La mostra, che racconta i poliedrici interessi del regista a 30 anni dalla scomparsa, è stata allestita in concomitanza con Terra di Siena Film Festival
SIENA. Il Terra di Siena Film Festival, diretto da Alessandro Giuggioli in collaborazione con la fondatrice Maria Pia Corbelli ha inserito nel programma che comprendeva un omaggio al regista Valerio Zurlini a trent’anni dalla sua scomparsa, una vera chicca, la mostra “L’altro Zurlini”, curata da Rosetta Sannelli e Giuliano Serafini, tuttora in corso, a Siena, nel meraviglioso Complesso museale Santa Maria della Scala.
L’esposizione esplora, attraverso documenti unici e memorabilia, la personalità, gli interessi, le passioni di Valerio Zurlini, uno dei grandi registi degli anni d’oro del cinema italiano, quando dietro la cinepresa c’erano Visconti, Fellini, Antonioni, De Sica…
Nel percorso, originalissimo, della mostra, Valerio Zurlini viene presentato nell’insieme della sua opera che lo ha visto protagonista anche nelle vesti di intellettuale e grande critico d’arte. Una passione, quella dell’arte, così straordinaria da averla trasmessa, come in una sorta di imprinting, al figlio Francesco, divenuto egli stesso valente artista.
Il pubblico può ammirare la grande pubblicazione “Gli anni delle immagini perdute”, un libro-diario in cui Valerio Zurlini, vissuto tra Bologna, dove è nato nel 1926, Roma, Milano e Venezia, si racconta. Il volume, impreziosito da cinque acqueforti originali di Renato Guttuso, pubblicato in tiratura limitata nel 1983, qualche mese dopo la sua scomparsa, è stato ripubblicato in un’edizione più compatta dal titolo “Pagine di un diario veneziano”.
Straordinario lo studio, un vero e proprio tomo, dedicato a Morandi, suo grande amico, e i volumetti su Clerici, Balthus e Maccari con acqueforti originali. D’altro canto gli artisti dedicavano a lui quadri e testi illustrati: Balthus, Folon, Maccari, Afro…
A fronte di questa esposizione, realizzata con il patrocinio del Comune, – che a seguire presenta foto di scena, locandine e sceneggiature originali dei suoi film, i premi – i quadri del figlio Francesco.
Le opere esposte, una decina, tutti dipinti su supporti vari, appartengono alla produzione di Francesco Zurlini dagli inizi, con un’evidente ispirazione ad Afro (che aveva vissuto sei mesi a casa del regista, a Forte dei Marmi), ad oggi. Di taglio decisamente non figurativo, si tratta di opere dalla sapiente composizione basata su strutture geometriche ed elementi costruttivi che si affidano ad una grande libertà di segno e di gesto. E’ emozionante questo passaggio delle consegne, da padre a figlio, di una vocazione che, se per il primo è rimasta nel cassetto, nel secondo ha saputo maturare e risolversi pienamente con felicità d’espressione e come pratica quotidiana.
La conclusione della mostra, lunedì 4 novembre, sarà preceduta da un evento di “finissage”, a ingresso libero, sabato 2 novembre, al Santa Maria della Scala, in cui verrà presentato il bel catalogo di Francesco Zurlini, curato da Giuliano Serafini.