montecucco, che ha poco da invidiare al Brunello, suo fratello maggiore. Olio e vino simboli dell’agricoltura di qualità nel nostro Paese. Non è anche questa assimilazione della geotermia alla caratteristiche ecologiche del territorio un aspetto di greenwashing? Se lo chiede, anzi sembra che si sia già dato una risposta in tal senso, anche Adriano Zaccagnini della commissione Agricoltura alla Camera, approdato al Gruppo di Azione Popolare: “Quello che ci stanno propinando è un modello di geotermia per nulla compatibile, senza un approccio scientifico, visto che l’obiettivo è la speculazione. Non tutta la Green Economy è buona e ci salverà: alcune scelte fanno gli interessi delle multinazionali. Questo si chiama greenwashing, una propaganda al contrario, che non tutela né l’ambiente né la società. Insomma né giustizia sociale né ambientale”.
Possono essere episodi o esempi di greenwashing il “sostegno”, la sponsorizzazione di eventi, feste, sagre, cerimonie, iniziative di solidarietà e attività varie, quali manifestazioni sportive, culturali, musicali o l’accostamento o il coinvolgimento più o meno diretto della geotermia ad altre attività economiche? Ci si chiede per esempio se siano solo attività promozionali o immagini ingannevoli iniziative quali: l’accoglienza turistica per il museo della geotermia; l’inaugurazione di un birrificio, “Vapori di Birra”, primo esempio in Italia di produzione di birra artigianale che sfrutta come energia primaria la geotermia; l’iniziativa con Slow Food Toscana di Gusto Pulito, un progetto volto a far conoscere le tecniche di produzione di cibo di qualità che utilizzano energia sostenibile tratta dal vapore geotermico e da altre fonti rinnovabili; le cene di solidarietà (Buono, Pulito e Solidale) organizzate dalla Comunità del Cibo ed Energie Rinnovabili; l’energia a basso costo per le imprese dell’Amiata negoziata con la Regione Toscana; Smart Home, la casa ecosostenibile per le persone diversamente abili climatizzata con fonti energetiche rinnovabili; le gare ciclistiche in circuiti che attraversano i territori geotermici; la nuova luce per la chiesa di Santa Maria Assunta a Piancastagnaio.
Infine c’è l’aspetto che riguarda l’occupazione: si può mettere a repentaglio un’economia basata sull’agricoltura di qualità che occupa centinaia di addetti e che incide positivamente anche sull’aspetto del paesaggio, non solo agrario, in cambio di centrali in cui è prevista al massimo l’occupazione per 40 addetti e che comunque presentano un impatto sull’ambiente e sul territorio, frutto del lavoro sapiente dell’uomo attraverso i secoli, e forse i millenni? Il paragone tra i pellirossa, sacrificati sull’altare del “progresso” e del profitto, e gli abitanti di queste zone è davvero così fuori luogo e anacronistico?