Continuano i movimenti di riorganizzazione della finanza pubblica
di Red
SIENA. “Abbiamo un importante confronto con la Commissione europea a metà giugno. Fino alla conclusione di questo confronto qualsiasi parola al riguardo non sarebbe opportuna”. Questa parole le ha pronunciate Fabrizio Viola alla presentazione del fondo Minibond, che raccontiamo in altro articolo. Una iniziativa fatta in partnership con Finanziaria Internazionale Investment Sgr, una partecipata di Assicurazioni Generali. Si deve attendere dunque fino al 17 giugno per avere qualche idea di come e a che prezzo – per la città di Siena e i dipendenti della banca – sarà ricollocato l’istituto di credito nella galassia delle partecipazioni statali, la nuova frontiera del capitalismo italiano. Nel giugno 2012, in tempi non sospetti, avevamo raccontato della nascita del nuovo soggetto partecipato da Cassa Depositi e Prestiti, cioè il cuore della finanza pubblica nazionale con a capo il presidente Franco Bassanini, Fondo Strategico Italiano: https://www.ilcittadinoonline.it/news/150239/Movimenti_intorno_a_MPS__che_discute_il_piano_industriale.html
Nell’anno (faticoso!) che è trascorso da incubatore FSI è diventato un motore di investimenti e recentemente si è dotato di capitale adeguato. Infatti con l’ingresso tra gli azionisti di Banca d’Italia – che vi ha conferito la quota azionaria posseduta in Assicurazioni Generali (il socio di cui sopra nel fondo Minibond) – il Fondo amministrato da Maurizio Tamagnini ha raggiunto un capitale sociale di 4,351 mld di capitale sociale, raggiungendo la taglia necessaria per portare a termine l’operazione MPS che già si era immaginata da quando era stato deciso l’arrivo di Profumo a Siena. Il presidente di FSI è Giovanni Gorno Tempini, che è anche amministratore Delegato di CdP, dove è stato appena riconfermato nonostante il caos istituzionale che ha preceduto la nascita del governo Enrico Letta. Anzi, la conferma sua e di Bassanini potrebbero essere stati il motivo che ha bruciato Prodi e Marini sull’altare della divisione di poltrone fra Pd e Pdl (a cui sarebbe rimasta in dote Finmeccanica).
Non è mai stato smentito da alcuno, in tanti anni, che Bassanini sia stato il mentore – insieme con altri personaggi famosi della nomenclatura ex-Ds – di Giuseppe Mussari. Ed è probabile che ritenga di avere il diritto/dovere di riprendersi per i capelli la banca che pensava di aver affidato a mani sicure, ancorché (come si è visto) prive di competenza in materia. Ma non era possibile agire attraverso lo strumento primario: la nazionalizzazione di MPS. Perché le conseguenze per la credibilità dello Stato, nel cui perimetro dei disastrati conti pubblici sarebbe rientrato l’istituto, non lo consentivano. I due strumenti realizzati ad hoc da Giulio Tremonti, i nuovi strumenti finanziari (prima Tre e poi Monti-bond)e, appunto, FSI insieme alla tacita approvazione della Ue in tutte le sue forme stanno andando nella giusta direzione senza alterare lo status quo.
Il conto, naturalmente, lo sta pagando la Banca d’Italia, che non ha vigilato con sufficiente diligenza su quanto avveniva in Rocca Salimbeni, dove dal 2000 circa si facevano fallimentari operazioni in derivati, che una dirigenza incompetente e quindi alla mercé di dirigenti infedeli e agenzie d’affari prive di scrupoli hanno fatto lievitare oltre il sostenibile. Fabrizio Viola, nel piano industriale, dovrà rispondere con concrete misure di riorganizzazione e riduzione del personale. Forse, come anticipa L’Espresso, anche con nuove iniziative con Poste Italiane. E anche mettendo in bilancio il nuovo socio da 1 miliardo di euro. Poste Italiane è al 100% proprietà del Ministero dell’Economia, CDP è di proprietà del Ministero dell’Economia all’80% e ha come socio un nutrito gruppo di Fondazioni bancarie, le sorelle di Palazzo Sansedoni, ed è per questo che il vicepresidente dell’Acri, Gabriello Mancini, probabilmente non si può opporre a un processo che passa chilometri sopra la testa della città e dei suoi rappresentanti politici locali, quali che siano nel prossimo futuro. L’AD Massimo Sarmi ha già sorvolato in proposito all’impegno ventilato con il Monte, ma si mormora già di vendita di una parte delle filiali di MPS a PI (nel centro-sud), che otterrebbe lo status di banca, e dall’altra parte la riduzione del Monte dei Paschi a piccola banca regionale, nonostante lo stesso Profumo lo avesse categoricamente smentito all’assemblea di fine aprile. Non subito, infatti: per operazioni di tale grandezza occorre lavorare molto a lungo per confezionare i passaggi finanziari logici obbligatori.
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