Ellen Johnson Sirleaf, presidente della Liberia, la liberiana Leymah Roberta Gbowee e l
Gbowee, sugli ottanta anni, è una militante pacifista e nonviolenta che ha contribuito a mettere fine alle guerre civili che hanno dilaniato il suo paese sino al 2203. Piccola, di carnagione chiara (per questo è soprannominata “rossa”), la Gbowee ha da poco pubblicato la sua autobiografia, “Mighty Be Our Powers: How Sisterhood, Prayer, and Sex Changed a Nation at War” (“La forza dei nostri poteri: come le comunità di donne, la preghier e il sesso hanno cambiato una nazione in guerra”). Tra le iniziative più note dell’attivista, di etnia Kpellè, nota anche come la “guerriera della pace”, va ricordato “lo sciopero del sesso”, un’iniziativa che costrinse il regime di Charles Taylor ad ammetterla al tavolo delle trattative per la pace”.
Ellen Johnson Sirleaf, attuale presidente della Liberia e prima donna a rivestire questo incarico nel continente africano è al potere dal 2005, è impegnata nella ricostruzione del suo paese, devastato da 14 anni di guerra civile, che ha causato 250mila morti. Di formazione economista, Master of Public Administration presso l’Università Harvard nel 1971, Johnson-Sirleaf parte in esilio a Nairobi, in Kenya, nel 1980, dopo il rovesciamento dell’allora presidente William Tolbert. Torna in patria solo nel 1985, per partecipare alle elezioni del Senato della Liberia, ma quando accusa pubblicamente il regime militare, è condannata a dieci anni di prigione. Rilasciata dopo poco tempo, si trasferisce a Washington e torna in Liberia solo nel 1997 nel ruolo di economista, lavorando per la Banca Mondiale e per la Citibank in Africa. Dopo la sua vittoria alle elezioni del 2005, Johnson-Sirleaf pronuncia uno storico discorso alle camere riunite del Congresso degli Stati Uniti, chiedendo il supporto americano per aiutare il suo paese a “divenire un faro splendente, un esempio per l’Africa e per il mondo di cosa può ottenere l’amore per la libertà.” Johnson-Sirleaf è madre di quattro figli (due vivono negli USA e due in Liberia) e ha sei nipoti, alcuni dei quali vivono ad Atlanta.
Ha appena 32 anni, esattamente come quelli del potere del presidente yemenita Ali Abdallah Saleh, tre figli e coraggio da vendere: Tawakkol Karman è un’attivista yemenita per i diritti umani, divenuta in poco tempo la leader della protesta femminile contro il regime yemenita. Giornalista e fondatrice dell’associazione “Giornaliste senza catene” e militante nel partito islamico e conservatore Al Islah, primo gruppo di opposizione, Karman è una delle tre donne premiate oggi con il Nobel per la Pace.
Nel gennaio di quest’anno era stata arrestata dalle autorità yemenite, costrette poi a rilasciarla sotto la pressione delle manifestazioni in suo sostegno, che hanno portato in strada migliaia di persone.