Un attestato anche all'Arma dei Carabinieri
SIENA. Il Teatro dei Rozzi ha ospitato, questa mattina, la cerimonia del Premio Mangia 2014 che ha visto consegnare la medaglia d’oro di civica riconoscenza al soprano Cristina Ferri e al critico e storico cinematografico Sergio Micheli.
Prima della premiazione degli insigniti, il sindaco Valentini ha consegnato all’Arma dei Carabinieri un attestato di riconoscimento, ritirato dal Generale di Brigata Alberto Mosca, Comandante della Legione Carabinieri Toscana, a ricordo del bicentenario della fondazione e della “particolare ininterrotta vicinanza alla Città e alle sue Contrade”. “Sono infinitamente grato – ha evidenziato Valentini – al corpo dei Carabinieri per il lavoro che fanno giornalmente a favore della comunità che rappresento”. Allo storico Giuliano Catoni il compito di rilevare il ruolo dell’Arma: “Uomini nel cui petto brilla una lucente fiamma che non si spegne mai>>. Catoni, in una significativa sintesi, ha passato in rassegna le vicende storiche più importanti che hanno sancito, nella percezione nazionale, la loro immagine di “distinti per buona condotta e saggezza, tesi ad assicurare il buon ordine e la pubblica tranquillità”, come si legge nel documento ufficiale del 1814 con il quale fu decisa la loro formazione. Obiettivi confermati nel 1835 dal granduca di Toscana Leopoldo II, che costituì un battaglione di carabinieri “destinati a prevenire e reprimere i delitti, ad assicurare l’osservanza delle leggi e a mantenere il buon ordine”. Catoni, nel ricordare l’arrivo a Siena nel 1860 quando fu creata la Legione Toscana dell’Arma, ha evidenziato le tante gesta di eroismo e coraggio dimostrate dai suoi militari negli anni della Resistenza e a difesa della legalità nell’Italia repubblicana. I nomi di Vittorio Tassi, fucilato dalla Wehrmacht il 17 giugno 1944 e del tenente Tito Livio Stagni, colpito il 30 giugno dello stesso anno mentre cercava di sminare un ponte alla “Madonnina rossa”, sono risuonati per il profondo valore del loro sacrificio, al pari di quelli di Giuseppe Savastano, Euro Tersilli, Mario Forziero e Nicola Campanile, uccisi, in terra senese, da malviventi in due tragici eventi del 1982 e del 1990. “Stasera, com’è oramai norma, un drappello di Carabinieri a cavallo entrerà nel Campo prima della prova generale. Il carosello si ripeterà domani, prima dell’ingresso in Piazza del Corteo storico. Al passo, al trotto e infine in un entusiasmante carica al galoppo, in ricordo di quella che il 30 aprile 1848, a Pastrengo, salvò la vita al re Carlo Alberto, sorpreso da un attacco austriaco”.
Per l’Arma, così come a Cristina Ferri e Sergio Micheli, anche le pergamene realizzate da Cesare Olmastroni, Michela Bacconi e Stefano Pellati.
“Talento e passione – ha detto il primo cittadino prima di consegnare i premi – queste le caratteristiche di chi oggi riceve la medaglia d’oro. O forse sarebbe meglio dire che la caratteristica principale di chi riceve questa importante riconoscenza è quella di aver trasformato il proprio talento in una passione. Perseguire il bene comune. Forse è questo il filo conduttore della celebrazione odierna. Coltivare e perseguire il bene comune anche attraverso azioni individuali che portano prestigio a tutta la comunità, è stato questo il merito di chi oggi riceve la medaglia d’oro. E coltivare e salvaguardare il bene comune è anche quello che quotidianamente fanno i nostri Carabinieri”.
“Ci sono delle persone speciali che hai la fortuna di incontrare nel tuo cammino, Cristina Ferri è una di queste”. Con queste parole Fabio Pianigiani (musicista, compositore e musicoterapeuta) ha aperto la presentazione della cantante lirica, candidata dal Gruppo Stampa Autonomo di Siena. “Cristina “respira” la musica con la sua esperienza, sensibilità e spiritualità, come nella vita non accetta il limite di eseguire letteralmente lo spartito ma ricerca il momento della sua creazione, dove si trovano concentrati l’amore, l’intuizione, il movimento del generarsi dell’opera, il suo venire al mondo e collocarsi in un certo tempo e in un certo luogo. Il suono non lo puoi toccare e, nonostante questa sua dimensione invisibile; ha una potenza fortissima. E’ un esempio di ciò che esiste al di là del tangibile. Un’attrazione, quella verso le vibrazioni sonore che seppure intangibili puoi sentire e “annusare” in modo più profondo. Condividiamo – ha proseguito Pianigiani – la percezione che qualcosa di immenso ci circonda e questo sentire ha accompagnato Cristina Ferri nel tempo, mentre andava e tornava a Siena, a cui si è sempre sentita profondamente legata. Quando Dio si rivela lo fa attraverso il suono, Egli può apparire ma per essere compreso la sua voce deve essere udita, la persona che usa l’ascolto con la giusta coscienza ha più possibilità di comprendere il significato profondo di ciò che osserva. Alfred Tomatis, uno dei maggiori studiosi del suono, spiega che la nostra cultura è passata troppo velocemente e, aggiungo io, superficialmente, dalla civiltà dell’orecchio a quella dell’occhio, e cioè ad una civiltà più aggressiva, perché l’occhio è penetrante e l’orecchio è qualcosa che accoglie, riceve. La musica – ha concluso – è solo un umile tentativo di riportare l’attenzione sul vero e autentico significato dell’arte: unire la terra al cielo. Cristina, con la sua voce cerca di dirci quello che Jack Kerouac voleva comunicare in On the road: “Dobbiamo andare e non fermarci finché non siamo arrivati. Dove andiamo? Non lo so, ma dobbiamo andare””.
Nella presentazione di Sergio Micheli, proposto dalla Contrada Sovrana dell’Istrice, Mauro Barni (già sindaco, rettore dell’Università di Siena e fondatore e rettore dell’Università per Stranieri), nel ribadire la sua piena e sincera soddisfazione per contribuire alla Festa per “due paladini semplici, autentici di passioni e missioni per l’Arte; di due amici: Sergio Micheli e Cristina Ferri, simbolicamente intrecciati in un trefolo d’oro, quasi a ricordo dell’omonimo premio che Sergio ideò, poco più di vent’anni fa, nel quadro della rinnovata Università per Stranieri, proprio nell’intento di simboleggiare sodalizi d’arte connotati dal concorso armonioso a una eccellente simbiosi cinematografica”. Una simbiosi che permise di ospitare a Siena Scola e Trovajoli, Sordi e Piccioni, Monicelli e De Sio.
“Parlare dei grandi e inusuali meriti di Sergio Micheli – ha proseguito Barni – è una lusinghiera chance che si snoda nella vicenda senese di molti suoi coetanei, che si sono spesi per la città e per la cultura, con l’intima gioia di esserci, di dare, di partecipare”. Leit motiv della vita di Micheli è stato il cinema. “Il professor Micheli ha ben lavorato e prodotto. Lo hanno affermato autorevolmente e legittimamente insigni maestri della disciplina: Mario Verdone, Lino Micciché, Michelangelo Antonioni, che hanno vissuto l’amicizia con Sergio. E’ giusto, pertanto, condividere il riconoscimento per una vocazione non localistica, pur velata, oggi, dal malessere che Roberto Barzanti denuncia, dell’indifferenza, tradotta tra l’altro, nelle troppe defezioni, nei troppi abbandoni di spazi e sale, e speriamo che sopravviva la sala aula-laboratorio di Fieravecchia, simbolica di una stagione di felicità cinematografica. In effetti si può ben pensare gli anni ’30, all’epoca del GUF, che Cordisco ha recentemente ricostruito per ritrovare la ricchezza di idee e sperimentazioni di Verdone e Gandin, di cui Sergio e pochi altri ebbero la velleità di cogliere un messaggio di stimoli capaci di suggerire nuovi approfondimenti e percorsi di ricerca, originali e raggiungibili. Questo valse a Micheli il riconoscimento di massimo esperto della cinematografia dei Paesi dell’est europeo e la laurea Honoris causa dell’Università di Sofia. Sergio – ha proseguito Barni – ha saputo recuperare per Siena e di Siena, preziosi documenti filmati relativi all’epoca fascista, alla Resistenza, alla Liberazione, alla inesauribile vicenda del Palio, a cominciare da un ignorato spezzone relativo alla Contrada del Drago girato nei primi anni dello scorso secolo. Sergio Micheli ben merita questa corale espressione di riconoscenza civica, ed è senza retorica, che spesso da noi vacuamente infuria, che sono orgoglioso di poter esprimere il più caloroso consenso civico a Sergio e a Cristina, autentici senesi, portatori di valori genuini di una comunità che aspira, legittimandola con il proprio lavoro e con la propria dedizione, con onestà e semplicità, alla felice ripresa di un cammino, illustrato ed esaltato per sempre in questo civico tempio della lungimiranza civile, morale, democratica, di una inesausta civiltà”.