415 Comuni sono per la moratoria: Udine, Vicenza, Grosseto, Fermo, Messina e Siracusa vietano il 5G
AMBIENTE. Alleanza Italiana Stop 5G ha consegnato 340mila firme al Ministro della Salute Roberto Speranza per chiedere una moratoria nazionale in grado di fermare i pericoli sanitari del 5G. La consegna dei plichi contenenti le firme è avvenuta tramite il portavoce nazionale Maurizio Martucci grazie al sostegno dell’On. Sara Cunial. Si è così concretizzata la volontà dei cittadini italiani contrari all’avanzata dell’Internet delle cose che, attraverso la petizione, intendono far sentire la loro voce al dicastero sanitario chiedono garanzie e tutela per la salute, minacciata da un’overdose elettromagnetica senza precedenti nella storia dell’umanità.
In piena emergenza Covid-19, da nord a sud è poi inarrestabile l’opposizione al 5G: a soli 14 mesi dal consenso nella Risoluzione di Vicovaro, inoltrate a tutti gli 8.000 municipi documentazione comprovante del rischio, è infatti salito a 415 il numero dei Comuni che hanno ufficialmente approvato atti amministrativi per la precauzione, mentre 263 sono i Sindaci che hanno emanato ordinanze urgenti e contingibili per vietare l’installazione di antenne sul territorio. Tra grandi città e capoluoghi di provincia, il Sindaco di Udine ha annunciato di volersi uniformare alle scelte precauzionali emesse dai primi cittadini di Vicenza, Fermo, Grosseto, Messina e Siracusa, mentre aderendo al progetto Noi la Ricerca promosso dall’Alleanza Italiana Stop 5G i consigli comunali di Trento, Bologna e Torino hanno approvato il co-finanziamento pubblico per sostenere uno studio scientifico indipendente sugli effetti del 5G. Mozioni cautelative votate e approvate anche nei consigli comunali di Catania, Firenze e nel Municipio XII di Roma Capitale. Proprio come tra i Consigli Regionali, Toscana e Marche hanno approvato mozioni contro i pericoli del wireless. E tra le Comunità Montane, in quella del Matese (Caserta) s’è poi tenuto il primo incontro Stop 5G in alta quota.
Le firme consegnate al Ministro della Salute fanno invece riferimento a due diverse istanze che l’Alleanza Italiana Stop 5G ha preso in incarico per sensibilizzare il Governo Conte all’adozione di azioni concrete ispirate al principio di precauzione. Si tratta di circa 60.000 firme prese nella petizione lanciata on-line lo scorso anno dalla scienziata Fiorella Belpoggi, mentre 280.000 firme provengono dall’Appello Internazionale Stop 5G dalla Terra e dallo Spazio sottoscritto in oltre 216 paesi al mondo, recepito dall’Alleanza Italiana Stop 5G come co-firmataria per il nostro paese.
Nel consenso popolare, si tratta dell’atto di partecipazione politica più incisivo e partecipato mai raggiunto sinora nella lotta contro il wireless di quinta generazione: 250 mila firme, tanto per fare un esempio, è infatti la soglia richiesta in Italia per avanzare iniziative di riforma legislativa popolare. E a breve, sempre da Alleanza Italiana Stop 5G di concerto con Alleanza Europea Stop 5G, partirà la raccolta europea da 1 milione di firme come iniziativa di legge dei cittadini del vecchio continente per girare al Parlamento europeo di Bruxelles la richiesta di una moratoria internazionale.
In sintesi dalle due petizioni, queste le richieste formulate al Ministero della Salute da Alleanza Italiana Stop 5G:
1) sospendere con una moratoria qualsiasi forma di sperimentazione tecnologica del 5G su tutto il territorio nazionale in attesa della produzione di sufficienti evidenze scientifiche per giudicarne l’innocuità, promuovendo uno studio sugli effetti biologici delle radiofrequenze 4G e 5G presso un ente indipendente e privo di conflitti d’interessi con l’industria, attesa la disponibilità dell’Istituto Ramazzini che ha già provata esperienza nel tipo di studio necessario;
2) mantenere gli attuali valori limite di legge nella soglia d’irradiazione elettromagnetica, puntando sulla minimizzazione del rischio proprio come indicato nei Report del Bioinitiative Group, dal Parlamento Europeo nella Risoluzione del 2009 e l’Assemblea del Consiglio d’Europa con la Risoluzione n° 1815 del 2011, volta ad un abbassamento dei limiti di legge a 0,6 V/m nell’immediato e a 0,2 V/m sul lungo termine, valutando tutte le opinioni critiche e i giudizi negativi giunti dalla comunità scientifica in merito agli effetti di un eventuale innalzamento dei limiti di legge, abrogando altresì l’articolo 14 del Decreto Sviluppo “Ulteriori misure urgenti per la crescita del Paese” (DL n° 179 del 18/10/2012 pubblicato sulla G.U. n° del 19/10/2012), che impone una misurazione dei campi elettromagnetici su una media di 24 ore (valore arbitrario), anziché sui 6 minuti (valore basato su motivazioni biologiche);
3) minimizzare il rischio sanitario promuovendo anche uno studio epidemiologico sui campi elettromagnetici che sia sviluppato da enti indipendenti non riconducibili alle aziende di telecomunicazione interessate a sviluppare la tecnologia 5G anche a discapito della salute della popolazione.