Gli sviluppi dell'inchiesta che ha portato alla denuncia di sei persone per disastro ambientale
di LEXDC
SIENA. La Chimet di Badia al Pino, altro tassello di un cerchio di inceneritori che circonda la nostra provincia senese, “smaltiva rifiuti pericolosi provocando un grave e diffuso inquinamento ambientale. E’ quanto emerso dall’“Operazione Perseo” del Corpo Forestale dello Stato che ha consentito agli agenti di accertare numerose violazioni delle norme che regolano la gestione dei rifiuti dell’azienda Chimet di Civitella in Val di Chiana.
I forestali hanno denunciato il responsabile dell’azienda per disastro ambientale e altre sei persone per vari reati tra i quali contaminazione dei terreni agricoli, abuso e omissione di atti d’ufficio.
Gli accertamenti svolti all’interno e all’esterno dell’impianto di smaltimento hanno evidenziato l’incenerimento di rifiuti pericolosi e non con un’autorizzazione nulla in quanto priva della necessaria Valutazione di Impatto Ambientale. Sono state rilevate l’emissione di fumi contenenti diossine e furani, monossido di carbonio e biossido di azoto in concentrazione superiore a quella prevista dalla normativa. Alla Chimet, viene attribuita anche la contaminazione con cadmio dei suoli circostanti l’azienda e dei cereali coltivati, la gestione illegale di una discarica limitrofa allo stabilimento, con concentrazioni di selenio, altamente tossico, notevolmente superiori ai limiti consentiti dalla legge, e il reimpiego di parte dei rifiuti inquinanti scaricati per realizzare sottofondi stradali e conglomerati bituminosi” (dal sito <www.comitatotutelavaldichiana.it).
Il processo sta per cominciare : l’ 11 novembre c’è stata l’ udienza preliminare nella quale ha fatto scalpore il fatto che la Regione Toscana non si sia costituita parte civile, al contrario del Ministero dell’ Ambiente, il che getta una grossa ombra sull’operato della Regione riguardo alle concessioni fornite all’inceneritore. Eppure la Chimet, con le sue certificazione ISO 9001 e ISO 14001 sembrava avere tutti i crismi in regola per gestire correttamente tutto il ciclo di incenerimento dei rifiuti. Solo pochi giorni fa, ad esempio, Sienambiente ha glorificato con apposito comunicato stampa l’avvenuta concessione di un altro titolo di qualità ambientale chiamato “registrazione Emas”, uno strumento volontario creato dalla comunità europea di valutazione della prestazione ambientale e dell’informazione al pubblico della prestazione ambientale, in aggiunta agli ISO 9001, ISO 14001 e OHSAS 18001 già conseguiti. Ma evidentemente per molte aziende le certificazioni burocratiche sono una cosa, la sostanza di quello che si brucia nei forni un’ altra.
Per onestà intellettuale chi scrive non ha nessuna fiducia in questi strumenti di controllo certificato. Posso dire che, nel campo alimentare, ISO 9001 può tranquillamente certificare che se una ditta fa biscotti con lo sterco, la certificazione garantisce che la procedura per fare i biscotti allo sterco è corretta e igienicamente controllata. Cioè, anche se di serie A, i biscotti rimangono fatti con lo sterco : mangiarli diventa un problema del consumatore. Come metalli pesanti, cadmio, polveri sottili. Beati gli spagnoli e i bresciani, che hanno l’inceneritore in città e non hanno problemi. O forse non lo sanno.
I forestali hanno denunciato il responsabile dell’azienda per disastro ambientale e altre sei persone per vari reati tra i quali contaminazione dei terreni agricoli, abuso e omissione di atti d’ufficio.
Gli accertamenti svolti all’interno e all’esterno dell’impianto di smaltimento hanno evidenziato l’incenerimento di rifiuti pericolosi e non con un’autorizzazione nulla in quanto priva della necessaria Valutazione di Impatto Ambientale. Sono state rilevate l’emissione di fumi contenenti diossine e furani, monossido di carbonio e biossido di azoto in concentrazione superiore a quella prevista dalla normativa. Alla Chimet, viene attribuita anche la contaminazione con cadmio dei suoli circostanti l’azienda e dei cereali coltivati, la gestione illegale di una discarica limitrofa allo stabilimento, con concentrazioni di selenio, altamente tossico, notevolmente superiori ai limiti consentiti dalla legge, e il reimpiego di parte dei rifiuti inquinanti scaricati per realizzare sottofondi stradali e conglomerati bituminosi” (dal sito <www.comitatotutelavaldichiana.it).
Il processo sta per cominciare : l’ 11 novembre c’è stata l’ udienza preliminare nella quale ha fatto scalpore il fatto che la Regione Toscana non si sia costituita parte civile, al contrario del Ministero dell’ Ambiente, il che getta una grossa ombra sull’operato della Regione riguardo alle concessioni fornite all’inceneritore. Eppure la Chimet, con le sue certificazione ISO 9001 e ISO 14001 sembrava avere tutti i crismi in regola per gestire correttamente tutto il ciclo di incenerimento dei rifiuti. Solo pochi giorni fa, ad esempio, Sienambiente ha glorificato con apposito comunicato stampa l’avvenuta concessione di un altro titolo di qualità ambientale chiamato “registrazione Emas”, uno strumento volontario creato dalla comunità europea di valutazione della prestazione ambientale e dell’informazione al pubblico della prestazione ambientale, in aggiunta agli ISO 9001, ISO 14001 e OHSAS 18001 già conseguiti. Ma evidentemente per molte aziende le certificazioni burocratiche sono una cosa, la sostanza di quello che si brucia nei forni un’ altra.
Per onestà intellettuale chi scrive non ha nessuna fiducia in questi strumenti di controllo certificato. Posso dire che, nel campo alimentare, ISO 9001 può tranquillamente certificare che se una ditta fa biscotti con lo sterco, la certificazione garantisce che la procedura per fare i biscotti allo sterco è corretta e igienicamente controllata. Cioè, anche se di serie A, i biscotti rimangono fatti con lo sterco : mangiarli diventa un problema del consumatore. Come metalli pesanti, cadmio, polveri sottili. Beati gli spagnoli e i bresciani, che hanno l’inceneritore in città e non hanno problemi. O forse non lo sanno.