Considerazioni controcorrente per la Corte Costituzionale
Di Umberto De Santis. SIENA. Non sappiamo molto, in effetti, sui referendum che si dovranno tenere nel prossimo 12-13 giugno, causa il poco interesse dei grandi mezzi di informazione, specie televisivi. Però con l’approvazione, 301 sì, 280 no e due astenuti, alla Camera del decreto omnibus, che contiene anche la moratoria sul nucleare, strombazzata dal governo ai quattro venti, almeno del referendum sul nucleare stesso se ne parla abbastanza. Per chiarezza diciamo che col termine “se ne parla abbastanza” vuol dire che anche la popolazione non acculturata che pende informativamente dai principali mass media ha una qualche conoscenza di un argomento. Nel testo licenziato dalla Camera si dice che: “Tutti i programmi sull’atomo sono congelati «al fine di acquisire ulteriori evidenze scientifiche». Allo scopo, come dichiarato dallo stesso Silvio Berlusconi, di evitare il referendum sul nucleare, pensando così di avere mano libera il giorno dopo.
«Aspettiamo un paio d’anni», ha detto il premier, «poi riproporremo la questione a un’opinione pubblica più consapevole» e non emotivamente condizionata dal disastro della centrale di Fukushima. Al decreto manca ora solo la firma del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. La palla passerà poi alla Corte di Cassazione, che dovrà stabilire se la nuova legge, se modifica nel senso indicato dai promotori del referendum la legge 99/2009 voluta da Berlusconi che dava inizio alla seconda era nucleare italiana, annulla la consultazione popolare o bisognerà andare alle urne. Si dividono le opinioni dei giuristi sull’argomento, ovviamente.
In questa sede vorremmo introdurre un diverso elemento giuridico da tenere in considerazione. L’istituto del referendum abrogativo prevede, nel caso di vittoria del si, l’abrogazione di una legge o di parte di essa. La legge 25 maggio 1970, n.352 che regola la materia referendaria, prevede l’immediata attuazione della sentenza, senza creare al legislatore nessun problema temporale a riproporre il giorno dopo la materia ad esame e approvazione del Parlamento. Quindi questo decreto di “moratoria” è assolutamente inutile: niente impedirà al governo, con la vittoria del si, a fare una nuova legge pro-nucleare, contrariamente a quanto crede la maggior parte di noi! Al contrario, la n.352 prevede: “Nel caso che il risultato del referendum sia contrario all’abrogazione di una legge, o di un atto avente forza di legge, o di singole disposizioni di essi, ne è data notizia e non può proporsi richiesta di referendum per l’abrogazione della medesima legge, o atto avente forza di legge, o delle disposizioni suddette, fermo il disposto dell’articolo 31, prima che siano trascorsi cinque anni”. Quindi il mancato svolgimento del referendum lede i diritti di chi, come Testa e Veronesi, crede nel nucleare e nelle possibilità che la legge 99/2009 dia quello sviluppo che manca al Paese e che, vedendo tanta affluenza alle urne e la vittoria del NO al quesito referendario, abbia la garanzia che per almeno cinque anni quei rompiscatole degli antinuclearisti se ne stiano in silenzio, magari in castigo dietro la lavagna.