E' rottura con i sindacati che annunciano scioperi
ROMA. Le banche rappresentate dall’Abi hanno consegnato ai sindacati la formale disdetta del contratto che sarebbe scaduto a fine giugno 2014 adducendo come motivo la crisi di redditività del settore. Le organizzazioni sindacali stanno valutando tempi e modalità di uno sciopero del settore. L’Abi ha quindi confermato quanto già anticipato da una fonte sindacale.
I contratti riguardano oltre 300mila persone: le banche italiane hanno chiuso il 2012 con un Roe (ritorno sul capitale) sceso a -0,47% dal +2,38% del 2011, al netto delle componenti straordinarie come le svalutazioni degli avviamenti. Una misura della crisi che pesa sul settore la dà il livello delle sofferenze lorde che in luglio – dato Abi – ha sfiorato 140 miliardi con un rapporto sugli impieghi al 7,2% vicino ai massimi storici della seconda metà degli anni 90. Secondo l’associazione dei banchieri “pesano sul settore le recenti riforme regolamentari e le necessità di rafforzamento patrimoniale imposte dalle Autorità competenti, oltre a un costo del lavoro tra i più alti, nel confronto con le banche europee e gli altri settori produttivi”. Secondo l’Abi, le banche “si trovano a gestire gli addetti in eccedenza, con una vita lavorativa che si è nel frattempo allungata per effetto della riforma delle pensioni, e le cui competenze e professionalità non risultano più coerenti con l’attuale modo di fare banca”.
”A fronte della disdetta unilaterale dell’Abi rispondiamo con una mobilitazione della categoria con lo sciopero, con l’obiettivo di difendere il ruolo del contratto nazionale di lavoro, il potere d’acquisto dei salari e l’occupazione”, afferma Agostino Megale (Fisac-Cgil). L’Abi, afferm ancora il sindacalista, avrebbe potuto trarre “un buon esempio dal patto della settimana scorsa tra Confindustria Cgil, Cisl e Uil sui temi della crescita e dell’occupazione e sarebbe utile che l’Abi prendesse il buon esempio, sapendo che la crisi del paese richiederebbe in questo momento lungimiranza in cui le banche dovrebbero riaprire i rubinetti del credito per rilanciare investimenti e occupazione, e invece le banche rompono col sindacato”.
Sul tavolo ”abbiamo anche posto, insieme al ritiro della disdetta del contratto nazionale di lavoro, la richiesta per i prossimi due-tre anni di ridursi i loro compensi che vanno dai due ai tre, ai quattro milioni, scendendo sotto la soglia dei sei-sette cento mila euro, assumendo come riferimento gli stipendi dei manager poubblici. A questo proposito – ha affermato in ultimo Megale – abbiamo evidenziato che sara’ presentata una legge”,
Non è ancora nota la data dello sciopero, che secondo alcune voci potrebbe essere il 31 ottobre.
I contratti riguardano oltre 300mila persone: le banche italiane hanno chiuso il 2012 con un Roe (ritorno sul capitale) sceso a -0,47% dal +2,38% del 2011, al netto delle componenti straordinarie come le svalutazioni degli avviamenti. Una misura della crisi che pesa sul settore la dà il livello delle sofferenze lorde che in luglio – dato Abi – ha sfiorato 140 miliardi con un rapporto sugli impieghi al 7,2% vicino ai massimi storici della seconda metà degli anni 90. Secondo l’associazione dei banchieri “pesano sul settore le recenti riforme regolamentari e le necessità di rafforzamento patrimoniale imposte dalle Autorità competenti, oltre a un costo del lavoro tra i più alti, nel confronto con le banche europee e gli altri settori produttivi”. Secondo l’Abi, le banche “si trovano a gestire gli addetti in eccedenza, con una vita lavorativa che si è nel frattempo allungata per effetto della riforma delle pensioni, e le cui competenze e professionalità non risultano più coerenti con l’attuale modo di fare banca”.
”A fronte della disdetta unilaterale dell’Abi rispondiamo con una mobilitazione della categoria con lo sciopero, con l’obiettivo di difendere il ruolo del contratto nazionale di lavoro, il potere d’acquisto dei salari e l’occupazione”, afferma Agostino Megale (Fisac-Cgil). L’Abi, afferm ancora il sindacalista, avrebbe potuto trarre “un buon esempio dal patto della settimana scorsa tra Confindustria Cgil, Cisl e Uil sui temi della crescita e dell’occupazione e sarebbe utile che l’Abi prendesse il buon esempio, sapendo che la crisi del paese richiederebbe in questo momento lungimiranza in cui le banche dovrebbero riaprire i rubinetti del credito per rilanciare investimenti e occupazione, e invece le banche rompono col sindacato”.
Sul tavolo ”abbiamo anche posto, insieme al ritiro della disdetta del contratto nazionale di lavoro, la richiesta per i prossimi due-tre anni di ridursi i loro compensi che vanno dai due ai tre, ai quattro milioni, scendendo sotto la soglia dei sei-sette cento mila euro, assumendo come riferimento gli stipendi dei manager poubblici. A questo proposito – ha affermato in ultimo Megale – abbiamo evidenziato che sara’ presentata una legge”,
Non è ancora nota la data dello sciopero, che secondo alcune voci potrebbe essere il 31 ottobre.