Una mostra, tre location. per le opere del maestro

Per San Quirico d’Orcia e Bagno Vignoni, che ospitano la mostra, si tratta del ritorno della ceramica, un materiale che qui veniva prodotto tra la fine del Seicento e la metà del Settecento. L’artista senese, che si è impegnato in un’idea di mostra diffusa, che ha come scopo principale il riproporre, sotto le forme e i modi contemporanei, una lavorazione che a San Quirico d’Orcia e nel circondario ha avuto lo splendore di una manifattura locale promossa e voluta dal cardinale Flavio Chigi. In particolare, nel 1717 arrivò a San Quirico d’Orcia un famoso e stimato vasaio dell’epoca, il romano Bartolomeo Terchi. Questi vi realizzò splendidi vasi e piatti istoriati prendendo a modello i soggetti raffigurati nelle opere di Raffaello, dei Carracci e dei Bassano. Così, l’artista senese riporta a Palazzo Chigi e agli Horti Leonini la terra che si fa forma nel verde del giardino e, eccezionalmente, nel verde dell’acqua della vasca di Bagno Vignoni. Mettendo al centro il lavoro svolto in Val d’Orcia vari secoli fa. I suoi pezzi unici non si limitano a rivivere forme, tavolozze, cromatismi delle maioliche prodotte nei secoli dalla famiglia Chigi Zondadari, ma si spingono oltre, alla continua ricerca tecnica ed artistica che rivolge interesse alla realizzazione di manufatti artistici… È da oltre un secolo che ci attende che qualche abile artista riportasse in primo piano la maiolica senese nel panorama della produzione italiana e che fosse in grado di riunire l’evoluzione e la storia dei vasai senesi.
In mostra ci saranno vasi, sfere in terracotta, (da vedere l’installazione di quelle galleggianti nella Vasca Termale di Bagno Vignoni), piatti da pareti e set da tavola, trionfi, scatole, presepi, saliere e acquasantiere, oggetti della tradizione e forme più modernamente assolute, ricordando un tempo che fu creativo e economicamente florido, ma anche auspicando un nuovo fattivo interesse per la “terra”, “la nostra terra” si potrebbe dire, che potrebbe essere ancora risorsa.
Forme nel verde, rassegna nata da un’idea di Mario Guidotti, è stata fin dal 1971 una delle prime manifestazioni di scultura all’aperto. Ha ospitato artisti di gran fama, da Costantino Nivola a Augusto Perez, da Sinisca a Kurt Laurenz Metzler, da Tagliolini a Spender ad Ogata. Invitare quindi Carlo Pizzichini, nel pieno della sua maturità artistica, è stata cosa logica. L’artista senese si prodiga da più di vent’anni alla diffusione e alla valorizzazione della ceramica contemporanea, non solo organizzando e promuovendo il lavoro di tanti artisti colleghi e ceramisti, ma soprattutto inventando le forme e i colori, che l’uso di smalti e ingobbi possono suggerire. Pur nascendo pittore (i grandi e raffinati quadri di paesaggi notturni, un omaggio alla terra senese, esposti a Palazzo Chigi di San Quirico d’Orcia, lo dimostrano), è riuscito pienamente a trasferire nella ceramica il suo segno e i suoi temi carichi di memorie ed evocazioni. Non solo con la ceramica smaltata, o meglio la maiolica bianca (si veda in questo senso l’installazione “floreale” negli Horti Leonini, fatta diventare con trecento maioliche un vero giardino fiorito, carico di memorie, un giardino della conoscenza), ma anche con la terracotta, quella delle fornaci, dei vasai, degli orci senesi per l’olio. Alcune sculture, le sfere e le grandi ciotole, esposte nell’entrone di palazzo Chigi sono realizzate con la terracotta più umile, combinata in qualche caso con il ferro, come nell’omaggio al Vasari, realizzato alle Terrecotte Benocci di Sinalunga. Realizzando tutta la sua produzione nella bottega “Il Tondo” sotto l’ausilio dei maestri vasai Marcello e Andrea Mannuzza di Celle Ligure, Pizzichini ripercorre anche quegli itinerari di scambio ed intreccio di esperienze, di produzione, di idee e di tecniche che anche secoli fa vedevano maestri ceramisti, decoratori e pittori, trasferirsi nelle città di produzione della ceramica, arricchendo di nuovi stili e tecniche là dove venivano chiamati.