CASOLE D'ELSA. Nella speranza che politici e legislatori a livello regionale e nazionale accolgano la richiesta che i cittadini possano prendere parte al processo decisionale per la destinazione del territorio sul quale i cittadini stessi risiedono e lavorano (come in effetti vorrebbe la normativa europea in materia), riteniamo giusto elencare vari aspetti che secondo noi andrebbero approfonditi e regolamentati per quanto riguarda i progetti di ricerca geotermica.
- Le società che intendono formulare domanda per nuovi permessi di ricerca di fluidi geotermici devono obbligatoriamente produrre
e rendere accessibile al pubblico la seguente documentazione:
– visura camerale storica;
– dati e curriculum personali di tutti i soci;
– valutazione di impatto ambientale;
– valutazione completa del bilancio idrico;
– valutazione del rischio sismico;
– studio sull’economia locale del passato, del presente e sull’economia del futuro, in particolare studio dettagliato dell’impatto economico
che la geotermia industriale avrebbe sulle attività produttive locali esistenti, sul mercato del turismo e sul mercato immobiliare.
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Modifica della normativa VIA regionale con maggiore definizione e approfondimento degli specifici contenuti degli studi di impatto per la geotermia.
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Prevedere un procedimento unico: cioè per avere il titolo deve essere presentato un progetto unico per ricerca e coltivazione che deve essere sottoposto a verifica di VIA. Ogni fase della ricerca e della coltivazione dovranno poi essere sottoposte a VIA secondo la normativa vigente.
- Al fine di poter valutare l’impatto che potrebbe avere sulla vita dei cittadini, il progetto industriale dovrà essere presentato nella sua interezza: dovranno essere descritte in modo dettagliato le trasformazioni che potrebbe subire il territorio in caso di realizzazione del piano industriale. Dovranno essere riportate nel dettaglio: le progettate modifiche alla viabilità, le opere di sbancamento del terreno, le trivellazioni, la posa di vapordotti, il posizionamento, le tipologie, l’aspetto e le dimensioni finali delle centrali proposte.
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Prima del rilascio del permesso di ricerca, la Regione dovrà istituire una commissione che valuterà pubblicamente le capacità tecniche ed economiche dei richiedenti (Decreto Legislativo n. 22/2010 – articolo 3, comma 1).
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Tutta la documentazione, compresi i verbali della commissione sopra citata, dovrà essere pubblicata e lasciata a disposizione dei cittadini per un periodo di 24 mesi. In caso di integrazioni sopravvenute o richiesta di chiarimenti da parte di cittadini, enti od associazioni, questo periodo potrà essere prorogato di altri 12 mesi.
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Al termine di tale periodo i cittadini interessati al progetto dovranno esprimere il proprio parere, verrà quindi indetta una consultazione popolare il cui esito avrà valore vincolante.
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La costruzione di eventuali centrali potrà comunque essere ammessa solo in zone industriali. La localizzazione di eventuali centrali e delle opere connesse sarà sottoposta a valutazione da parte di una commissione in cui saranno presenti rappresentanti scelti dai cittadini.
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I nuovi progetti industriali dovranno uniformarsi allo standard europeo in materia, che vede utilizzare principalmente l’energia termica per il teleriscaldamento delle abitazioni familiari e solo in subordine per produrre energia elettrica. Dovrà essere fornita garanzia che il calore estratto venga utilizzato per almeno il 50% e non disperso per la maggior parte in atmosfera come attualmente accade nelle centrali geotermoelettriche italiane. Nel caso l’energia termica non fosse utilizzabile o distribuibile il permesso verrà negato in attesa di migliori tecnologie.
- Si prevede che vengano obbligatoriamente individuate e adottate, da parte del gestore dell’impianto, le migliori tecniche disponibili ( BAT ‘Best Available Techniques’).
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Considerato che non esiste distinzione sostanziale tra centrali pilota e normali centrali a ciclo binario, riteniamo sia necessario eliminare l’iter agevolato riservato alle centrali pilota per ricomprenderle nella normativa comune.
Incentivi per la produzione di energia rinnovabile:
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Riconsiderazione del concetto di energia rinnovabile. Conseguente puntuale e precisa definizione di quali caratteristiche debbano avere le centrali geotermiche per essere considerate rinnovabili e godere quindi degli incentivi. Revoca degli incentivi agli impianti non considerati rinnovabili.
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Priorità nell’attribuzione degli incentivi agli impianti di potenza inferiore ai 30kw termici, a seguire gli impianti di maggior potenza purché non vi sia estrazione di fluido dal sottosuolo.
Impianti esistenti:
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Si chiede la riqualificazione e riconversione delle attuali centrali “flash” in centrali a ciclo binario (vedi Ngatamariki, Nuova Zelanda e Puna, Hawaii).
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In attesa della riconversione tecnologica di tutte le centrali esistenti si propone una moratoria di 24 mesi utile anche a permettere la ricarica dei bacini acquiferi.
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Si chiede lo smantellamento degli impianti obsoleti.
CONSIDERAZIONI FINALI
La geotermia in Toscana è una “riserva” strategica; per non intaccare il patrimonio geotermico disponibile la nostra idea è di puntare sullo sviluppo di una geotermia esclusivamente a bassa e bassissima entalpia (per il riscaldamento ed il raffrescamento degli edifici).
In particolare la geotermia a bassissima entalpia (pompe di calore) non comporterebbe nessun danno al paesaggio, nessun rischio sismico,
nessun abbassamento delle falde idriche, nessun inquinamento della terra, dell’acqua o dell’aria: non verrebbero praticate trivellazioni tali
da poter compromettere falde acquifere profonde o da poter creare fenomeni di sismicità indotta o fenomeni di subsidenza, inoltre non vi sarebbe la possibilità di disperdere nel suolo e in atmosfera sostanze inquinanti come purtroppo oggi avviene con le centrali geotermoelettriche esistenti.
Gli impianti a bassa entalpia servono sostanzialmente per produrre acqua calda, sono di dimensioni contenute e sono economicamente alla
portata di piccoli gruppi d’acquisto o anche di singoli nuclei familiari. Lo sviluppo della bassa entalpia fornirebbe opportunità di lavoro alle tante imprese artigiane locali favorendo l’occupazione anche nell’indotto.
Come soluzione preferenziale per la produzione di energia elettrica da fonti pulite e rinnovabili proponiamo una elaborazione della normativa
regionale che preveda per tutti i grandi edifici pubblici o privati, in particolare quelli moderni con tetti piani di grandi dimensioni, l’obbligo di
predisposizione e installazione di pannelli fotovoltaici sui tetti fino alla copertura di tutta la superficie disponibile. Operando in questa direzione riusciremmo ad evitare il consumo di suolo e nel contempo favoriremmo l’occupazione dei giovani e degli artigiani locali.
La Regione potrebbe erogare finanziamenti ai soggetti interessati fissando ratei parzialmente o totalmente ammortizzabili calcolati
sulla base delle detrazioni Irpef al 50% previste per le spese di costruzione, oppure potrebbe realizzare direttamente gli impianti assumendone la piena proprietà.
I Cittadini del Comitato Difensori della Toscana