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Direttore responsabile Raffaella Zelia Ruscitto
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Crescono le proteste contro lo stoccaggio delle scorie nucleari

Unanime la condanna per la scelta del territorio tra Trequanda e Pienza

SIENA. “Benché Braudel, uno dei grandi storici del Novecento, l’abbia definita ‘la terra più emozionante del mondo’, ricca com’è di vestigia storiche e monumentali e seduta su un paesaggio di una bellezza che ti afferra alla gola, la Val d’Orcia è stata inserita nella Carta Nazionale delle aree potenzialmente idonee a smaltire scorie nucleari”. Lo ha scritto in un post Riccardo Nencini, presidente della commissione Istruzione e Cultura del Senato, che aggiunge: “Chi ve l’ha inserita vive su Marte. Sarebbe come prevedere una rampa di lancio missilistica in Piazza del Campo. Ascolterei volentieri le motivazioni da parte di chi l’ha redatta. Venga a spiegarle in pubblico, in presenza come si dice di questi tempi. Bene hanno fatto i sindaci a dichiararsi contrari senza se e senza ma. Altro che barricate…”, ha con concluso Nencini. 

Cia Toscana

«E’ una eventualità assolutamente inaccettabile ed improponibile. Ci opporremo con qualunque mezzo e in qualunque sede per difendere il territorio toscano dalla minaccia di due siti di scorie nucleari. Sono territori, quello fra la Val d’Orcia e la Valdichiana e l’area di Campagnatico, a forte vocazione agricola e paesaggistica, dove l’agricoltura di qualità, insieme al turismo, rappresenta un valore economico e sociale assoluto. Chiediamo un incontro urgente con il presidente della Regione Toscana e con gli assessori all’agricoltura e all’ambiente, con il Ministero delle politiche agricole, e con il Ministero dell’Ambiente. Non c’è spazio per scenari di questo genere che andrebbero a vanificare decenni di politiche volte all’agricoltura di qualità e alla sostenibilità ambientale. L’anno nuovo inizia proprio male: il Ministero dell’Ambiente invece di risolvere l’annoso problema del sovrannumero degli ungulati e degli animali selvatici, ci “regala” due siti di scorie nucleari. Ci attendiamo un rapido dietrofront». E’ quanto dichiara il presidente di Cia Agricoltori Italiani della Toscana, Luca Brunelli, sulla proposta prevista dalla Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (Cnapi) pubblicata sul sito della Sogin e che individua a cavallo del comuni di Pienza e Trequanda (Siena) e Campagnatico (Gr) come siti idonei allo smaltimenti di scorie nucleari.

Forza Italia Siena

Apprendiamo dagli organi di informazione che la Società Sogin avrebbe individuato in una zona compresa tra i comuni di Pienza e Trequanda uno spazio per lo smaltimento dei rifiuti radioattivi. Forza Italia si oppone fermamente a che questa possibilità si concretizzi e chiede che la Regione e gli enti locali interessati si impegnino per scongiurare che la Val d’Orcia, patrimonio dell’umanità, diventi sede di stoccaggio di scorie radioattive. Il territorio di Pienza e Trequanda è noto in tutto il mondo per la sua bellezza, la sua cultura, i suoi paesaggi, i suoi colori e le eccellenze enogastronomiche, e non merita, insieme alla popolazione che lo abita, di correre il rischio di essere danneggiato, con evidente conseguente impatto negativo sui settori produttivo e turistico-ricettivo e sulla salute dei suoi cittadini.

Coldiretti Toscana

La scelta deve tutelare la vocazione dei territori della Toscana, una regione al top per l’agricoltura green con 16 prodotti IGP, 16 DOP e 461 prodotti riconosciuti tradizionali dal Mipaaf, con un forte e rinnovato impegno nel custodire semi, animali o piante a rischio di estinzione e il primato della sicurezza alimentare. E’ quanto afferma Coldiretti Toscana, alla notizia che nella Carta dei siti potenzialmente idonei alla costruzione del Deposito nucleare nazionale la Toscana è indicata con 2 aree ubicate tra Siena e Grosseto che comprendono i Comuni di Pienza e Campagnatico.

“Va tutelato il nostro modello di sviluppo costruito attorno all’agricoltura e alla multifunzionalità quali fattori di salvaguardia e promozione del territorio, con le filiere agroalimentari che rappresentano un’inestimabile opportunità proprio per il consolidamento e il rilancio delle dinamiche economiche territoriali con una attenzione sempre alta alla sicurezza ambientale e alimentare”, ribadisce Fabrizio Filippi, presidente di Coldiretti Toscana.

Coldiretti sottolinea l’importanza di un processo trasparente per la necessaria messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi, dove le necessarie garanzie di sicurezza – precisa Coldiretti – vanno accompagnate da una forte attenzione al consumo di suolo evitando nuovi insediamenti con il riutilizzo e la bonifica di aree industriali dismesse. L’allarme globale provocato dal Coronavirus – aggiunge Coldiretti – ha fatto emergere una maggior consapevolezza sul valore strategico rappresentato dal cibo e dalle necessarie garanzie di qualità e sicurezza che vanno difese e valorizzate per difendere la sovranità alimentare, ridurre la dipendenza dall’estero e creare nuovi posti di lavoro.

Potere al Popolo Siena

Tolto il segreto di Stato: è stata pubblicata la carta dei luoghi in cui potrà essere costruito lo stoccaggio nazionale dei #rifiutiradioattivi. Tra quelli individuati come maggiormente idonei, c’è un sito in val d’Orcia, fra Pienza e Trequanda!
Chissà come faranno a convincere un abitante della Val d’Orcia (tra l’altro patrimonio mondiale dell’umanità) della necessità di stoccare proprio lì, in un territorio in cui la qualità ambientale è difesa con i denti da generazioni ed è la vera risorsa per chi ci vive, rifiuti pericolosissimi per l’ambiente e la salute umana. Ma bisognerebbe spiegarlo anche a tutti quelli che vivono in prossimità degli altri siti individuati, tra cui Campagnatico, nella Maremma Toscana. Non si tratta certo di un problema riducibile al famoso (e denigratorio) slogan “Not In My Back Yard” (Non nel mio cortile), dato che non si sta parlando solo rifiuti radioattivi a media intensità. Infatti non si può escludere il conferimento di quelli ad alta intensità derivanti dalle centrali dismesse e che ciclicamente ripropongono come soluzione ai problemi di approvvigionamento energetico. E sappiamo tutti i danni di ampia portata che l’inquinamento da sostanze radioattive può produrre.
La questione, in conclusione, non è mettere in conflitto i territori tra loro per passarsi la patata bollente, ma trovare una soluzione per stoccare le scorie (ad esempio quelle risultanti da attività in campo medico) all’interno di micro siti realmente idonei e sicuri, in termini di impatto ambientale e sociale. E porsi il tema di superamento tecnologico, ove possibile, dell’uso di materiali radioattivi vista la comprovata insostenibilità in tutte le fasi del loro ciclo di vita.

Toscana Pirata

La pubblicazione della CNAPI –Carta nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee– alla localizzazione del Deposito Nazionale dei Rifiuti Radioattivi ha indicato anche il territorio dei comuni di Pienza e Trequanda, nel Sud della provincia di Siena. Un territorio che, per sua vocazione e la presenza della vicina Val d’Orcia, patrimonio UNESCO, negli anni passati ha attratto un turismo amante dei paesaggi, del buon vivere e della natura.

Senza farsi contagiare dalla sindrome NIMBY, riteniamo del tutto inopportuno che un deposito di scorie nucleari possa trovare sede in questa zona. Al di là dei rischi, infatti, è un territorio che vive sia di turismo che di rinomate produzioni agricole (grano, olio, vino) e temiamo che la presenza di un deposito di scorie nucleari possa danneggiarne l’economia.

Anche se il decreto legislativo n.31 del 2010 prevede che “al fine di massimizzare le ricadute socio-economiche e occupazionali legate al progetto, riconosce al territorio che ospiterà il Deposito Nazionale e Parco Tecnologico un contributo di natura economica, secondo modalità che gli Enti Locali interessati regoleranno attraverso la stipula di una specifica convenzione con Sogin“, ci uniamo alla posizione contraria dei sindaci dei territori coinvolti in merito all’ipotesi che un tale sito possa trovare luce nell’unica provincia italiana che vede la presenza di ben tre zone “patrimonio UNESCO”.
 
Se l’Italia risulta essere l’unico Paese a non essersi dotato di un Deposito Nazionale per le scorie nucleari, gran parte delle quale risulterebbero provenienti dalla produzione sanitaria e industriale, crediamo che l’applicazione della Direttiva 70/2011 di Euratom[1] –per l’attuazione della quale l’Italia è, come al solito, drammaticamente in ritardo– non possa non tenere conto delle peculiarità dei territori destinatari di scorie nucleari che richiedono manutenzione costante e la progettazione di un sito da almeno 150 ettari che ne dovrebbe garantire la conservazione per almeno 300 anni, il cui costo stimato sarebbe di 1,5 miliardi di euro, finanziato attraverso la componente tariffaria A2 della bolletta elettrica[2].
Certamente l’aumento dei rifiuti radioattivi, per i quali non ci risulta sia ancora possibile uno smaltimento rapido e in sicurezza[3], crediamo imponga un maggiore impegno di tutta la comunità scientifica per individuare soluzioni alternative all’utilizzo di sostanze radioattive che richiedono costi così elevati, non solo economici, che graveranno anche sulle generazioni future.
 
Susanna Cenni

«Oggi, dopo un ritardo infinito che ci è costato un’infrazione a livello comunitario, è stata pubblicata la CNAPI, la Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee ad ospitare un sito per stoccare e mettere in sicurezza rifiuti di origine medica, industriale e della ricerca. Si tratta di un atto sul quale si apriranno mesi di consultazioni pubbliche che valuteranno anche autocandidature. È assolutamente apprezzabile che a differenza di quanto avvenuto in passato con altre maggioranze – che a giudicare dalle dichiarazioni sembrano avere rimosso o dimenticato il tema – il Governo abbia voluto rendere pubblico questo documento in modo da inaugurare una stagione di approfondimenti, partecipazione e verifiche tecniche trasparenti

Mi pare anche del tutto presumibile che criteri legati alla densità abitativa e forse di carattere geologico e sismico abbiano portato a una selezione meramente tecnica di aree possibili. Ed altrettanto evidente a me pare che aree patrimonio Unesco, con vincoli paesaggistici, urbanistici, con viabilità come quella che riguarda la Valdorcia e buona parte delle aree interne del nostro territorio non potranno mai ospitare un deposito per i rifiuti nucleari che devono rientrare nel nostro Paese.

Sono certa che il Governo escluderà, entrando nel merito delle varie ipotesi, tutte le realtà ad alto pregio ambientale, paesaggistico, rurale e coinvolgendo le amministrazioni comunali e regionali. A differenza di quanto tentarono di fare altri Governi, adesso – come dichiarato già dal sottosegretario Morassut – saranno decisive nelle consultazioni le volontà delle amministrazioni locali. E quindi non vedo alcun rischio per il nostro territorio».

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