Conferme dalla Protezione civile italiana e francese, non c'è stata fuga
di Umberto De Santis.
SIENA. Marcoule è il più vecchio sito nucleare francese dove, in un’area di 300 ettari ci sono tre centrali nucleari dismesse, perciò non funzionanti e una serie di impianti industriali di trattamento materiale radioattivo, in uno dei quali è accaduto l’incidente di lunedì (12 settembre). A lungo la popolazione locale ha atteso, in un clima di paura, che venisse ordinata l’evacuazione, e simili iniziative si attendevano in Liguria, che per la relativa vicinanza all’area di Avignone, poteva divenire facilmente prima area contaminata nel caso di una fuga radioattiva.
I vigili del fuoco francesi sono riusciti a domare l’incendio nel giro di meno di due ore, e numerosi controlli hanno verificato che non c’è stata dispersione di materiale radioattivo né in aria né in acqua, anche perché non c’è trattamento di materiale atomico dal 1984, quando le centrali sono state chiuse. Così l’allarme è rientrato.
In Italia il sistema di radioprotezione che gravita intorno l’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), Arpa e Protezione Civile ha messo in esecuzione il piano nazionale per le emergenze nucleari, i cui primi monitoraggi hanno dato esiti negativi. Anche dall’omologo istituto di radioprotezione francese (IRSN), a seguito dei controlli radiometrici attorno al sito, è attivata comunicazione che non risulta la presenza di contaminazione ambientale. Così l’incidente è stato chiuso nella stessa giornata dalle autorità francesi. Lo stesso ente transalpino ha comunicato che i risultati delle misure sui campioni prelevati saranno resi disponibili sul sito http://www.irsn.fr/.
Per quanto riguarda la regione Toscana, a seguito dei controlli effettuati per seguire l’evolversi della tragedia di Fukushima, sappiamo bene che Arpat svolge quotidianamente le attività di monitoraggio radiologico per segnalare eventuali anomalie. In particolare è in funzione la rete di monitoraggio in continuo della radiazione gamma, in otto stazioni sul territorio regionale, e sono in corso le misure di radioattività nel particolato atmosferico prelevato a Firenze. Finora “Non si segnalano anomalie nella radioattività misurata” secondo le parole dell’Agenzia. Il piano di radioprotezione civile fu formulato la prima volta nel 1986, a seguito dell’incidente di Chernobyl, e poi aggiornato in seguito a studi sviluppate prendendo a riferimento le centrali atomiche più vicine al nostro paese a Krsko (Slovenia) e St. Alban (Francia).
Intanto in Giappone hanno deciso una virata a 180 gradi seria e definitiva, mentre il ministro dell’Ambiente italiano Prestigiacomo chiede che venga attivata al più presto l’inutile carrozzone dell’Agenzia nucleare che doveva nascere intorno alla controversa figura dell’oncologo Veronesi. Il nuovo primo ministro nipponico, Yoshihido Noda: “Ripartiremo con una pagina bianca e presenteremo entro l’estate prossima un nuovo piano energetico che arriva fino al 2030” che significa: prima di Fukushima il Giappone contava di portare la produzione elettrica di origine nucleare al 50% del fabbisogno nazionale, ora sono scesi già a meno del 27% e nel lungo periodo chiudere tutti gli impianti atomici. Concludendo con “Grazie alle nostre capacità tecniche, insieme a una riforma delle leggi e a una politica di sostegno per l’adozione delle nuove energie, noi dobbiamo fare del Giappone un modello su scala globale”, una bella ambizione per un paese che guarda al futuro.