I valori risultano comunque nella norma
di LEXDC SIENA
SIENA. Fin dalla stessa mattina del 12 marzo l’Agenzia Arpa della Toscana, venuta a conoscenza che, a causa del terremoto che ha colpito il nord del Giappone l’11 marzo, sabato 12 era avvenuta l’esplosione in un reattore presso la centrale nucleare di Fukushima Daichii (con la dispersione in atmosfera di vapori contenenti diverse sostanze radioattive, fra le quali il cesio-137 (137Cs) e diversi isotopi dello iodio), ha verificato la regolare funzionalità dei sistemi di campionamento e misura della radioattività in aria, e ha provveduto a intensificare le misure sul particolato nel fine settimana, per rendere disponibile un dato ogni giorno.
Intanto nel paese asiatico le zone di evacuazione sono state estese intorno agli impianti nucleari di Fukushima e sono in preparazione i provvedimenti per la somministrazione dello iodio stabile alla popolazione. Le autorità giapponesi hanno comunicato il rilascio di vapore (prima controllato) e poi l’esplosione alla International Atomic Energy Agency (IAEA). Tuttavia il problema si sta ulteriormente aggravando, poiché nella giornata odierna sono avvenute alle tre (ora italiana) due nuove esplosioni al reattore 3 della centrale di Fukushima 1, danneggiata dal terremoto di venerdì scorso. Almeno un ferito di oggi è rimasto contaminato dalle radiazioni.
In altre due centrali, che già domenica davano preoccupazione, Onagawa e Tokai, sembra che siano stati rimessi in funzione gli impianti di raffreddamento, ma il pericolo di una fusione, anche parziale, al reattore 2 di Fukushima delle barre di uranio esposte è ancora reale al 100%. Koichiro Genba, ministro per la strategia nazionale giapponese, ha dichiarato che: “Non c’è assolutamente alcun rischio Chernobyl”. Speriamo lo creda solo lui, e che fuori dalla sala delle conferenze stampa si diano da fare: la Settima Flotta americana ha fatto allontanare dall’area le proprie navi, constatato l’aumento di radioattività nella zona. La gravità della situazione è dimostrata dal fatto che i tecnici giapponesi stanno pompando acqua di mare per spegnere i reattori, cosa mai fatta prima d’ora, quindi dovrebbero aver sacrificato l’impianto che in ogni caso sarà per questo motivo inutilizzabile in futuro.
Tornando a casa nostra, Arpat informa che: “In Toscana è in funzione da circa 20 anni una rete di monitoraggio della radioattività ambientale in situazione normale, che comprende la rete di allarme per mettere in evidenza le conseguenze di incidenti che provocano la dispersione di sostanze radioattive nell’atmosfera. Anche lontano dall’emergenza, quotidianamente viene misurato il 137Cs nel particolato atmosferico campionato a Firenze, che rappresenta il punto di riferimento per la Regione nella rete nazionale e la misura più sensibile della contaminazione dell’aria. I livelli rilevati fino ad oggi sono nella norma”.
In ogni caso, aggiungiamo, le eventuali radiazioni rilasciate in atmosfera, andando in direzione est, dovranno attraversare il Pacifico e il continente Nord Americano prima di dirigersi verso l’Europa. Se le centrali nucleari francesi e svizzere sono vicine, quelle giapponesi – alla fine – non sono poi così lontane.