Lo studio della geologa Maria Rita D'Orsogna non ha ancora trovato conferme o smentite
di Fabrizio Pinzuti
SIENA. E’ uno studio pubblicato il 7 giugno 2012 dalla geologa Maria Rita D’Orsogna, che crediamo utile ripercorrere nelle sue linee fondamentali. Il suo nome è “Altro fracking previsto per Siena e Grosseto”, e, a quanto la studiosa stessa affermava, se a Siena il fracking, ossia l’attività di ricerca mediante la discutibile tecnica della fratturazione idraulica, è o è stata solo in programma, in Maremma è già attività ricorrente. Si ricorda solo per inciso che la commissione Ichese ha ritenuto possibile la relazione tra attività di ricerca operata con la fratturazione idraulica e il sisma dell’Emilia.
La geologa cominciava proprio con la presentazione della cartina (cartina 1) delle attività e delle zone interessate, cartina fornita dalla European Gas Limited (EGL), ditta australiana che affermava di avere depositato le proprie valutazioni di impatto ambientale per estrarre Coal Bed Methane, metano che viene estratto dagli strati di carbone presenti nel sottosuolo e Shale Gas (gas intrappolato nella microporosità della roccia, generalmente argilla scarsamente permeabile che non può essere messa in produzione spontanea ma necessita di trattamenti altamente inquinanti per aumentarne artificialmente la permeabilità in prossimità dei pozzi di produzione, con la tecnica del fracking) presso la regione Toscana, fornendo anche la “Strategy € Portfolio” della società. (cartina 3)Cartine 1, 2, 3, 4
“Da quanto mi pare di capire, affermava la D’Orsogna, la EGL ha avuto le concessioni nel 2007 ma sta ancora chiedendo i permessi e le autorizzazioni a procedere al nostro governo. E tutto nel silenzio, e come sempre, se nessuno sa, dice, chiede, esige risposte, quelli gliele danno le autorizzazioni, perché fondamentalmente non sanno neanche cosa sia il fracking! E così finirà che si arriva al fracking in Italia senza neanche chiederlo a nessuno, e poi in Toscana, come se la regione più turistica d’Italia potesse essere allo stesso tempo un distretto minerario con acqua inquinata, esalazioni tossiche e tremori più’ o meno forti nel sottosuolo”. La ditta affermava che “I rapporti sugli studi di valutazione ambientale per tutte e tre le aree sono stati completati e giacciono con gli uffici della regione Toscana”. Ribatteva la D’Orsogna: “ Ma la regione Toscana ha qualcosa da dire? Lo sanno? Cosa pensano? Perché la gente normale non sa niente di tutto ciò, che magari vorremmo dire anche la nostra, no?”.
Dalle carte (cartina 4) della ditta risultavano le località interessate dalle ricerche con la loro estensione:
Siena – 478 chilometri quadrati – Coal Bed Methane e Shale Gas
Belforte – 511 chilometri quadrati – Coal Bed Methane e Shale Gas
Cinigiano – 564 chilometri quadrati – Coal Bed Methane e Shale Gas
“Ma chi sono questi che non sanno neanche scrivere Siena e scrivono Sienna? Intanto, questa European Gas Limited, Europea non è. La Kimberley Oil infatti nasce nel 1996 nell’Australia del Nord e *fin dal 2003* “entra in accordo” per una joint venture per trivellare carbone alla ricerca di metano in Italia e Francia. Fin dal 2003! Fra i suoi partner fin dal 2006 una certa Heritage Petroleum, americana. Poi disinvestono dall’Australia e si cambiano il nome in European Gas Limited, chissà, per sembrare più benigni forse. Anche loro parlano dei disastri minerari della Toscana e dell’alto contenuto di metano nell’area. Dicono che “Le attività di esplorazione di attività di CBM in permessi adiacenti è incoraggiante”. E poi, ma chi sono questi altri? Quelli della Independent Resources? O altri ancora? La cosa che fa rabbrividire è che dalle loro carte l’intera città di Siena è coperta dal permesso esplorativo! La Francia e la Bulgaria hanno bandito il fracking. Noi neanche lo sappiamo che degli australiani ed inglesi vogliono venire a farcelo in alcuni dei più bei posti d’Italia se non del pianeta”.
Il nostro scopo non è creare allarme, ma siccome ancora nessuno ha smentito o confermato il contenuto dello studio (almeno a quanto ci risulta), pensiamo – vista anche l’autorità, la serietà e l’impegno della redattrice – che sarebbe opportuno fare un minimo di chiarezza, anche per non sollevare inutili polveroni. Abbiamo provato a dare informazione un po’ più completa; per ora solo muri di gomma, rimbalzi di competenze, “non so”. Ora il microfono passa a chi ha voce in capitolo.