Montenero al centro di un'operazione che interessa anche altri siti di pregio
di Fabrizio Pinzuti
AMIATA. Centrale geotermica di Montenero: gli unici a volerla sembrano quelli della Gesto Energy Consulting, multinazionale specializzata in impianti solari, eolici, idroelettrici e geotermici, con operatività in Europa e Africa ed esperienze in 4 continenti. Opera tramite la Gesto Italia, il quinto operatore geotermico del Paese, potendo contare su permessi di ricerca in Toscana a copertura di oltre 370 chilometri quadrati per lo sviluppo di progetti geotermici; dal 2009 ha appuntato il proprio interesse in questa zona, seguendo l’iter di richiesta di permessi e selezione dei siti.
Non vogliono invece la centrale gli abitanti e gli imprenditori agricoli, che la vedono con preoccupazione in mezzo a viti ed ulivi di gran pregio; è questa la zona di produzione del Montecucco, un vino fratello minore del Brunello della vicina Montalcino, e di un olio, prodotto da un olivo particolare, l’olivastra di Seggiano, giudicato qualche anno fa da un’apposita commissione l’olio più buono del mondo. L’economia in Val D’Orcia è basata sul lavoro quotidiano in agricoltura di qualità, lo stesso duro ma prezioso lavoro con cui l’uomo con intelligenza, pazienza e in simbiosi con l’ambiente ha prima sottratto queste zone – flagellate dalla malaria – alle paludi per poi renderle giardini fiorenti e ubertosi, rendendo dignitose le rese agrarie e migliorando, con la difesa e il rispetto dell’ambiente e dei suoli, la qualità della vita.
Non la vogliono nemmeno gli ambientalisti, preoccupati, insieme agli abitanti, per i risvolti negativi che una parte del mondo scientifico attribuisce alla produzione elettrica da geotermia in tema di salute e nocività, ambiente e paesaggio, e per gli stravolgimenti che comporta sul piano economico e su modelli di sviluppo consolidati e soprattutto ecocompatibili; Montenero è situato in prossimità della zona del Brunello e del parco della Val D’Orcia, considerato dall’Unesco patrimonio dell’Umanità, e non a caso i sindaci della zona si sono attivati per farla includere nel parco della Val D’Orcia al fine di difenderlo e tutelarlo meglio, anche inserendo paletti e prescrizioni nei piani urbanistici. Non la vogliono neppure gli stessi Comuni; i sindaci di Cinigiano, Casteldelpiano e Arcidosso, in provincia di Grosseto, e di Montalcino, in provincia di Siena, hanno espresso il loro no in materia (analogamente ai precedenti dinieghi per la costruzione della centrale a biogas in località Santa Rita e dell’inceneritore, nel Comune di Cinigiano).
Chiarificatrici in proposito le parole del sindaco di Casteldelpiano Claudio Franci: “Nel 2010 un decreto governativo liberalizzò la ricerca sulle basse e medie entalpie. In Regione si presentarono subito alcune società, gruppi nazionali e internazionali, per attivare le ricerche. In quella circostanza fu lanciato il progetto Montalcino, dentro il quale sono coinvolti Montalcino, Castel del Piano, Arcidosso e Cinigiano. Castel del Piano si disse subito contrario al permesso di ricerca. Infatti, spiega Franci, il nostro sviluppo lo abbiamo legato alle dop dell’olio, alle doc del vino e a un’agricoltura di qualità. Attività che fanno a cazzotti con la geotermia, anche se a ciclo binario (cioè con la reiniezione dei fluidi per limitare la dispersione nell’ambiente di sostanze inquinanti, come avviene invece nelle centrali “flash” costruite finora, ndr). Alla fine, in conferenza dei servizi, tutti i Comuni interessati dissero no al progetto. Purtroppo non è bastato, perché il ministero ha poi approvato una normativa con cui ha rimesso in gioco la palla, indicando nuove strade (i progetti pilota) per autorizzare le centrali a ciclo binario». «La società Gesto Italia – sono ancora parole di Franci – ha così individuato, dentro all’istanza Montalcino, il progetto pilota denominato Montenero, che ha i requisiti occorrenti. Da qui ulteriori preoccupazioni delle amministrazioni che oggi condividono con i comitati la volontà di stoppare l’iniziativa».
Nonostante l’allargamento e il consolidamento del fronte del no, l’operazione Montenero della Gesto Italia va avanti, anche se, come specifica il sindaco Franci, “ancora nessun progetto è partito, è tutto fermo al ministero dell’Ambiente. Qualora si muovesse qualcosa discuteremo con trasparenza a disposizione della popolazione». Più in dettaglio la società Gesto, ha fatto richiesta del permesso di ricerca pilota denominato Montenero, destinato a analisi superficiali del terreno per indagare la presenza o meno della risorsa nel sottosuolo, direttamente al Ministero Sviluppo Economico. Il progetto è stato esaminato dalla Commissione per gli Idrocarburi e le Risorse Minerarie il 12/12/2012 con parere favorevole, ed attualmente è in corso di valutazione ambientale. Alla fine della VIA per la quale anche la Regione dovrà dare il suo parere, il Ministero dello sviluppo economico, se l’esito sarà positivo, rilascerà il permesso di ricerca e chiederà l’intesa con la Regione Toscana che è vincolante. Solo a seguito di questa fase potranno essere avviate le attività previste dal progetto.
La società Gesto avrebbe dovuto accompagnare questa fase con iniziative pubbliche di presentazione del progetto, cosa che non è avvenuta, piuttosto che interfacciarsi direttamente con i singoli proprietari dei terreni (è da questi contatti che gli abitanti di Montenero sono venuti a conoscenza dell’interesse della Gesto e si sono mobilitati, come del resto non poteva non avvenire in un territorio dove la sensibilità sulla materia è alta per la presenza della geotermia tradizionale). E non solo va avanti Montenero, ma si viene a conoscere l’atlante completo di località e società che hanno chiesto alla Regione Toscana le autorizzazioni per fare ricerca nel comprensorio Amiata-Val D’Orcia: San Quirico d’Orcia (società Vega Engineering srl), Ripa d’Orcia (Tosco geo srl), Camigliano (Vega srl), Castiglione d’Orcia (Tosco geo srl), Campiglia d’Orcia (Tosco geo srl), Montalcino (GeSto Italia srl), Montenero (Gesto srl), Seggiano (Vega srl), Le Cascinelle (Sorgenia Geotermal), Cinigiano (GeSto Italia srl), Monte Labro (Geoenergy srl), Bagnolo (Tosco geo srl), Poggio Montone (Sorgenia Geotermal srl), Murci (Enel Green Power srl), La Grasceta (Exergia Sorgenia), Montorio (Sorgenia srl). Se tutto questo fosse realizzato le pendici dell’Amiata diventerebbero un grande groviera.
Insomma il fantasma Larderello e Val di Cecina aleggia in questa vicenda. Questa succinta, e senz’altro lacunosa, ricostruzione della vicenda Montenero non può non far sollevare alcuni interrogativi e perplessità. Il primo – e scontato – è se una centrale, anche se di limitata potenza (si parla di 5 MW) può essere compatibile con un territorio dotato di caratteristiche geomorfologiche, paesaggistiche, ambientali, economiche, umane, sociali e storiche, con tradizioni di lavoro, culturali e vocazioni, particolari. Dato che queste peculiarità non sono sempre state tenute presenti nella valutazione di impatto ambientale per il rilascio delle concessioni – come nel caso della centrale di Bagnore 4 situata in prossimità del parco Faunistico del Monte Amiata e di zone di particolare interesse naturalistico e/o paesaggistico riconosciute anche a livello Comunitario (Monte Labro, Valle dell’Albegna) -, le preoccupazioni espresse dagli abitanti di Montenero sulla possibilità che manovre speculative, atte a drenare risorse pubbliche, senza preoccuparsi delle ricadute, possano prevalere sulle esigenze di chi vive da sempre in un territorio, non appaiono infondate.
Il secondo dubbio riguarda il ruolo delle comunità locali e dei Comuni, che, pur essendo l’espressione e la cassa di risonanza della volontà dei cittadini, vengono saltati a piè pari dalla nuova normativa che ha liberalizzato l’attività geotermica. Sono del tutto passati, per non dire trapassati, i tempi in cui Chicco Testa, nel ruolo di presidente dell’Enel, affermava che senza il consenso delle comunità e dei cittadini l’attività geotermica non si può fare? Non è in proposito un caso che il territorio di Abbadia San Salvatore, dove il consiglio comunale ha sempre espresso a larghissima maggioranza un no deciso alla geotermia, sia libero da insediamenti geotermoelettrici.
Questa domanda ne implica indirettamente un’altra sul ruolo e sull’orientamento delle amministrazioni pubbliche che permettono l’istallazione di mega centrali con potenza a regime di 120 MW (Bagnore e Piancastagnaio) e esprimono invece la loro contrarietà per una centrale da 5MW, per giunta a ciclo binario. Non c’è in queste nuovi orientamenti degli amministratori, che hanno la possibilità di essere informati e di giudicare con maggior dovizia di argomenti, l’incombere del pericolo della proliferazione delle centrali? Un’eco di queste presunte distonie è arrivato anche nell’ultimo consiglio comunale di Arcidosso, in cui il sindaco Landi si è detto disponibile ad affrontare tutto il “pacchetto” geotermia, pur facendo presente che può parlare solo per quello che riguarda la sua amministrazione e non a nome e per conto di altri. Sul traliccio di queste domande se ne sostiene un’altra: in tutta la vicenda Montenero, e in altre analoghe che hanno visto sollevarsi le preoccupazioni di amministratori pubblici e comitati di Umbria (zona dell’Alfina), Lazio (lago di Bolsena), Sardegna meridionale, “cui prodest” (a chi giova) quella che ha tutta l’aria di essere, più che una liberalizzazione, una “deregulation” della geotermia?
La domanda, prima di essere nostra, è degli “addetti ai lavori”, che si occupano, lungi da facili dietrologie o da pruriginose insinuazioni di sospetti, di energia e di politiche energetiche.