Imprenditori falliti denunciano Mps e il Banco di Napoli, interviene la Finanza
MOLFETTA. La Guardia di finanza di Molfetta, in una nota, comunica di aver sequestrato derivati del tipo “interest rate swaps” per più di 220 milioni di euro, con quattro milioni che sarebbero il frutto di un presunto ingiusto profitto realizzato da Banco di Napoli, gruppo Intesa SanPaolo, e Monte Paschi di Siena fino ad oggi, e altri sei milioni di euro di utili prevedibili visti i contratti in essere. Sono questi i risultati di un’inchiesta coordinata dalla procura di Trani che vede indagati tra dirigenti e responsabili di istituti di credito ben 60 persone, a seguito delle denunce fatte dagli imprenditori locali, e diretta dal Pubblico Ministero Antonio Savasta. Le stesse riguardano reati commessi fino a cinque anni fa e sono durate due anni.
Gli strumenti derivati su tassi d’interesse o Interest rate swaps (Irs) sono contratti, ricorda la nota della Guardia di Finanza, in cui due parti si accordano di scambiarsi reciprocamente, a scadenze prestabilite, flussi finanziari, periodici o una tantum, il cui ammontare è determinato di volta in volta, applicando i parametri di riferimento previsti dallo schema contrattuale. Un tipo di contratto “swap” utilizzato solitamente dalle imprese e dagli enti pubblici per eliminare l’incertezza di un contratto a tassi variabili. E’ emerso invece dalle indagini svolte che “gli istituti di credito avevano proposto alle imprese e in alcuni casi imposto la sottoscrizione di contratti ‘interest rate swaps’, descrivendoli come innocui prodotti di tipo bancario/assicurativo idonei a proteggere la posizione debitoria dell’azienda dal rischio di rialzo dei tassi di interesse, sottacendo agli ignari sottoscrittori la vera natura speculativa delle operazioni”.
Gli inquirenti ritengono cioè che i bancari piazzassero i derivati sul mercato occultando la loro natura particolarmente rischiosa. Gli imprenditori, oltre 200 aziende della provincia Barletta, Andria e Trani, dopo aver inizialmente beneficiato di tassi di interesse vantaggiosi sui mutui accesi, hanno dovuto fare i conti con rate da pagare del tutto spropositate. Quasi tutti i titolari delle imprese truffate hanno conosciuto una situazione di dissesto finanziario e si sono ritrovati sull’orlo della bancarotta. Truffa aggravata è l’accusa per direttori e funzionari di filiali delle due banche coinvolte; per alcuni degli indagati si sta procedendo anche per l’accusa di estorsione, perché “la sottoscrizione dei contratti derivati veniva posta quale vincolo per la concessione di mutui o finanziamenti nel frattempo chiesti dall’impresa”. Non risulta al momento che le indagini si estendano alle sedi centrali di Banco di Napoli e Monte dei Paschi di Siena e, seppur sollecitati, i due istituti di credito non hanno ancora lasciato dichiarazioni sugli avvenimenti in corso.