Voler salvare la Fondazione come depositario della ricchezza senese è una fantasia?
di Red – foto di Corrado De Serio
SIENA. L’Italia evidentemente è un paese dove non mancano intempestività e fantasia. Poi quando sono riunite in un solo comunicato, la cosa lascia le persone normali piuttosto stupite quanto basite. Per lamentare interferenze ipotetiche di opinioni legittime sul suo operato – se viviamo ancora in uno stato libero che garantisce il diritto di opinione – la Fondazione MPS ha fatto un comunicato stampa di segnalazione alla Consob a mercati aperti. Mussari ci ha insegnato per anni che queste cose si fanno dopo le 17:30 a mercati chiusi, ma “fare il banchiere non era il suo mestiere”. Complice l’andamento negativo delle borse, il titolo MPS ha perso ancora, e alle 14:22 di oggi quota 0,2171 euro per azione. Notevole poi il contenuto della segnalazione, dalla quale si evince che non si potrebbe parlare di quello che tutti sanno, cioè che la Fondazione è piena di debiti, costretta allo stato attuale dalla qualità negativa del debito che ha sottoscritto a sperare che il valore dell’azione non vada al di sotto di una soglia che darebbe ai creditori la facoltà di vendere tutto il 34% della Fondazione per realizzare quanto hanno da avere. Non parlarne o far finta di niente si chiama omertà, e comunque gli unici che devono essere informati sono i cittadini e non gli operatori di borsa o le istituzioni di vigilanza, che come stanno le cose lo sanno bene perché è il loro mestiere saperlo. Si presume.
Altrettanto la proposta di far rilevare il debito di Palazzo Sansedoni alla banca (ma potrebbe essere la famigerata Cassa Depositi e Prestiti, che potrebbe offrire un tasso di interesse più basso alla Mansi, salvaguardando allo stesso tempo il risparmio postale dei suoi clienti, tanto garantisce Profumo col suo Piano Industriale, no?), è un provocatorio parto di fantasia, ma fino a che punto? Con un parto di fantasia la Banca d’Italia concesse al MPS la chiusura dell’acquisto Antonveneta il 31 maggio 2008, eppure una delle condizioni categoricamente ostative – cioè la ridefinizione del Fresh – fu autorizzata solo nel settembre successivo. Anche avesse detto di no, i 17 (e passa) miliardi di bonifici erano già all’estero da quattro mesi…
A suo tempo ci voleva molta fantasia per capire che la partecipazione di Caltagirone nel MPS casualmente aveva lo stesso valore degli affidamenti concessi dalla banca alle aziende dell’imprenditore romano… Con un altro parto di fantasia, Giulio Tremonti inventò i bond che non esistono in alcuna altra parte del mondo, nemmeno nei manuali di economia finanziaria. Ebbe il buon gusto di fare una legge che teoricamente poteva essere utilizzata da tutte le banche. Se ne servirono, pressati, due o tre istituti, ma solo MPS ne fece uso massiccio e gli altri se ne sbarazzarono al più presto. Per la verità rimproverammo a Vigni di averne presi pochi di bond, come le vicende seguenti poi confermarono in peggio, perché comprendevamo la gravità della situazione. La fantasia di Mario Monti invece li ha modificati ad esclusivo uso e consumo di Rocca Salimbeni, il che manda in archivio le critiche dei signori “non si può fare”. E’ solo lo spauracchio per i poveri. La politica – se vuole – può fare quel che vuole.
Fantasia al potere, dunque nell’Italia del Duemila e gli esempi potrebbero riempire pagine su pagine, rimanendo sempre nel tema Monte e Siena. Da una parte meglio non avere nulla, se dovesse essere amministrato da personaggi come quelli che hanno appena lasciato il proscenio in Palazzo Sansedoni, dal presidente all’ultimo dei deputati. Dall’altra, è una ricchezza da salvaguardare però che fermerebbe il declino della città che appare ogni giorno sempre più evidente nella sua gravità.