FIRENZE. “La Regione Toscana rompa gli indugi e faccia una scelta precisa sulla geotermia, perché il rischio concreto è di assistere in breve non solo all’ennesima impugnazione da parte dello Stato ma soprattutto a decine di cause milionarie da parte di chi ha già ottenuto i permessi di ricerca”. E’ quanto chiede con forza il consigliere regionale Paolo Marcheschi (FdI), dopo la seduta congiunta delle Commissioni Sviluppo Economico e Ambiente che ha visto un aspro scontro proprio sul tema delle concessioni geotermiche. “Da lungo tempo il piano energetico regionale è bloccato proprio dalla questione degli impianti geotermici – spiega – perché dopo la liberalizzazione delle risorse nel 2010 la Toscana non ha saputo gestire la loro valorizzazione. Col risultato che per non scontentare nessuno – né i numerosi comitati che si oppongono alla costruzione di impianti, né le società disposte a investire in Toscana – la Regione è intenzionata a prendersi altri sei mesi di tempo per produrre uno studio. In Commissione ci è stato chiesto di approvare una moratoria di sei mesi: si tratta di una dilazione dei tempi meramente elettorale, dal momento che la Regione dispone già di tutti gli strumenti (dal piano di programmazione a quello energetico fino alla Via) per decidere se eventualmente aumentare la quota minima di 150 Megawatt richiesta dall’Europa e già raggiunta. La Toscana – continua Marcheschi – potrebbe produrre almeno quattro volte questa quantità di energia, e le sue risorse (concentrate tra Grosseto, Siena e Pisa) potrebbero rifornire di energia elettrica quasi tutta Italia. Invece Rossi sceglie di non prendere posizione, quando ci sono già 38 permessi di ricerca assegnati a società che potrebbero scegliere di abbandonare la Toscana, con tutte le relative ricadute occupazionali, oppure di aprire contenziosi che costerebbero alla collettività milioni di euro. Certo, nessuno è per la costruzione selvaggia ma la battaglia va fatta sugli impianti a emissioni zero, non sui calcoli elettorali: se la Regione vuole limitare le costruzioni delle centrali lo faccia apertamente, operando attraverso la Via. Chiediamo che la politica prenda una decisione chiara, e dica da che parte sta: non possiamo rischiare né un’altra figuraccia con il governo nazionale, come nel caso dell’urbanistica, né cause milionarie da parte di chi ha già le concessioni”.