Rischi per i cittadini europei dagli impianti obsoleti
di Lexdc
SIENA. Oskarshamn è una cittadina della Svezia meridionale di 17mila abitanti nella contea di Kalmar. La cittadina è conosciuta perché sede di una centrale nucleare, dove nella notte di sabato è scoppiato un incendio, che ha costretto al fermo un reattore nucleare, paventando il peggio. Il rogo è divampato infatti nella sala turbine del reattore 2, che è stato subito spento dai servizi di emergenza della centrale. Dopo, anche il reattore e la turbina sono stati chiusi come misura precauzionale. Secondo l’Okg, l’operatore proprietario della centrale, “L’incendio è stato causato dalla fuoriuscita di petrolio su una superficie calda”.
A Oskarshamn si produce il 10% del fabbisogno elettrico svedese. L’impianto è stato costruito nel 1972, quindi le norme di sicurezza a cui deve ottemperare sono ormai superate: di certo non resisterebbe all’urto di un aereo dirottato modello “Torri gemelle”. L’organizzazione non governativa norvegese-russa Bellona (www.bellona.org) denuncia che la paura si è sparsa per tutta la Russia nordoccidentale per la possibile diffusione di radiazioni, i cui livelli sono stati monitorati per tutta la domenica a S. Pietroburgo e nella regione di Leningrado. La radiazione di fondo sembra che sia rimasta su valori normali. Sempre le fonti russe ricordano che non è la prima volta che centrali nucleari svedesi, tutte posizionate sul Baltico, quindi di fronte a Russia, Finlandia e paesi confinanti, vanno a fuoco. Ben più grave per la sicurezza dei reattori fu l’incendio di Forsmark nel 2006. Tanto che quattro reattori furono fermati, tra cui quello andato a fuoco sabato notte. Nel 2008 sempre la stessa centrale fu toccata dallo scandalo ella mancanza di sicurezza: si scoprì che due addetti alla manutenzione di una ditta in subappalto avevano passato il checkpoint con esplosivi in una borsa senza essere fermati, e la denuncia era stata fatta al Parlamento Europeo dall’eurodeputata tedesca Rebecca Harms. Conclusione: sarebbe bene che anche gli svedesi ci ripensassero un poco sul nucleare. Non è semplice, visto che dall’energia atomica viene prodotto il 50% del fabbisogno di elettricità nel paese.
Dall’altra parte del Baltico, in Finlandia, per ironia della sorte si sta consumando la farsa della centrale atomica di Olkiluoto. La famosa centrale realizzata con la tecnologia EPR – la stessa “terza generazione” che il governo italiano di centrodestra voleva vendere come innovativa, sicura ed economica agli italiani – ha sforato ogni termine razionale di tempi costruzione e di costo economico: è già un bagno di sangue, visto che solo il sovrapprezzo vale 4 miliardi di euro (che era la cifra, secondo il presidente del consiglio italiano, che serviva per realizzare un impianto). Inoltre, si prevede che sarà operativa nel 2014, sempre che superi i controlli sulla sicurezza: il cantiere è stato aperto nel 2005 e i tempi che erano stati venduti agli italiani erano ben più ristretti, vere balle atomiche! Per chiarezza le notizie vengono dal deputato francese Marc Goua della Commissione Finanze dell’Assemblea Generale francese, non da fonti antinucleariste interessate. Areva, il braccio armato di Sarkozy nel campo nucleare, che doveva realizzare le 4 cenrali italiane se non ci fosse stato il referendum, non ha voluto commentare il rapporto del deputato socialista francese. Rimane il fatto che la società, quattro anni fa, aveva investito 2,5 miliardi di dollari per acquisire la proprietà di tre miniere di uranio in Africa e certamente pensava di vendere all’Italia il minerale. Il titolo Areva soffre alla borsa francese, per aver sovrastimato la capacità delle riserve di materiale delle miniere, il calo del prezzo delle materie prime a livello mondiale e i ritardi accumulati nella realizzazione dell’impianto di Olkiluoto. Però ha risparmiato sulla cresta che inevitabilmente avrebbe dovuto subire dalla politica italiana per lavorare nel nostro paese. Ad Areva pensiamo di no, ma ai cittadini italiani l’esito referendario della questione energetica nucleare è andata abbastanza bene.