La salvaguardia dei due enti deve andare necessariamente di pari passo dice il capogruppo in consiglio comunale di Sel
SIENA. Quanto sta accadendo nella vicenda dell’aumento di capitale di Banca MPS ci preoccupa molto.
Nei giorni scorsi è stato approvato con circa 82% dei voti degli aventi diritto in Assemblea, l’aumento di capitale fino a tre miliardi entro giugno. Anche se la posizione di Sel su questo punto è più articolata, questo passaggio ha dimostrato che il rilancio della Banca è importante, ma che non può avvenire alle spalle della Fondazione .
La querelle tra vertici di Banca e Fondazione sui tempi dell’aumento, 31 gennaio per la Banca, dopo il 12 maggio per la Fondazione, ha sovrastato la discussione e ha rischiato e rischia di oscurare il dato più saliente per i mercati, che l’aumento ci sarà entro 6 mesi.
Nell’ultimo Consiglio Comunale è stata approvata una mozione della maggioranza che invitava al dialogo i due enti nella speranza che si ricercasse una soluzione condivisa senza arrivare ad uno scontro.
Pur sapendo che la Fondazione non aveva margini di trattativa nell’accettare la scadenza categorica dettata da Profumo, pena la sua dissoluzione, abbiamo tenuto un profilo bipartisan per non acuire il contrasto tra i due vertici.
Oggi però, al cospetto di quanto avvenuto e alle dichiarazioni del management , non possiamo non sottolineare che più che polemizzare, i vertici della Banca , dovrebbero concentrarsi sul raggiungimento di quei risultati che ancora non si vedono.
Profumo sapeva che l’aumento di capitale entro il 31 gennaio avrebbe annientato la Fondazione, come poteva pensare di chiedere a chi governa quell’ente di votare in assemblea per la sua estinzione?
L’annientamento della Fondazione avrebbe lasciato sul campo qualche centinaio di milioni di patrimonio pubblico utilizzabile per il finanziamento di progetti del territorio toscano e per attività filantropiche, che sarebbero finiti come mancia nelle tasche dei soci privati e del consorzio di banche, in gran parte straniere, accorse a garantire l’aumento di capitale.
Queste forzature andrebbero evitate, soprattutto in momenti così delicati: la salvaguardia dei due Enti deve andare necessariamente di pari passo. È assurdo e ingiusto chiedere il sacrificio esiziale della Fondazione che in questi anni si è svenata per cercare di salvare la Banca.
Le difficoltà incontrate nel rilanciare la Banca con semestrali ripetutamente in perdita, di questo si dovrebbe occupare il management. Motivare il personale, rasserenare il clima interno in un rapporto di apertura e dialogo con i lavoratori che hanno pagato prezzi alti in questi anni. Sono questi, a nostro avviso, le vere criticità più che l’aumento di capitale procrastinato di qualche mese che ha avvolto in una nebulosa il resto dei problemi.
Bisognerebbe evitare inoltre dichiarazioni forzate. Ad esempio evitare di paragonare questa vicenda a quella nefasta della difesa del 51%. In questo caso la Fondazione non rivendicava alcun controllo sulla Banca ma semplicemente di non morire. Sa benissimo la Mansi che non potrà salvare se non quote marginali di partecipazione della Fondazione nei futuri assetti della Banca post aumento di capitale. Non chiede controllo, chiede di far sopravvivere l’ente che le è stato assegnato. E’ giusto e condivisibile a meno che non si voglia dottrinariamente eradicare ogni residuo di presenza della Fondazione nel futuro assetto della Banca.
L’aumento di capitale votato nei giorni scorsi senza la possibilità di poterlo sottoscrivere e la rinuncia al tetto del 4% delle quote di partecipazione di altri soci nell’azionariato, votata a luglio dalla Fondazione, vanno nella direzione opposta a quella di una difesa localistica .Sono cioè nel segno dell’apertura e non della difesa e dell’arroccamento identitario della comunità e di chi la rappresenta. Ci spiace molto che questo nuovo aspetto ed atteggiamento della comunità e di chi la rappresenta non venga colto e rappresentato correttamente.
Il Presidente della Banca dovrebbe chiarire rapidamente se intende accettare il volere sovrano dell’assemblea e mettersi a disposizione del nuovo mandato oppure, senza indugio, rinunciare rimuovendo rapidamente ogni tipo di incertezza che potrebbe penalizzare il titolo e gli azionisti.
Pasquale D’Onofrio
Capogruppo Sinistra Ecologia e Libertà
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