Tutto secondo il copione del Tandem: Fondazione verso la morte annunciata
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di Red
SIENA. “La nazionalizzazione sarebbe peggio per la banca, la città e la Fondazione e senza ricapitalizzare per ripagare i Monti bond la nazionalizzazione è certa”. Lo affermava Alessandro Profumo, presidente di MPS in un’intervista a Repubblica. Allora vuol dire che i governi di Francia, Spagna, Belgio, Olanda, Gran Bretagna che in situazioni di dissesto analoghe hanno nazionalizzato Dexia, Bankia, Sns, Royal Scottish non hanno capito niente e dall’Italia è arrivata la lampadina illuminante che ha spiegato alla Bce e alle istituzioni europee la “vera” arte della finanza. Questo Oreste de’ noantri, che uccide la madre Fondazione, proseguendo nella tradizione inaugurata da Mussari, è pronto al gesto estremo. Ma almeno Clitennestra lo aveva tradito, il povero Oreste, mentre Mancini (che non riusciamo ad immaginare col peplo), è sempre stato fedele alla linea indicata dal “figlio” fino alla soluzione finale di cedergli in toto il comando delle operazioni con le delibere di ben tre assemblee straordinarie.
Per cui è ora che la signora Mansi e il sindaco Valentini la smettano di fare i coreuti di questa tragedia in salsa senese. La smettano di far credere all’opinione pubblica che ADESSO si stia realizzando un “colpo di stato”: se sono arrivati alle posizioni che ricoprono lo devono proprio a questo, sono figure sostanzialmente inutili, e ciò per due ragioni precipue. Una, grazie alla mancanza di indignazione di buona parte della cittadinanza per il furto subìto, di cui tanti sono stati loro malgrado complici assecondando le peggiori pratiche clientelizie. La seconda grazie all’inconsistenza della classe politica locale in cui perfino un candidato sindaco dell’opposizione ha teorizzato la giustezza della riforma dello statuto della Fondazione lasciata in mano all’etereo Mancini, che come tutti i gattopardi di questo mondo ha cambiato la forma e non la sostanza: il potere sulla banca e il potere sulla città sono rimasti nelle stesse mani che hanno provocato il diluvio, basta leggersi l’elenco del gruppo direttivo del PD cittadino sotto la guida del “nuovo” Mugnaioli, dove c’è il nome di chi ha mandato politicamente prima Mussari e poi Profumo a dirigere la banca.
All’atto pratico, come era logico aspettarsi, il mercato ha considerato le azioni MPS sotto l’ottica dell’aumento di capitale da 3 miliardi. Ora ci si stupisce dell’incapacità di Profumo di sapere quanti soldi occorrano veramente per risolvere i problemi una volta per tutte: dai due miliardi dell’ottobre 2012 siamo arrivati a tre con cadenza semestrale, forse i conti non se li sa fare bene il manager genovese? Parafrasando Mussari, l’incapacità non è un reato. Il mercato invece i conti se li sa fare bene e in assenza di un piano industriale credibile (quelli fatti erano esercizi da Istituto di Ragioneria delle superiori, visto che sono rapidamente diventati carta straccia), la paura che tra breve ci scappi la necessità di un altro miliardo per arrivare, guarda caso, ai 4 presi in prestito dallo Stato – perché il Tandem potrebbe non essere in grado di generare gli utili necessari – è sempre dietro l’angolo. Infatti prima si fa l’aumento di capitale, poi ti dico che cosa ho scritto nel segretissimo piano industriale inviato a Bruxelles: chi ha i soldi veri non rischia al gioco delle tre carte.
Ma lasciar passare consapevolmente, con gli annunci e le dichiarazioni fatte, il valore del titolo in cinque giorni da 0,2168 a 0,1840 con la prospettiva di scendere rapidamente sotto la soglia per cui i creditori possono agire prendendosi tutte le azioni della banca che hanno in pegno ha un doppio significato. Ricordare a Mansi e Valentini che non contano nulla e se vogliono salvare le briciole, vanno bene gli strepiti pubblici per accontentare il popolino, ma nelle segrete stanze devono essere pronti all’ubbidienza. Poi c’è lo scandalo annunciato del consorzio di banche che garantirà l’aumento di capitale. Tra queste, in pieno conflitto di interessi, secondo la stampa specializzata ce ne sarebbero alcune, come Mediobanca, che sono tra i creditori della Fondazione. Guadagnano due volte alle spalle della città, lor signori.
Altro che Oreste: occorrerebbe arrivasse un Ulisse per porre fine a questo banchetto dei Proci.