Le situazioni così delicate e complesse non si affrontano a colpi di interviste e di comunicati
SIENA. Vorrei proprio essere nel torto, ma la discussione in corso mi ricorda un modo di dire che ogni tanto sento in giro: ce ne hanno date tante ma quante gliene abbiamo dette. Come se le parole fossero sullo stesso piano dei fatti. Le parole servono in alcuni casi, come in questo, alla consolazione, a compiangersi addosso perché non capiti dai malvagi, dagli opportunisti, da chi non ha a cuore il bene generale della città. E le botte, i fatti, diventano narrazione, ricordo per dire io l’avevo detto, io sono il buono: tutto si trasforma in racconto politico. Tutto ciò serve a poco se non a nulla, serve solo a prendere il famoso “muro”.
Il racconto ha senso quando è portatore di fatti e acquista, per questo, significato. Alcune parole della Mansi, così come quelle di Profumo sono fatti; altre diventano racconto quando ad esempio il presidente della Banca parla del dopo aumento del capitale e i benefici per Siena, o quando il presidente della Fondazione narra del motore dello sviluppo senese incentrato sull’ente da lei amministrato. Allora parliamo dei fatti! L’aumento di capitale con molta probabilità verrà realizzato nei termini voluti da Profumo, Viola e dal consiglio di amministrazione del Monte, vediamo perché? La spiegazione si trova nei crediti di dubbia qualità. Per ora le pratiche di bilancio messe in atto dalle banche a questo proposito sono servite solo ed esclusivamente a prendere tempo. In ciò favorite anche dalle pressanti richieste che provenivano dalle famiglie e dalle imprese. Tempo che con molta probabilità scadrà nei primi mesi del prossimo anno. Anno il 2014 che vedrà una “piccola” rivoluzione nel settore creditizio europeo con gli stati nazionali che vogliono arrivare a quell’appuntamento con i conti delle maggiori banche in ordine. Per questo la comunità europea farà fare e sta facendo un vero e proprio check up Stato per Stato, banca per banca.
Il contenzioso e i crediti di dubbia esigibilità delle banche italiane sono molto alti e all’interno di questo dato il Monte non è secondo a nessuno (cfr. dato ABI). In più, non è detto che le condizioni di gennaio siano le stesse di giugno, perché a causa delle questioni sopra evidenziate, molte banche e non solo queste, avranno bisogno di ricorrere al mercato per i diversi aumenti di capitale. È probabile, allora, che gli investitori si indirizzino verso quelle operazioni il cui capitale conferito possa, da subito, generare dividendi. Altro che aspettare il 2017! Non tener conto di questo contesto vuol dire raccontare, narrare, dirgliene quattro, ma poco più.
Ma allora cosa potrebbe fare la Fondazione nella situazione specifica? La Fondazione dovrebbe, a parer mio, aiutata dalla banca e dal governo, cercare almeno di arrivare all’appuntamento dell’aumento di capitale avendo venduto una quota azionaria che gli permetta di rimborsare i debiti contratti dalle gestioni precedenti. Accompagnare, una volta liberatasi da questo problema, l’aumento di capitale della banca. Questo è il mestiere specifico della politica che dovrebbe svolgere un ruolo attivo per favorire le condizioni perché lo scenario, sopra descritto, si possa realizzare. Situazioni così delicate e complesse non si affrontano a colpi di interviste e di comunicati. Tale modo di fare non ottiene altro risultato che aumentare le tensioni e le preoccupazioni fra le parti interessate e i soggetti più esposti come, ad esempio, i lavoratori. Passaggio difficile, quello sopra descritto, ma non impossibile, nella consapevolezza che i probabili acquirenti avrebbero un esborso di denaro nettamente superiore a quello che impiegherebbero fra qualche settimana. Qui si gioca il prestigio di molti compreso quello del ministro dell’economia che dovrebbe mettere in campo la stessa capacità persuasiva che ha messo in essere per altre situazioni (Alitalia). Vedremo!
Pierluigi Piccini
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