ABBADIA SAN SALVATORE. (f. p.) Domenica 3 ottobre 2010 alle ore 16,30 nei locali della macchia Faggeta si terrà la presentazione del nuovo libro di Roberto Fabbrini “Il respiro degli angeli”. Interverranno Patrizia Mantengoli, vice sindaco di Abbadia S. Salvatore, Piero Taiti, medico neurologo, Paolo Bongioanni, dir. Medico Ospedale di Pisa, Raffaella Bellucci Sessa, Fondazione Colonnetti editore, Nicola Cirocco, associazione OSA.
Intervento artistico con musiche di Franco Fabbrini (contrabbasso e chitarra), Nicola Costanti (pianoforte e voce), Luca Ravagni (sax), Paola Lambardi (voce recitante). Roberto Fabbrini convive da sei anni con la sclerosi laterale amiotrofica. Malgrado sia completamente immobilizzato e gli sia preclusa anche la parola comunica, con l’ausilio di un computer a puntatore ottico, con il resto mondo, e continua a scrivere e a diffondere la sua esperienza e la sua voglia di vivere e di esserci.
L’uomo reagisce alla sofferenza subita in varia maniera: si ribella, si mette in posizione di difesa, aggredisce chi non è colpito dal male, oppure può adottare tutti i vari gradi dell’accettazione della patologia, a volte si può perfino convertire ad una totale dedizione al servizio degli altri anche a rischio della propria vita.
In ogni caso la malattia è un potente solvente di sovrastrutture esistenziali, più o meno sincere, più o meno artefatte ( anche legittimamente ) facendo sì che ci si trovi costretti a fare i conti con imprevedibili e nuove possibilità, valori, sentimenti sconosciuti, ma che si trovano, consapevoli o no, nel profondo dell’io personale.
In questa sua opera – come in altre – l’autore ci illustra una situazione particolare : un evento morboso che ha invaso e travolto la sua vita e quella dei suoi cari, esprime un grido profondo che assume anche una valenza poetica, ci parla della sua malattia come di un’ inesorabile macchina kafkiana che sottrae ad una coscienza vigile, con il suo progredire, tutte le facoltà umane, fisiche e relazionali. Quello che non viene cancellata è la persona nei suoi pensieri, nei suoi sentimenti, nei suoi affetti, nelle sue facoltà etiche e relazionali : in queste pagine si parla di un uomo gradualmente denudato di tutto fuori che della sua “umanità”.
Di fronte alla sventura di questo “possente veliero naufragato” ognuno si trova inevitabilmente a fare i conti con la sua “rotta” della vita, con i fondamenti della propria esistenza.
Intorno a questa esistenza particolare è nato un tessuto umano di trama stretta, di partecipazione, di consonanza, di fraternità condivisa, di amore donato e ricevuto, in circostanze straordinarie o anche in atti di banale quotidianità.
Vien fatto di soffermarsi con rispetto sulla soglia di questo universo di relazioni (che ha l’epicentro fra le brume e gli odori di Abbadia) e chiedere il permesso di “bussare”, tanto è il fascino di conoscerlo e condividerlo.
Intervento artistico con musiche di Franco Fabbrini (contrabbasso e chitarra), Nicola Costanti (pianoforte e voce), Luca Ravagni (sax), Paola Lambardi (voce recitante). Roberto Fabbrini convive da sei anni con la sclerosi laterale amiotrofica. Malgrado sia completamente immobilizzato e gli sia preclusa anche la parola comunica, con l’ausilio di un computer a puntatore ottico, con il resto mondo, e continua a scrivere e a diffondere la sua esperienza e la sua voglia di vivere e di esserci.
L’uomo reagisce alla sofferenza subita in varia maniera: si ribella, si mette in posizione di difesa, aggredisce chi non è colpito dal male, oppure può adottare tutti i vari gradi dell’accettazione della patologia, a volte si può perfino convertire ad una totale dedizione al servizio degli altri anche a rischio della propria vita.
In ogni caso la malattia è un potente solvente di sovrastrutture esistenziali, più o meno sincere, più o meno artefatte ( anche legittimamente ) facendo sì che ci si trovi costretti a fare i conti con imprevedibili e nuove possibilità, valori, sentimenti sconosciuti, ma che si trovano, consapevoli o no, nel profondo dell’io personale.
In questa sua opera – come in altre – l’autore ci illustra una situazione particolare : un evento morboso che ha invaso e travolto la sua vita e quella dei suoi cari, esprime un grido profondo che assume anche una valenza poetica, ci parla della sua malattia come di un’ inesorabile macchina kafkiana che sottrae ad una coscienza vigile, con il suo progredire, tutte le facoltà umane, fisiche e relazionali. Quello che non viene cancellata è la persona nei suoi pensieri, nei suoi sentimenti, nei suoi affetti, nelle sue facoltà etiche e relazionali : in queste pagine si parla di un uomo gradualmente denudato di tutto fuori che della sua “umanità”.
Di fronte alla sventura di questo “possente veliero naufragato” ognuno si trova inevitabilmente a fare i conti con la sua “rotta” della vita, con i fondamenti della propria esistenza.
Intorno a questa esistenza particolare è nato un tessuto umano di trama stretta, di partecipazione, di consonanza, di fraternità condivisa, di amore donato e ricevuto, in circostanze straordinarie o anche in atti di banale quotidianità.
Vien fatto di soffermarsi con rispetto sulla soglia di questo universo di relazioni (che ha l’epicentro fra le brume e gli odori di Abbadia) e chiedere il permesso di “bussare”, tanto è il fascino di conoscerlo e condividerlo.