Legambiente: il territorio di Trino inquinato per moltissimi anni
di Lexdc
TRINO VERCELLESE. La centrale Enrico Fermi è stata la capostipite del sistema nucleare italiano, entrando in esercizio nel 1965, seguita da Caorso, Latina e Garigliano. Ha prodotto fino al 1987 – anno in cui il referendum la mandò in pensione anticipata – ben 26 miliardi di kWh di energia elettrica.
Nei giorni passati il ministero dello Sviluppo economico ha approvato il decreto per lo smantellamento definitivo, dopo 25 anni dallo stop. Questo è quanto rende noto la Sogin (società di Stato per la bonifica dei siti nucleari), in un comunicato che, grazie al decreto, si occuperà di avviare le attività per la bonifica completa del sito con lo smantellamento e la decontaminazione. Una spesa importante per le casse dello Stato: difatti il piano della Sogin prevede circa 234 milioni di euro di spesa, di cui circa 52 milioni per il conferimento dei rifiuti al deposito nazionale. Alla fine tutta l’operazione probabilmente verrà acostare almeno il doppio. Fino ad oggi la centrale nucleare di Trino ha subìto: la demolizione delle torri di raffreddamento; la decontaminazione dei generatori di vapori; lo smantellamento di alcuni edifici e dei componenti dell’edificio turbina; la rimozione della traversa sul Po e la bonifica dell’amianto. Questi costi sono pagati a parte…
Alla sua conclusione il sito sarà restituito al territorio per il suo riutilizzo nel 2024, cinque anni dopo il completamento delle operazioni di smantellamento. I rifiuti radioattivi saranno conferiti in uno speciale deposito. Il governo Monti e il suo ministro dell’Ambiente Climi, con un comma nella legge liberalizzazioni dello scorso gennaio, hanno compiuto una rivoluzione silenziosa. Il comma stabilisce che lo stato può installare dove vuole i depositi senza il parere ora discriminante delle istituzioni locali. Già il fatto che un governo faccia passi così importanti “di nascosto” alla pubblica opinione dovrebbe far riflettere. Effetto nimby: si attende la rivolta dei sindaci pressati dai cittadini che si scopriranno in casa il deposito una volta che il governo abbia individuato il sito; ma più probabilmente si andrà verso la creazione di tanti depositi (in gran parte rendendo stabili quelli ora provvisori).
La delegazione vercellese di Legambiente grida però contro un’operazione che sembra una falsa bonifica. “Sarà solo un “mettere in ordine” il materiale radioattivo, e non una vera e propria disattivazione” commenta Gian Piero Godio “il materiale radioattivo dovrebbe finire nell’unico Deposito nazionale, la cui realizzazione era prevista entro il 31 dicembre del 2008. Ma non è stato fatto nulla, e c’è il rischio che tutta la materia contaminata rimanga sul territorio”. Nel più completo segreto, infatti, il 22 luglio è partito un “treno radioattivo” per la Francia con materiale della centrale di Trino che deve essere riprocessato prima del definitivo stoccaggio. Pare sia stata utilizzata anche una carrozza del Treno verde di Legambiente. E qui finito il trattamento ritorneranno le scorie a sfidare per millenni la salute della popolazione.
Il conto del nucleare è salato e viene lasciato in eredità a molte generazioni future. Se ne sono accorti anche a Fukushima.