Significa integrare il reddito della propria produzione agricola
di LEXDC SIENA
SIENA. A metà dicembre si è svolto a Roma presso Palazzo Rospigliosi il primo workshop internazionale sul Biogas con l’obiettivo di “fare il punto” sulle tecnologie che creano energia da fonti rinnovabili grazie allo sfruttamento del biogas. Il biogas è una miscela di gas con prevalenza metano che si forma spontaneamente con la decomposizione di vegetali, rifiuti, scarti dell’ agroindustria. La tecnologia è attiva da alcuni anni, ricordiamo che Sienambiente ha due centrali a biogas, Poggio alla Billa (Abbadia San Salvatore) e Torre a Castello (Asciano) che producono oltre 6.000 Mw di energia elettrica per il consumo domestico di 6.500 persone direttamente in discarica. Recentemente è stata realizzata la prima centrale a biogas, in Olanda, che sfrutta l’abbondanza di letame degli allevamenti zootecnici intensivi dell’area di Leeuwarden, dando riscaldamento ed elettricità a oltre 1.100 famiglie della zona.
Il primo dato emerso è senza dubbio quello relativo all’Italia: il potenziale produttivo del biogas al 2020 è stimabile ad almeno 2-3 miliardi di gas metano equivalenti all’anno, pari al 3% del consumo attuale di gas naturale in Italia, e una percentuale crescente di imprenditori agricoli crede nelle bioenergie e pensa di investire risorse per realizzare un impianto a biogas, per ricavare energia dalle proprie attività produttive agricole. Investire in biogas significa integrare il reddito della propria produzione agricola con un apporto economico significativo in termini di energia termica, da riutilizzare nella stessa azienda, così da creare un sistema ad emissioni zero.
Concordiamo con gli operatori del settore che vorrebbero avere una burocrazia più veloce, ma altrettanto si deve chiedere al legislatore di indicare chiaramente i paletti: economicità della raccolta della materia prima, conferimento dell’umido selezionato dai comuni, impossibilità di trasformazione dell’impianto per altri tipi di incenerimento, controllo stringente che eviti il conferimento illegale di rifiuti speciali, che se da una parte fanno un danno irreparabile alla comunità dei cittadini e all’ambiente, dall’altra riempiono le tasche degli imprenditori con guadagni enormi. Comuni come Sinalunga si sono dotati di regolamenti precisi, ma per le piccole centrali alimentate da letame o da rifiuti di produzione agricola, ancora molto si può fare: è stata presentata in Parlamento una proposta di legge per la produzione, nelle centrali a biogas, di biometano per autotrazione, e c’è chi propone di lascia re agli agricoltori la possibilità di venderla direttamente agli automobilisti. Anche la Germania conta, entro il 2030, di produrre il 10% del metano necessario con il metodo biogas.
Una cosa importante. Il metano è responsabile del 18% dell’effetto serra. La sua concentrazione nell’aria è aumentata, dall’inizio dell’era industriale, del 158%, mentre la CO2 “solamente” del 38%. E una buona parte di questo metano viene prodotto spontaneamente nelle discariche. Eliminarlo, assieme al letame prodotto dai ruminanti nelle aziende zootecniche, è quasi un imperativo.