Lo stop di alcune centrali in Francia ha aumentato il costo dell'energia
di Lexdc
SIENA. La notizia sarebbe che le prossime bollette dell’elettricità subiranno aumenti per lo stop forzoso a cui sono state costrette ben 12 centrali nucleari francesi sulle 58 in attività, che ha provocato l’aumento del prezzo sul mercato dell’energia, causa minore offerta.
La cosa più triste è che non ci vogliono allarmare per il fatto che la chiusura degli impianti è dovuta alla scarsa sicurezza delle centrali, riscontrata da controlli più severi provocati dalla tragedia nucleare di Fukushima, i cui costi ed effetti non sono stati ancora contabilizzati.
Qualche tempo fa, all’epoca in cui il compianto Umberto Veronesi voleva diventare il gran capo della seconda stagione del nucleare in Italia con il governo Berlusconi, avevamo raccontato la crudezza dell’incidente in Giappone come della costruzione di una centrale a Flamanville in Normandia, in cui era stato dimostrato che c’erano errori di progettazione gravissimi, come denunciavano attivisti locali. Ciò aveva rallentato la costruzione dell’impianto che adesso è fermo, in attesa di capire da dove viene il difetto che potrebbe causare una catastrofe, da cui l’Italia non rimarrebbe immune dato che le radiazioni notoriamente non conoscono confini.
A Le Figaro il direttore della ‘Autorité de sûreté nucléaire’ (Asn) Pierre-Franck Chevet ha in parallelo denunciato “l’esistenza di pratiche inaccettabili dall’inizio degli anni sessanta nella fabbrica del Creusot (di Areva, ndr): l’esistenza di 400 dossier volontariamente nascosti al cliente e all’Asn, e riguardanti anomalie, nonché la scoperta di documenti di fabbricazione che appaiono falsificati”.
L’Italia ha la capacità produttiva, seppure a costi un po’ più elevati, per avere energia elettrica senza doverla comprare dai francesi. Questo va bene, ma occorrerebbe che un governo veramente interessato seguisse da vicino cosa combinano oltralpe: le conseguenze su uomini, animali, le colture del vino e di quelle “eccellenze” che noi chiamiamo e che dovrebbero qualificarci come qualità di vita sono in serio pericolo e che nessun indennizzo – ammesso che venisse erogato – potrebbe mai restituirci.