Mentre giochiamo a parole col nucleare, a Fukushima allargano la fascia di sicurezza
di Umberto De Santis
SIENA. La Cassazione ha depositato il 6 giugno le motivazioni, nelle quali si legge che con il varo del Dl “Omnibus” convertito in legge a maggio, da parte del governo non solo si è messo fine alla volontà di produrre nucleare, ma anche aperto nell’immediato al nucleare: l’articolo 5, infatti, “detta regole aventi la forza e l’efficacia di una legge che apre nell’immediato al nucleare”. Come aveva già fatto osservare il Presidente del Consiglio. Pare che lo stesso Gianni Letta, sottosegretario alla Presidenza, nel frattempo, abbia dato incarico all’Avvocatura dello Stato di inoltrare un ricorso alla Corte Costituzionale, cercando le “giustificazioni giuridiche” per confutare l’ordinanza di voto. E infatti, come ordinato, è stato richiesto che “La Corte Costituzionale il prossimo 7 giugno debba ritenere inammissibile la richiesta di referendum, come è stata formulata nella recente ordinanza della Corte di Cassazione, perché a quest’ultima spetta solo una verifica formale dei requisiti e non anche ulteriori valutazioni ‘sostanziali’”, e poiché sarebbe “cambiata la natura stessa del referendum “che non è più abrogativa ma propositiva, se non consultiva. Poiché, non deriva dai commi 1 e 8 dell’art.5 la possibilità di realizzare centrali nucleari, né di dar corso ad una politica energetica fondata sul nucleare – è scritto nella memoria – ne consegue che ciò che si chiede all’elettorato è di esprimersi sull’opportunità che in futuro, sulla base di nuove scelte, l’Italia adotti una strategia energetica. Ciò però non è previsto dal nostro ordinamento costituzionale con la conseguenza che il quesito risultante dall’ordinanza del 1 giugno dell’Ufficio Centrale per il Referendum non può che ritenersi inammissibile”. Ancora forti pressioni su Paolo Maddalena, successore designato di Ugo De Siervo alla presidenza della Corte Costituzionale che sarebbe entrato in carica il 7 giugno, lo hanno convinto a rinunciare. Al suo posto è stato eletto Alfonso Quaranta, giudice che piace al centrodestra di estrazione democristiana (corrente di Remo Gaspari, passata in blocco sotto l’ala di Gianni Letta con il ritiro dalla politica dell’ex ministro e deputato abruzzese di Gissi). Naturalmente chiedono il rigetto dell’istanza del governo la segreteria nazionale del Pd e i gruppi parlamentari di Camera e Senato che si sono costituiti davanti alla Consulta. La camera di consiglio della Corte Costituzionale è in riunione e si saprà una risposta definitiva in giornata.
Per rendere più interessante l’argomento, il neo-presidente ha dichiarato ieri: “Personalmente ritengo che la Corte Costituzionale non ha poteri per cancellare lo svolgimento del referendum sul nucleare, il cui quesito é stato ammesso dalla Corte di Cassazione”. Tutto ciò alimenterà sicuramente il caos e la disinformazione. Infatti le televisioni non trasmettono gli spot referendari se non nelle ore di minima audience televisiva, le schede stampate per gli italiani che votano all’estero portano i quesiti sbagliati e probabilmente il ministero degli Interni, dopo il voto del 13 giugno, cercherà di invalidarle tutte per contribuire a far mancare il quorum.
E mentre noi ci balocchiamo in discorsi da accademia giuridica con 130 avvocati nel Parlamento che non sono in grado di scrivere leggi chiare e efficaci, oltre che univoche, alla centrale nucleare di Fukushima hanno scoperto che l’intero sito galleggia sopra 100.000 tonnellate di acqua radioattiva. Inoltre, le falle aperte nelle piscine rilasciano ogni giorno 500 ulteriori tonnellate. L’acqua defluisce negli scantinati, che ormai sono saturi, visto che la Tepco (ha perso dall’inizio dell’anno il 90% del suo valore e non sarà in grado di pagare i danni provocati, né quelli immediati né quelli futuri, vista l’imminente dichiarazione di fallimento, che conferma che gli utili sono dei privati e i danni sono a carico della collettività) deve continuare a pompare acqua per cercare di tenere le barre di combustibile fuori dal pericolo della fusione. Si parla anche di allargare la fascia di sicurezza (il deserto intorno Fukushima per le prossime centinaia di anni) a un limite di 60 km. intorno la centrale nucleare. Onestamente è grazie al referendum del 1987 che chiuse la prima era nucleare italiana se siamo qui a parlarci addosso. Eliminare dall’agenda dei governi, come sembrano voler fare altri paesi europei come la Germania e la Svizzera, questo enorme pericolo incontrollabile dall’uomo per i prossimi venticinque anni è un meraviglioso servizio che possiamo fare ai nostri figli e alle generazioni future. Una volta tanto si potrebbe rinunciare a una domenica di mare: il prossimo potrebbe anche essere radioattivo.