Il commento di Valentini al piano industriale è la prova della profonda scissione fra quello che lui registra e quello che invece si poteva fare
SIENA. I neurologi hanno da tempo assodato che una delle funzioni dell’encefalo umano è quella di trovare spiegazioni a comportamenti spesso adottati in maniera inconsapevole. E’ per questo che, di fronte agli immensi e noiosissimi fiumi di parole che vengono pronunciate, stampate, e anche sbattute sulla rete dal nostro Sindaco, non posso che provare una sincera tenerezza e compassione, frutto di una consuetudine professionale all’osservazione della imperfezione umana. Sarebbe però ingiusto porsi al di là, anzi al di sopra, di tali manifestazioni, anche perché sarebbe irrispettoso verso la carica che egli riveste, spesso in maniera irrispettosa verso la stessa. Dunque per umanità e rispetto, invece della compassione o tenerezza, credo sia meglio “incazzarsi” di fronte a ciò che dice o vuole dire il personaggio “Valentini”.
Questo non toglie che inseguire con le parole i fatti debba essere tollerato. Il commento di Valentini al nuovo piano industriale di Mps non è in sé delirante. Quello che fa urlare di dolore chi lo legge (se non si addormenta prima) è la profonda scissione fra quello che Valentini registra e quello che invece si poteva fare, si poteva dire e si poteva evitare.
Noi tutti indistintamente, dai banchi dell’opposizione ma anche della sua stessa maggioranza (o come si voglia definire), in occasione dello storico colpevole voto sul 4%, ribadimmo la necessità da parte della politica e da parte di una città di poter continuare – nel rispetto della legge, ma anche per rispetto alle buone consuetudini- ad avere qualcosa di più di una voce, di un “invitino” sussurrato sottovoce per non urtare nessuno in Fondazione o in Banca. Aver rinunciato a tale prerogativa, e non per convinzione ma per disposizioni esterne, verosimilmente recapitate via sms da Firenze, ci ha portato a questo punto. Come mai una città che ancora avrebbe potuto dire la sua su occupazione, esternalizzazioni e tagli ora deve solo assistere impotente, sperare e augurarsi che una “moral suasion” pronunciata da un dipendente (per ovvi motivi) non esternalizzabile, raggiunga il suo bersaglio e scalfisca i tutt’altro che morbidi cuori di cinici eurocrati o arroganti banchieri.
Queste cose le avevo purtroppo previste. Preoccupato come ora, ma soprattutto dubbioso sulla buona fede del mio interlocutore all’allora ex sindaco di Monteriggioni, gliele avevo anticipate in campagna elettorale quando, trionfante per un suo colloquio privatissimo con Profumo, ci aveva raccontato nel corso di una tribuna di aver riportato una grande vittoria per Siena, ovvero aver strappato una promessa: che la fornitura di lapis e tempera-lapis per Mps sarebbe rimasta su Siena. Non so se, per ottenere ciò, si era vestito con un saio da penitente percorrendo scalzo la Francigena, ma quella sera in tv da Daniele Magrini fu coralmente deriso da tutti (vera penitenza!).
Se non fossimo di fronte ad un vero dramma per la città e per i lavoratori, che di fronte allo spettro della precarietà, di pesanti ridimensionamenti di progetti di vita di intere famiglie e di dolorose amputazioni di aspirazioni legittime per giovani e studenti, se non fosse per questo dramma sociale che Siena si appresta a vivere, impotente e stordita (anche dalle chiacchiere del suo sindaco), se non fosse per questo preoccupante scenario, sarebbe anche piacevole continuare a scherzare su chi ridicolizza la città e la sua stessa persona spacciandosi “on demand” da esperto in tutto.
Chi vuole scrivere questo nuovo capitolo della storia di Siena può cominciare da qui. Da come Siena, e la sua depredata Fondazione, delegarono in carta bianca i nuovi padroni, in nome di un fair play finto e di facciata, di un’imbelle pseudo-correttezza, di un’ipocrita parola d’ordine (anch’essa giunta per sms da Firenze?) “fuori la politica dalla Fondazione”.
Prendiamo dunque atto di quanto profetizzato tempo fa – con immediata e schietta saggezza – da un giovane amico contradaiolo: “Siena diventerà una città per quell’altri!”. Purtroppo caro Valentini grazie anche a te Siena “di quell’altri” lo è già!
Eugenio Neri
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