Non mancano tra le presentazioni elementi che fanno sorgere qualche dubbio
di Fabrizio Pinzuti
ABBADIA SAN SALVATORE. “La “Carta della Buona Geotermia” o “Carta di Abbadia San Salvatore” fa finalmente tappa nel luogo dal quale prende il nome. Venerdì 29 e sabato 30 gennaio, infatti, il Cinema Teatro Amiata ospiterà una due giorni dedicata all’approfondimento sul tema “Geotermia” a 360 gradi, nell’ottica di fornire fondamentalmente un servizio di informazione ed uno strumento di partecipazione ai cittadini e per cercare di comprendere, così come espresso dal sindaco di Abbadia, Fabrizio Tondi, se si tratti di “Una risorsa o una disgrazia”… La volontà alla base di quest’iniziativa è quella di portare ad un tavolo comune il meglio della ricerca, delle aziende nazionali impegnate a dare un volto nuovo alla geotermia (per renderla davvero rinnovabile ma soprattutto pulita) e i comitati di cittadini che in questi anni si sono organizzati a difesa della salute dell’intera comunità. Da ciò è nata la Carta di Abbadia San Salvatore, una Carta che, dopo l’enunciazione dei primi principi cardine, si va materializzando progressivamente attraverso un partecipato percorso che vedrà la sua terza tappa proprio ad Abbadia San Salvatore a fine gennaio prossimo … La due giorni dedicata alla Carta di Abbadia sulla “Buona Geotermia” sarà soltanto una tappa di un percorso molto più lungo ed elaborato, ma resta un processo divulgativo e partecipativo per capire, conoscere e far conoscere il fenomeno, dalle centrali flash a quelle di ultima generazione a basse e medie entalpie, non di una presa di posizione”.
Dalle dichiarazioni degli organizzatori or ora citate, la due giorni badenga dovrebbe essere un convegno di profilo scientifico, come suggerito anche da nomi e figure dei relatori e dagli argomenti, non privo di efficacia comunicativa ed accessibile anche ai non addetti ai lavori. Non mancano tuttavia tra le varie presentazioni dell’iniziativa elementi che fanno sorgere qualche dubbio, che si spera comunque che il convegno possa fugare. Già il termine di “Carta (che richiama la ‘Magna Carta” con cui furono sanciti otto secoli fa una serie di limiti al potere del sovrano inglese, ndr) che trova le sue basi su saldi principi cardine“ ha un qualcosa di solenne e di aulico forse non appropriato alla circostanza. Si può poi parlare di “buona geotermia” quasi come un obiettivo raggiunto e non invece ancora da perseguire? E così le “buone pratiche”, tutte da sperimentare e da mettere in atto. Confortante in proposito il dissenso dei rappresentanti, alcuni dei quali partecipanti al convegno, del mondo scientifico che parlano cautamente di sperimentazioni. Piuttosto celebrativi, anche – e non solo – nei titoli, pure i rimandi allo “storico (sic) portale“ “per una ricognizione di base delle tecnologie che saranno analizzate”: “finalmente una svolta verso la geotermia veramente sostenibile in Italia; geotermia, da dove partire se non dalla Toscana? la buona geotermia si dà un’identità nella carta di Abbadia San Salvatore; il futuro a emissioni zero è già qui“. Perfino un fugace e innocuo accenno, in una intervista del sindaco Tondi, alla particolarità dell’Amiata, che padre Ernesto Balducci definì “un’isola in terraferma”, diviene “una bellissima intervista … con meravigliosi riferimenti legati a un grande amiatino come padre Ernesto Balducci” (“la carta di Abbadia San Salvatore sulla buona geotermia e l’amore della sua terra del sindaco Tondi”). E non è solo questione di maggiore sobrietà e di minore ridondanza. L’emergere qua e là del linguaggio e dello stile dell’imbonitore non può non far nascere il dubbio che accanto a politici, studiosi e ricercatori di chiara fama e di assoluta serietà, che si muovono alla luce del sole e “ci mettono la faccia” si muovano, sotto traccia, anche i soliti “venditori di pentole geotermiche”, camuffati da ecologisti, spuntati come funghi dopo il decreto Scajola-Berlusconi del 2010 sulla cosiddetta liberalizzazione (deregulation?) della geotermia, trasformata in un business con veri e propri risvolti di speculazione, come ha riconosciuto anche uno che di ambiente e di politica se ne intende, l’ex ministro Alfonso Pecoraro Scanio. In piena overcapacity energetica e senza dunque che ci sia una impellente richiesta di energia, le nuove società che gestiscono centrali a ciclo binario ricevono incentivi notevolmente superiori a quelle tradizionali – lo ha dichiarato anche Massimo Montemaggi, responsabile di Enel Green Power – senza che siano loro richieste garanzie di un’adeguata professionalità e “know-out”, con un capitale sociale spesso irrisorio, senza alcuna fideiussione, con un percorso concessorio facilitato, con la riduzione delle possibilità ostative da parte degli enti territoriali e con l’assurdo paradosso che queste centrali sono redditizie per gli incentivi che ricevono, non per l’energia da loro prodotta e a loro pagata. Non a caso anche per la pressione degli scienziati (geologi, vulcanologi, naturalisti ed economisti) i parlamentari di diversi schieramenti, in Commissioni Riunite Ambiente (VIII) e Attività produttive (X), hanno approvato all’unanimità lo scorso 15 aprile una risoluzione che impegna il Governo alla non improcrastinabile riforma del settore entro il 15 ottobre 2105. La risoluzione, nonostante le sollecitazioni di parlamentari e forze politiche, è ancora inattuata e non sono segnali incoraggianti certe entusiastiche dichiarazioni di Matteo Renzi sulla attuale gestione della geotermia e neppure il decreto “Sblocca Italia” (non a caso ribattezzato “Sblocca Trivelle”) proposto dal Governo e approvato dal Parlamento. Non è forse inutile ripercorrere le linee fondamentali di quella risoluzione che impegnava il governo
– ad avviare le procedure di zonazione del territorio italiano, per le varie tipologie di impianti geotermici, identificando le aree potenzialmente sfruttabili in coerenza anche con le previsioni degli orientamenti europei relativamente all’utilizzo della risorsa geotermica, e in linea con la strategia energetica nazionale; -ad emanare, entro sei mesi, « linee guida » a cura dei Ministeri dello sviluppo economico e dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, che individuino nell’ambito delle aree idonee di cui al punto precedente anche i criteri generali di valutazione, finalizzati allo sfruttamento in sicurezza della risorsa, tenendo conto delle implicazioni che l’attività geotermica comporta relativamente al bilancio idrologico complessivo, al rischio di inquinamento delle falde, alla qualità dell’aria, all’induzione di micro sismicità;
– a rilasciare, a seguito dell’emanazione delle linee guida, tutte le autorizzazioni per i progetti di impianti geotermici, comprese quelle relative ai procedimenti in corso, nel rispetto delle prescrizioni ivi previste;
– a far sì che, nella valutazione di impatto ambientale (Via), si tenga conto in particolare delle implicazioni che l’attività geotermica comporta relativamente al rischio di inquinamento delle falde, alla qualità dell’aria, all’induzione di micro sismicità;
– ad assumere iniziative volte a ridurre i tempi procedimentali per le autorizzazioni, al fine di consentire lo sviluppo delle attività finalizzate all’utilizzo di nuove tecnologie per lo sfruttamento della risorsa geotermica, ad esclusivo onere finanziario dei privati, per poter riportare il settore a competere nel mondo come leader dell’energia rinnovabile;
– a favorire lo sviluppo e la diffusione della geotermia a bassa entalpia, ossia ad impianti che sfruttano il calore a piccole profondità, per l’importante contributo che può dare alla riduzione del fabbisogno energetico del patrimonio edilizio italiano;
– ad assumere iniziative per rivedere gli attuali meccanismi incentivanti garantiti al geotermico, in quanto fonte rinnovabile, al fine di sostenere maggiormente quelle a minore impatto ambientale;
– ad assumere iniziative dirette ad armonizzare i diversi regimi di incentivazione attualmente vigenti per gli impianti geotermici pilota e quelli ad autorizzazione regionale utilizzanti le stesse tecnologie;
– ad assumere iniziative per inserire nella regolamentazione, con opportune penali, l’obbligo della sigillatura del pozzo atta ad evitare la possibilità di scambio di fluidi tra falde idriche diverse e l’obbligo di evitare il depauperamento della risorsa idrica di falda e di superficie sia in termini quantitativi che qualitativi;
– ad assumere iniziative dirette a subordinare il rilascio delle autorizzazioni alla stipula di una polizza fidejussoria a garanzia di eventuali danni all’ambiente, alla salute pubblica e alle attività produttive circostanti;
– a prevedere nella fase prerealizzativa un pieno coinvolgimento delle amministrazioni e delle popolazioni locali nel processo decisionale favorendo l’eventuale applicazione del principio di precauzione;
– ad assumere iniziative normative affinché per gli impianti già a regime e per quelli che eventualmente verranno realizzati sia previsto (pena la sospensione della concessione) un sistema di controlli ambientali effettuati dalla competente Agenzia Regionale per la Protezione ambientale, a spese del concessionario, volti a verificare (pena la sospensione della concessione) che le attività geotermiche non incidano sul chimismo delle acque destinate al consumo umano rispettando i requisiti del decreto legislativo n. 31 del 2001, che le altre matrici ambientali non risultino contaminate e che la micro sismicità non aumenti significativamente, prevedendo anche che i risultati dei controlli e dei monitoraggi supplementari, da realizzare secondo le linee guida emanate dal Ministero dello sviluppo economico, siano divulgati al pubblico tempestivamente dall’acquisizione per il tramite dei siti Internet del gestore, dell’autorità d’ambito e dell’agenzia ambientale competente per quel territorio.