Le conclusioni il 31 ottobre. Poi la sentenza
SIENA. Dopo pià di tre mesi, è ripreso il processo sul derivato Alexandria. per il quale sono imputati per il reato di ostacolo alla vigilanza l’ex-presidente di Banca Mps, Giuseppe Mussari (anche oggi assente), l’ex-direttore generale, Antonio Vigni e l’ex-capo dell’area finanza, Gianluca Baldassarri. Ha preso la parola l’avvocato Fabio Pisillo, uno dei legali di Mussari, che secondo l’avvocato “nella vicenda non ha ruolo” e quindi non doveva neppure essere processato. Il famoso mandate agreement fu stipulato con i giapponesi di banca Nomura: ed esattamente due anni fa, era proprio il 10 ottobre 2012, venne ritrovato dall’amministratore delegato di Mps Fabrizio Viola. Un ritrovamento che per l’avvocato Pisillo fu “teatrale, e mi fermo qua…”. In quasi 4 ore di arringa Pisillo ha puntato sul ruolo della Banca d’Italia: “tutti sapevano del mandate”, e anche gli ispettori di via Nazionale avevano compreso “il collegamento negoziale fra la ristrutturazione di Alexandria e l’operazione Btp 2034 concluse entrambe con banca Nomura”. E cio’, ha aggiunto, “anche senza aver visto il mandate”. Ispettori che per il legale sono stati “molto poco indipendenti e parte privata interessata quando hanno reso le loro testimonianze”, perche’ “Bankitalia aveva tutti gli elementi per contestare la contabilizzazione dei Btp 2034 se la riteneva non corretta o, comunque, per chiedere ulteriori approfondimenti”. Se non lo fece, fu perche’ l’istituto “non aveva sposato la tesi giuridico-contabile sulla contabilizzazione delle perdite che e’ stata poi sposata dal Monte dei Paschi con la gestione Profumo la cui correttezza e’ tutta da dimostrare”, ha proseguito Pisillo ricordando che la questione delle contabilizzazioni “a saldi chiusi o a saldi aperti e’ stata oggetto di un ampio e lungo dibattito a tutti i livelli”.
Successivamenta è toccato a Coppi eDe Martino, i legali di Vigni. Coppi ha contestato il capo di imputazione: “E’ monco, come se un pezzo di questo fosse rimasto in una cassaforte”, ha detto e ha asserito che Vigni “ha incontrato una sola volta gli ispettori di Bankitalia, un incontro di cortesia nel corso del quale nessuno parlo’ di Nomura, nessuno gli chiese del mandate”. Anche per questo De Martino e’ convinto che intorno alle prove presentatedall’accusa ci sia un “vuoto pneumatico”, come, del resto, a proposito dell’ultima ispezione di Bankitalia a Rocca Salimbeni, ha ricordato l’avvocato. “Questa avvenne tra febbraio e marzo2012. Vigni era uscito dalla banca il 12 gennaio dello stesso anno. Come puo’ aver ostacolato?”.
“Non si puo’ parlare di occultamento fraudolento – ha sottolineato l’avvocato Coppi – quando il documento e’ riposto nella cassaforte della banca e assolutamente visibile. Bastava cliccare nel computer perche’ venisse fuori anche con l’indicazione del luogo dov’era custodito. Non c’e’ stato nessun occultamento del mandate agreement, nessun occultamento fraudolento e quindi nessun ostacolo alle Autorita’ di vigilanza. Per questo ci aspettiamo un’assoluzione con formula piena”.
L’udienza conclusiva è stata fissata per il 31 ottobre, in quell’occasione sono previste le repliche dei pm (Antonino Nastasi, Aldo Natalini e Giuseppe Grosso) e le eventuali controrepliche dei difensori. Poi, i giudici si ritireranno in camera di consiglio.
Successivamenta è toccato a Coppi eDe Martino, i legali di Vigni. Coppi ha contestato il capo di imputazione: “E’ monco, come se un pezzo di questo fosse rimasto in una cassaforte”, ha detto e ha asserito che Vigni “ha incontrato una sola volta gli ispettori di Bankitalia, un incontro di cortesia nel corso del quale nessuno parlo’ di Nomura, nessuno gli chiese del mandate”. Anche per questo De Martino e’ convinto che intorno alle prove presentatedall’accusa ci sia un “vuoto pneumatico”, come, del resto, a proposito dell’ultima ispezione di Bankitalia a Rocca Salimbeni, ha ricordato l’avvocato. “Questa avvenne tra febbraio e marzo2012. Vigni era uscito dalla banca il 12 gennaio dello stesso anno. Come puo’ aver ostacolato?”.
“Non si puo’ parlare di occultamento fraudolento – ha sottolineato l’avvocato Coppi – quando il documento e’ riposto nella cassaforte della banca e assolutamente visibile. Bastava cliccare nel computer perche’ venisse fuori anche con l’indicazione del luogo dov’era custodito. Non c’e’ stato nessun occultamento del mandate agreement, nessun occultamento fraudolento e quindi nessun ostacolo alle Autorita’ di vigilanza. Per questo ci aspettiamo un’assoluzione con formula piena”.
L’udienza conclusiva è stata fissata per il 31 ottobre, in quell’occasione sono previste le repliche dei pm (Antonino Nastasi, Aldo Natalini e Giuseppe Grosso) e le eventuali controrepliche dei difensori. Poi, i giudici si ritireranno in camera di consiglio.