Il sindacato lancia il "Firma anche tu"
SIENA. A seguito della clamorosa mancata approvazione del nuovo Piano Industriale prevista per il 24 settembre e preventivamente annunciata ai mercati, la Fiba del Monte intende proporre all’attenzione dei colleghi alcune naturali riflessioni in relazione alle conseguenti dichiarazioni dell’azienda. Il cavillo tecnico sollevato dall’amministratore delegato è apparso istintivamente anomalo, ma ci pare addirittura sconcertante se affiancato alle agenzie di stampa specializzata che riferiscono molto più semplicemente come il punto critico si sia rivelato quello relativo all’abbassamento dei compensi destinati ai top manager.In una fase in cui, a seguito della crisi aziendale e del settore, i colleghi hanno accettato responsabilmente decurtazioni salariali e temporanei sacrifici normativi con l’accordo del 19/12/2012, ci parrebbe oltremodo offensivo che una decisione così importante sia stata rimandata solo per il mantenimento di privilegi riservati a pochi.
Concetto questo che merita opportuna sottolineatura, perché questa vicenda suona come l’ennesima umiliazione rispetto alla dignità degli oltre 28.000 lavoratori, che quotidianamente proprio in virtù di quell’attaccamento storico alla banca e al gruppo, falsamente interpretato da qualcuno oggi come vincolo e freno allo sviluppo, sono ancora fiduciosi di contribuire al rilancio del Monte.Se queste indiscrezioni avessero un fondamento, non farebbero altro che avallare l’iniziativa che la nostra Organizzazione sta sostenendo da mesi in merito alla necessità di porre un tetto alle retribuzioni riservate all’alta dirigenza del settore, peraltro spesso responsabile diretta di molte crisi aziendali, e talvolta protagonista anche in sede giudiziaria.
Le stesse cifre che oggi vengono strumentalmente conteggiate nel costo complessivo del personale bancario, per far lievitare lo stesso, creando l’alibi alle controparti per una disdetta unilaterale prima della scadenza naturale del CCNL che porterà la categoria alla mobilitazione generale (presumibilmente il 31/10 p.v.).
Facciamo appello pertanto alle forze politiche e sociali del paese, in primis al Ministro Saccomanni, affinché verifichino le reali motivazioni che non hanno permesso nei tempi dettati da Bruxelles l’approvazione di una rivisitazione del Piano Industriale, ritenuta così vitale per il futuro della banca e del gruppo.
Riterremmo infatti sconcertante che proprio la priorità inserita al primo punto del documento a firma di Almunia, concernente l’adeguamento degli stipendi dei top manager possa essere stato l’oggetto del rinvio in questione.
Ricordiamo infatti che le regole in caso di aiuti di stato da parte della U.E. alle banche sono molto precise in tema di stipendi dei manager: Il tetto alle remunerazioni, deve durare per l’intero arco di piano o fino a quando la banca non abbia restituito gli aiuti e “la remunerazione totale di ciascuno di questi soggetti non deve eccedere 15 volte il salario medio nazionale dello Stato membro dove risiede il beneficiario o 10 volte il salario medio dei dipendenti della banca”.
A maggior ragione ci parrebbe stridente che tale impostazione arrivasse da coloro che si ergono a paladini del risanamento aziendale e del livellamento salariale, ma che contemporaneamente continuano con una politica indiscriminata di assunzioni ad alti livelli, i cui compensi evidentemente si vorrebbero mantenere fuori da ogni controllo e regola, così come le consulenze esterne che sembrano non avere fine.
Invitiamo quindi i lavoratori TUTTI a presentarsi presso le nostre sedi sul territorio per aderire all’iniziativa di presentazione di una Legge di iniziativa popolare “Firma anche Tu! – per un tetto alle retribuzioni dei Top Manager”, a nostro avviso azione molto più incisiva ed efficace di uno sciopero di sigla proclamato in una situazione di evidente difficoltà della Banca.
Concetto questo che merita opportuna sottolineatura, perché questa vicenda suona come l’ennesima umiliazione rispetto alla dignità degli oltre 28.000 lavoratori, che quotidianamente proprio in virtù di quell’attaccamento storico alla banca e al gruppo, falsamente interpretato da qualcuno oggi come vincolo e freno allo sviluppo, sono ancora fiduciosi di contribuire al rilancio del Monte.Se queste indiscrezioni avessero un fondamento, non farebbero altro che avallare l’iniziativa che la nostra Organizzazione sta sostenendo da mesi in merito alla necessità di porre un tetto alle retribuzioni riservate all’alta dirigenza del settore, peraltro spesso responsabile diretta di molte crisi aziendali, e talvolta protagonista anche in sede giudiziaria.
Le stesse cifre che oggi vengono strumentalmente conteggiate nel costo complessivo del personale bancario, per far lievitare lo stesso, creando l’alibi alle controparti per una disdetta unilaterale prima della scadenza naturale del CCNL che porterà la categoria alla mobilitazione generale (presumibilmente il 31/10 p.v.).
Facciamo appello pertanto alle forze politiche e sociali del paese, in primis al Ministro Saccomanni, affinché verifichino le reali motivazioni che non hanno permesso nei tempi dettati da Bruxelles l’approvazione di una rivisitazione del Piano Industriale, ritenuta così vitale per il futuro della banca e del gruppo.
Riterremmo infatti sconcertante che proprio la priorità inserita al primo punto del documento a firma di Almunia, concernente l’adeguamento degli stipendi dei top manager possa essere stato l’oggetto del rinvio in questione.
Ricordiamo infatti che le regole in caso di aiuti di stato da parte della U.E. alle banche sono molto precise in tema di stipendi dei manager: Il tetto alle remunerazioni, deve durare per l’intero arco di piano o fino a quando la banca non abbia restituito gli aiuti e “la remunerazione totale di ciascuno di questi soggetti non deve eccedere 15 volte il salario medio nazionale dello Stato membro dove risiede il beneficiario o 10 volte il salario medio dei dipendenti della banca”.
A maggior ragione ci parrebbe stridente che tale impostazione arrivasse da coloro che si ergono a paladini del risanamento aziendale e del livellamento salariale, ma che contemporaneamente continuano con una politica indiscriminata di assunzioni ad alti livelli, i cui compensi evidentemente si vorrebbero mantenere fuori da ogni controllo e regola, così come le consulenze esterne che sembrano non avere fine.
Invitiamo quindi i lavoratori TUTTI a presentarsi presso le nostre sedi sul territorio per aderire all’iniziativa di presentazione di una Legge di iniziativa popolare “Firma anche Tu! – per un tetto alle retribuzioni dei Top Manager”, a nostro avviso azione molto più incisiva ed efficace di uno sciopero di sigla proclamato in una situazione di evidente difficoltà della Banca.
Le Segreterie SAS DI GRUPPO MPS eSAS DI COMPLESSO BMPS