Deciso dissenso all'estensione dell'attività in Amiata da parte dei gruppi consiliari di Abbadia San Salvatore. E degli ambientalisti
di Fabrizio Pinzuti
AMIATA Ricorrono alla metafora storica gli ambientalisti di SOS Geotermia per rendere l’idea dei vari protocolli di intesa siglati tra ENEL e Regione Toscana, con il consenso o il tacito assenso della maggior parte dei Comuni. Solo i gruppi consiliari di Abbadia San Salvatore, con l’astensione di PRC, hanno redatto un documento di deciso dissenso.
La condizione dell’Amiata sembra essere quella del Titanic: nel momento in cui la nave affondava, nel salone si brindava e si ballava. Nel loro comunicato stampa non manca un accenno all’assenza pressoché totale di un dibattito con le popolazioni interessate: illustrate a pochi amiatini ‘che contano’ le meraviglie di Bagnore 4, la centrale avviata recentemente di cui si magnificano le ricadute sul territorio. Dai diversi resoconti dei media, inizia la nota, si rileva che si è parlato, riguardo alle ‘ricadute’, solo di soldi: soldi elargiti come compensazioni ambientali, soldi come posti di lavoro, soldi come indotto (ci hanno risparmiato le sponsorizzazioni delle sagre paesane…).
Premesso che usare l’argomento ‘soldi’, quando si parla di salute e territorio, è già una sconfitta per la popolazione e per la montagna e che comunque è un aspetto che ci interessa solo in via secondaria, non ci vogliamo sottrarre neanche a questo. Si parla di 2,6 milioni di euro l’anno, per 10 anni, di compensazioni ambientali, soldi che andranno nelle casse dei comuni (in proporzioni differenziate) più altri milioni e milioni ‘probabili’, ‘possibili’, di ricadute sulle attività locali come indotto, si badi bene, per il periodo del cantiere della centrale. Così come l’impegno per l’occupazione si risolve, sulla carta, a 100 posti sempre e solo per il periodo di costruzione della centrale. E dopo? Per contro in Amiata abbiamo un aumento certo di alcune patologie e di mortalità, rilevate dall’ARS Regionale, alle quali concorrono anche le attività geotermiche e che sono anche un costo sociale ed economico; la falda potabile continua a ridursi di 1 metro al mese (rilevazioni piezometro di poggio Trauzzolo) e sono stati installati, a spese dei cittadini, filtri per l’arsenico che ormai è ben oltre la soglia di legge. Continua, e prevedibilmente aumenterà, l’emissione di tonnellate di sostanze inquinanti che, oltre a essere inalate dai cittadini, si depositano contaminando terreni e falde. Questa già drammatica situazione migliorerà o peggiorerà con la nuova centrale Bagnore 4 più le altre in cantiere a Piancastagnaio? E con quali ulteriori costi? Si parla di ‘volano economico’: probabilmente, ma non sicuramente, per il periodo del cantiere l’economia locale registrerà un dato positivo, ma chi non guarda oltre il proprio naso dovrebbe pensare agli scenari futuri. Finito il cantiere (5 anni) e finite le compensazioni ambientali (10 anni), cosa resterà sull’Amiata? Le attività di pregio del territorio, castagne, olio, formaggi, dolci, e tutta la filiera agroalimentare, potranno ancora sfruttare il valore aggiunto della provenienza? Il turismo, specie quello ambientale e di qualità, sarà ancora possibile? Le case, gli immobili, i terreni verranno svalutati o rivalutati dall’attività geotermica? Se lacquifero continuasse a diminuire e/o le concentrazioni di arsenico aumentassero ancora dove si prenderà l’acqua? Come prospettato recentemente faremo i dissalatori e porteremo l’acqua dal mare alla montagna? E cosa ne sarà del turismo termale (Saturnia, Bagno Vignoni, San Casciano, San Filippo) il cui bacino idrotermale potrebbe essere compromesso? Proponiamo agli amministratori una valutazione più seria delle semplici suggestioni, cioè, proponiamo unanalisi costi/benefici, che è una metodologia scientifica utilizzata per poter fare scelte consapevoli e partecipate, includendo tutte le ricadute economiche dirette, indirette, presenti e future sulla base di dati certi, quali quelli già registrati nella vicina Larderello/Pomarance, al fine di sapere quale sarà il futuro della montagna e dei nostri figli! Non riusciamo a quantificare, oggi, le perdite economiche connesse alla trasformazione del monte Amiata in area geotermica, ma alla luce del buon senso ci sembra che i costi siano di gran lunga maggiori dei guadagni. Perciò non ci uniamo al coro esultante: Insomma a giudizio del coordinamento dei comitati, oltre le nefaste conseguenze sul piano ambientale, sullassetto idrogeologico del territorio, sulla salute e persino sulla vita e sulla qualità della vita delle popolazioni, la geotermia non rappresenta neppure la leva, o il volano, economici promessi o sperati.