Diverse le valuazioni sugli effetti dell'attività geotermica
di Fabrizio Pinzuti
AMIATA. Si è tenuto giovedì 16 maggio, ad Arcidosso (GR) un affollato incontro sul tema geotermia, ambiente e salute in cui l’ARS (agenzia regionale per la salute) e l’ARPAT (agenzia regionale protezione ambiente Toscana) hanno fatto il punto della situazione sulle attività di monitoraggio ambientale e sanitario delle aree geotermiche toscane. Per l’ARS è intervenuta Daniela Nuvolone che ha descritto i risultati di uno studio epidemiologico per la valutazione dello stato della salute dei residenti nei 16 comuni geotermici toscani. Lo studio ha rilevato che l’area geotermica amiatina ha problemi sanitari maggiori rispetto a quella dell’Alta Val di Cecina. Le criticità sanitarie dell’area amiatina sono polarizzate principalmente sui maschi. Nuvolone ha evidenziato che gli indizi rilevati fanno ipotizzare che le cause di tali criticità sanitarie siano prevalentemente riconducibili a fattori occupazionali, stili di vita, fattori genetici, ad altri fattori ambientali, piuttosto che alle emissioni geotermiche. Per l’ARPAT è intervenuto Marco Pellegrini (coordinatore Area Vasta SUD) che ha illustrato in dettaglio i dati relativi alla qualità dell’aria nelle aree geotermiche ed alle emissioni delle centrali geotermoelettriche. Nelle zone geotermiche sono monitorati vari inquinanti (mercurio, arsenico, boro, antimonio, ammoniaca), ma quello più significativo è l’acido solfidrico (H2S). Il monitoraggio avviene tramite stazioni automatiche fisse e mobili. Per acido solfidrico e mercurio non esistono limiti di qualità dell’aria fissati per legge. Come riferimento si utilizzano i valori indicati in linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), che indicano la concentrazione media nelle 24 ore da non superare, di 150 μg/m3. Dai dati disponibili, riguardanti tutte le aree geotermiche toscane nel periodo 1997-2011 risulta che questa soglia sia stata superata solamente due volte. D’altra parte, invece, risulta il verificarsi con una certa frequenza del superamento della soglia di concentrazione dell’H2S di 7 μg/m3 che comporta una certa percezione olfattiva da parte della popolazione. Il sindaco del Comune di Arcidosso, Emilio Landi, ha annunciato che il 17 giugno ci sarà una nuova iniziativa di confronto sui medesimi temi, con la partecipazione anche di esperti indicati dai Comitati. Chi vuole approfondire può consultare: Area tematica geotermia del sito Web ARS; Area tematica geotermia del sito Web ARPAT; ARPAT news 109-13 Il monitoraggio della qualità dell’aria nelle aree geotermiche toscane; Notizie nel sito sulla geotermia; Dati e mappe nel sito sulla geotermia.
SOS Geotermia, Coordinamento dei comitati dell’Amiata, ha invece recentemente ribadito nel proprio sito (sosgeotermia.noblogs.org) l’insostenibilità della geotermia in Toscana, confermando i rilievi espressi sulla divulgazione da parte della Regione Toscana nell’ ottobre 2010 di uno studio epidemiologico, prodotto dall’ARS Toscana, dalla Fondazione Monasterio e dal CNR di Pisa, pubblicato su Epidemiologia & Prevenzione (2012) e arrivato a conclusioni non dissimili da quello presentato il 16 maggio scorso. A una recensione dello studio epidemiologico sui possibili danni alla salute dei residenti nei sedici comuni della Toscana, sede di impianti geotermici, situati in due differenti aree – una a nord (Larderello, PI e Radicondoli, SI) e una a sud (Amiata grossetana e senese) – è stato un gruppo di lavoro costituito da Maurizio Marchi, Medicina Democratica di Livorno; Roberto Barocci, Forum Ambientalista di Grosseto; Alvaro Gori, Comitato Ambiente Amiata di Abbadia San Salvatore; Fabio Landi, di Prospettiva Comune di Piancastagnaio nonché informatore scientifico; Pino Merisio, Prc di Santa Fiora; aderenti a SOS Geotermia – Coordinamento dei movimenti per l’Amiata. Il documento da questi prodotto ha trovato il consenso di: Valerio Gennaro, epidemiologo dell’Istituto Tumori di Genova; Patrizia Gentilini, oncologa, ISDE di Forlì; Luigi Carpentiero, AUSL 10 di Firenze. Il lavoro integrale, realizzato in collaborazione con Medicina Democratica, è pubblicato nel sito di Sos geotermia ed è stato condotto per verificare i materiali e metodi dello studio epidemiologico e per analizzarne la coerenza tra conclusioni e risultati. Il gruppo ha riesaminato lo studio epidemiologico e ha verificato i dati osservati sulla popolazione esposta.
Come riferimento sono state considerate 2 popolazioni: quella residente in Toscana, che ha fornito i dati attesi, ritenuti nella norma, e quella locale costituita dai residenti nei comuni situati in un raggio di 50 km dalle centrali geotermiche, che ha fornito dati utili ad escludere condizionamenti socio economici. Queste in sintesi le conclusioni. L’analisi dei dati forniti dallo studio sull’inquinamento di aria, acqua e suolo, rilevati nelle due aree geotermiche, mette in evidenza diversità importanti per la quantità e qualità degli inquinanti rilasciati in atmosfera, in particolare mercurio, boro, arsenico, ammoniaca, radon e acido solfidrico. Altri inquinamenti risultano provenire da precedenti attività minerarie e da siti ancora da bonificare. Lo studio per gran parte degli effetti sanitari, tiene correttamente ben separate le due aree geotermiche, mettendo in evidenza i risultati per zona e per popolazioni esposte, segnalando sostanziali diversità tra uomo e donna e per area geografica. Dall’analisi dei dati disaggregati, emerge che nei maschi residenti nei comuni geotermici dell’area dell’Amiata si registra un eccesso statisticamente significativo della mortalità per tutte le cause del 13%. Per tutti i tumori sono segnalati eccessi (circa 30%) statisticamente significativi in tre paesi: Abbadia San Salvatore, Piancastagnaio e Arcidosso. Si ritiene pertanto che lo studio esprima “conclusioni erroneamente rassicuranti poiché non sono state indagate le conseguenze di altri inquinanti (es. il radon), né ha valutato i loro effetti cumulativi ed è mancata una reale georeferenziazione della popolazione (esposta e di controllo). Nonostante l’evidenza di questi limiti e l’emersione di alti rischi, lo studio ha basato la sua rassicurazione aggregando valori molto differenti tra loro e diluendo situazioni molto preoccupanti. Il mascheramento di questa alta stima di alcuni rischi impedisce il corretto riconoscimento dei danni già subiti e produce nuovi danni alla salute della popolazione esposta”.