L'esponente dei Prospettiva Unita dichiara: "Quello che è in gioco è troppo grande per non intervenire"
di Fabrizio Pinzuti
AMIATA. In questi ultimi tempi in tema di geotermia ha tenuto banco l’avvio della megacentrale di Bagnore 4 ma in realtà il paese più geotermico dell’Amiata continua ad essere Piancastagnaio, dove, secondo gli ultimi protocolli di intesa siglati tra Regione Toscana ed Enel è previsto un notevole potenziamento delle centrali esistenti, con la trivellazione di nuovi pozzi e/o il maggiore sfruttamento di quelli già esistenti. Ecco in proposito l’appello di Sandra Giglioni, già candidata a sindaco ed esponente del gruppo consiliare di Prospettiva Unita a Piancastagnaio, lanciato qualche tempo fa “alle persone che potrebbero avere la sensibilità giusta alle tematiche del bene comune”: “Come tutti avrete visto, sono iniziati di nuovo, dopo tanti anni, i lavori di trivellazione di nuovi pozzi geotermici a Piancastagnaio. Ancora geotermia! (penserete) non se ne può più! E’ vero, è un dibattito infinito che ha stancato tutti. Ma quello che è in gioco è troppo grande per non intervenire. Sei nuovi pozzi geotermici, cinque dei quali nell’area dove sono successi i maggiori incidenti che solo per miracolo non hanno provocato la morte delle persone, oltre che dei polli e della vegetazione. Dopo anni è stata chiusa la centrale di Santa Rosa, la più vecchia e la più inquinante, e si permette di riperforare in zone attaccate ai centri abitati. Sono previsti nel piano il perforamento di vecchi pozzi geotermici abbandonati, la costruzione di ben 14 kilometri di tubazioni tutte fuori terra e 1200 mq di nuove piazzole in cemento. Il comune non ha imposto ad ENEL nemmeno l’interramento. Cosa diventerà Piancastagnaio? Che fine farà la nostra acqua? I due piezometri che da 3 anni misurano il livello del bacino acquifero dell’Amiata registrano un calo del livello di circa un metro al mese, e la geotermia consuma tanta acqua! Tutti gli studi fatti dalla Regione non escludono un’interferenza tra acque potabili e fluidi geotermici. Gli studi sulla salute fatti dall’ ARS, Agenzia Regionale di Sanità e CNR, riportano l’esistenza di una grave esposizione della popolazione amiatina a pericolosissimi inquinanti ambientali e viene indicata una relazione statisticamente significativa tra un eccesso di mortalità (+13%) registrata nei comuni dell’Amiata ed alcuni inquinanti emessi anche dalle centrali geotermiche. E questi inquinanti sono tantissimi per numero e per quantità emesse ed il loro effetto non viene mai valutato in modo cumulativo: mercurio, arsenico, idrogeno solforato, boro, cromo, ammoniaca e tanti altri. Tutto questo per far guadagnare ENEL! Cosa rimarrà a noi? Distruzione delle nostre risorse, inquinamento, danno alla salute. Ne vale la pena? Quanti posti di lavoro ha creato ENEL? E il teleriscaldamento che fine ha fatto? Il nuovo termodotto che doveva essere gestito dal Comune per dare vapore quasi gratuito a chiunque ne facesse richiesta, è ancora in mano a ENEL e a Montanari (ad Floramiata ndr). Perfino le nostre Ditte di movimento terra lavorano con subappalti di 2° e di 3°. Gli amministratori sono completamente subalterni ad ENEL. Per quale motivo? Allora credo che sia importante far sentire la nostra voce. Cosa diremo ai nostri figli e nipoti quando ci chiederanno perché non abbiamo difeso la nostra terra e abbiamo lasciato loro solo disastri? I cambiamenti si attuano iniziando a fare, piano piano, guardandosi intorno, aprendo occhi e orecchi per capire cosa sta succedendo, per riflettere, per approfondire e utilizzare concretamente le informazioni per tentare di cambiare ora, per cominciare subito, prima che i danni al territorio, alle risorse, alla salute siano irreversibili. Chiediamo uno sviluppo economico non distruttivo. Chiediamo una moratoria, in attesa di completare tutti gli studi. Il vapore rimane sottoterra, non lo ruba nessuno e magari fra 10 anni saranno messe a punto tecnologie non inquinanti che permetteranno ad ENEL o altri di riprendere a produrre senza rischi. Chiedo a tutti quelli che se ne stanno alla finestra, che non hanno più voglia di provare a cambiare le cose, quelli che non hanno più speranza e che si sentono delusi e traditi, anche se le loro motivazioni possono essere giuste e comprensibili, di non mollare, di cercare di reagire perché tutti insieme e in tanti le cose si possono cambiare. La storia ce lo insegna. Sul monte Amiata nel nome della speculazione e del profitto si sta procedendo, ad opera dell’Enel e con l’avallo derivato da precise scelte della Regione Toscana, degli amministratori locali e dei partiti politici che li sostengono, ad uno scempio ambientale gravissimo giustificato dalla falsa convinzione che la geotermia sia una fonte energetica rinnovabile e pulita. Nel caso delle centrali amiatine è esattamente il contrario! Allo stato attuale è in atto un piano di riassetto degli impianti di Piancastagnaio, che prevede un potenziamento delle centrali attuali tramite la realizzazione di nuovi pozzi e il ripristino e il potenziamento degli esistenti, per raggiungere e mantenere nel tempo la potenza di 60MW (dagli attuali 40 circa), interessando il bacino profondo fino 4000 metri … provocando una vera e propria devastazione del territorio. La realizzazione di una nuova megacentrale di 40 MW a Bagnore aggraverà ulteriormente il degrado ambientale amiatino. Il Coordinamento dei Movimenti per l’Amiata SOS GEOTERMIA si oppone ad entrambi, denunciando gli ulteriori gravissimi danni che questi due eventi porteranno al proprio territorio: inquinamento atmosferico e delle acque potabili, danni alla salute dei cittadini, ulteriore abbassamento di una delle falde acquifere più importanti del centro Italia. E’ possibile un modello economico alternativo che salvaguardi le risorse e sia a favore dei cittadini e non delle multinazionali! Quello che vogliamo per il nostro territorio è: tutela e ripristino delle sorgenti amiatine, nella loro quantità e qualità e salvaguardia dell’intero bacino di ricarica della falda acquifera; un modello di futuro per il territorio che valorizzi le risorse ambientali culturali e sociali; una politica territoriale seria tesa al risparmio energetico; un uso delle tecnologie a bassa entalpia per il consumo e lo sviluppo economico locale fuori da ogni logica speculativa, consociativa e affaristica; tutela e valorizzazione dei numerosi prodotti tipici locali; garanzia per tutti di un lavoro utile e dignitoso, sostenibile, che non crei danno alla salute e all’ambiente. La nostra è una battaglia per l’ambiente, ma anche per la democrazia, perché i cittadini devono poter decidere del proprio futuro, dello sviluppo del proprio territorio, della propria salute e di quella dei propri figli. Rivogliamo tutto ciò che ci è stato tolto. Vogliamo cambiare questo stato di cose: i pochi, in alto, non possono decidere per i molti in basso”.