AMIATA (f. p.) La “procedura di intesa” tra Governo e Regione – comunica la rete NOGESI (No alla GEotermia Speculativa e Inquinante) – secondo la legge vigente prevede che l’autorizzazione agli impianti geotermici possa essere data dal Governo, previa intesa con la Regione, e sono da respingere le diffide e perfino le minacce delle società che propongono gli impianti. Queste, partendo dal presupposto che organi tecnici nazionali e regionali si sono espressi in modo favorevole al progetto per motivazioni tecniche, danno per scontato che la Regione sia obbligata a dare la propria intesa come “atto dovuto”. “Ma questa è un’interpretazione del tutto errata della procedura. In realtà, secondo la legge ed una consolidata giurisprudenza, l’intesa è un atto politico-amministrativo che la giunta Regionale deve esprimere in base a considerazioni ben più ampie di quelle puramente tecniche espresse dagli uffici. Considerazioni che hanno a che fare con il tipo di sviluppo previsto per certi territori, con la loro vocazione turistica, economica e culturale, con il loro paesaggio, con un esteso principio di precauzione, e in modo fondamentale tenendo conto dell’atteggiamento delle popolazioni locali. In base a queste considerazioni la Regione è perfettamente libera di esprimere la propria intesa o il proprio rifiuto del progetto. Non è affatto tenuta a farlo perché degli uffici tecnici, che non si occupano né di sviluppo territoriale, né di consenso della popolazione, hanno valutato – peraltro fortemente contestati da scienziati, comitati e amministrazioni comunali – che il progetto è fattibile. Lo stesso Ministero dello Sviluppo Economico ha più volte confermato questa impostazione di fondo: se la Regione per motivi che comportano la ponderazione e mediazione di interessi pubblici diversi, quali la tutela dell’ambiente, il governo del territorio e lo sviluppo economico dell’area coinvolta – di assoluta competenza della giunta stessa – non intende dare l’intesa, la questione viene chiusa e l’impianto non viene autorizzato. E nessuno potrà accusare l’ente di alcuna inadempienza. Ed in tal senso viene in soccorso un recentissimo caso ‘di scuola’ da parte della giunta regionale Toscana che in merito al progetto geotermico denominato ‘Seggiano’, nonostante il parere tecnico positivo dei suoi uffici, ha deciso di bocciare tale progetto. Anche qui contro il permesso di ricerca in un lembo della Toscana di particolare pregio e avviato da tempo verso produzioni agricole di qualità, per cui la realizzazione di un impianto industriale avrebbe comportato evidenti diseconomie, si erano scagliati contro i cittadini, le associazioni ambientaliste e gli stessi amministratori locali. E’ ora chiaro che, se da una parte gli uffici tecnici regionali hanno dato il loro parere favorevole, è anche vero che tutti i Comuni della vasta zona interessata, sostenuti dalle cittadinanze in modo compatto, hanno più volte espresso il loro rifiuto per questo tipo di impianti, per il tipo di sviluppo che vogliono introdurre e per i rischi che comunque sono connessi alla loro realizzazione ed al loro funzionamento, sostenuti da scienziati del ramo. Appare evidente a questo punto che, nell’esercitare le proprie prerogative in relazione al procedimento di intesa, la giunta regionale non potrà non tenere conto di ciò nella propria decisione, connessa principalmente non tanto ai pareri tecnici, ma ai temi della vocazione territoriale e del consenso delle popolazioni. Senza lasciarsi intimorire da pressioni e minacce prive di qualsiasi fondamento giuridico. Proprio in tale direzione si esprime la risoluzione approvata dalla seconda commissione consiliare su proposta del consigliere Brega, che viene posta all’approvazione nella seduta del consiglio regionale dell’Umbria di mercoledì 9 marzo sui progetti di impianti geotermici nell’Alfina, zona di confine tra l’Alto Lazio e l’Umbria ternana”.