di Fabrizio Pinzuti
AMIATA. Sembrano dilatarsi ogni oltre ragionevole limite di congruità tecnica i termini per l’emanazione da parte del Governo delle linee guida, della zonizzazione e di altri obblighi nel campo della revisione della disciplina delle coltivazione geotermica, già scaduti il 15 ottobre 2015, nel rispetto degli impegni previsti dalla Risoluzione Parlamentare del 15 aprile 2015. C’è già chi interpreta questo ritardo come volontà del Governo di non mettere mano alla normativa vigente, lasciando irrisolte tutte le contraddizioni della legge Berlusconi-Scajola sulla deregulation e sulle regalie all’attività geotermica. Sulla scia del convegno di Sorano del 21 febbraio scorso i movimenti ambientalisti delle zone Amiata, Alfina e Maremma, stanno preparando un ulteriore convegno per il prossimo 9 aprile a Firenze. L’oggetto non può che essere che un “NO” fermo al piano regionale toscano sulla geotermia, che prevede altre decine di nuovi pozzi di ricerca e centrali a ciclo binario, oltre alla richiesta di dismissioni delle centrali flash inquinanti dell’Amiata, ma insieme alla protesta non dovrebbero mancare punti di proposta.
Spiega l’a.d. di Terna Matteo Del Fante che “la capacità necessaria a coprire la domanda di punta è rimasta pressoché invariata, passando da 53,1 a 53,9 GW, mentre la capacità disponibile è salita da 54,4 a 78,7 GW, con un margine di riserva passato da 1,3 a 24,8 GW”. (https://agorattiva.noblogs.org/2014/10/09/perche-nuove-centrali-quando-abbiamo-potenza-elettrica-in-eccesso) .
Allora, replicano i comitati, se “non serve energia elettrica” non è neppure il caso di nuove perforazioni o di sperimentare la geotermia di terza generazione (tipo BHE), dopo quelle “flash” e a ciclo binario. In ogni caso i territori interessati, oltre ad essere sentiti, devono far parte del processo decisionale, fin dall’inizio. La proposta non è solo quella di buttare a mare il piano di privatizzazione e di “media entalpia” del vecchio Governo (che il nuovo non ha ancora riformato), ma stabilire con il Governo e la Regione regole per localizzare gli impianti come prevede la Risoluzione parlamentare, su cui invece il Governo prende tempo. Preliminarmente va inoltre risolto il problema della gran massa di energia prodotta ma rimasta inutilizzata, della sua dispersione e del suo spreco; solo dopo si ragionerà su come produrre l’energia che eventualmente servirà. Il “Piano Rossi” va fermato, così come quello del Governo per le centrali pilota. Occorre procedere per gradi tenendo conto di:
– bilancio energetico nazionale;
– bilancio energetico regionale e via a scendere nei territori;
– risparmio energetico con investimenti per la riqualificazione degli edifici;
– micro impianti nelle case, nelle aziende e negli edifici pubblici.
Questo, a prescindere, si chiama sopravvivenza, afferma il Comitato Agorà Cittadinanza Attiva (agora-cittadinanzattiva@inventati.org http://agorattiva.noblogs.org/ https://www.facebook.com/agoracittadinanzattiva)-