Come preparare il futuro della città e dell'Università
Così Orlando Paris segretario del circolo senese di Sel interviene sul tema del lavoro dopo che con i candidati del suo partito al consiglio comunale di Siena ha organizzato dei volantinaggi su questo tema in preparazione all’incontro pubblico di lunedì 20 maggio alle 18,30 nella sala dei Mutilati durante il quale saranno presentate le linee guida del programma di Sel anche sul tema dell’occupazione.
“La prima istituzione pubblica senese che ha fatto i conti con con la crisi è stata l’Università di Siena, una crisi cominciata con il “buco dell’Ateneo” dovuto ad una gestione sbagliata ed incapace a cui però si sono aggiunti i tagli a tutti gli Atenei italiani. Secondo la logica che quando si tratta di pagare si deve sempre cominciare dai più deboli (almeno contrattualmente), e così hanno pagato con il posto di lavoro i dipendenti della cooperativa “Solidarietà” persone anche con gravi disabilità sono rimaste escluse dal mondo del lavoro con una perdita sia di salario che di possibilità di reale emancipazione sociale attraverso il lavoro”.
Interviene poi Samantha Tufariello, candidata nelle liste di Sinistra Ecologia e Libertà e dipendete dell’Ateneo senese.
“Ad oggi hanno pagato il prezzo di questa crisi tutti coloro che fossero titolari di posizioni contrattualmente deboli, anche se qualitativamente significative. I collaboratori esperti linguistici, sono fra i primi che si sono visti decurtare lo stipendio, il cui contratto integrativo è stato dichiarato nullo per mancanza di copertura finanziaria, ed oggi sono costretti a richiedere periodicamente le ingiunzioni di pagamento del loro stipendio integrativo ritenuto tuttora valido dalle corti giudiziarie. Ma anche i precari della didattica e della ricerca, i lavoratori a tempo determinato principalmente laureati,anche molto qualificati”
“Quando già sul personale contrattualizzato e non, seppure per effetto di norme nazionali, sono stati sospesi per gli ultimi tre anni progressioni di carriera ed adeguamenti retributivi. Senza contare la vicenda del salario accessorio che ha visto far vincere i ricorsi presentati dai dipendenti contro l’Ateneo che dovrà così erogare quanto spetta al personale tecnico amministrativo”.
“Oggi si sta lavorando per un’immagine migliore dell’Ateneo ma la strada per il risanamento ed il rilancio della nostra Università rimane lunga e non priva di criticità, si è avviata una riorganizzazione interna a cui il personale ha dato e sta continuando a dare un grande contributo ma che ha creato incertezza e smarrimento poiché si poggia totalmente sulle spalle di un personale già fortemente stressato, che lavora in situazioni di cambiamento continuo e che non è messo nelle condizioni di vivere questo cambiamento con consapevolezza: non sono infatti chiare le nuove competenze disegnate, ed incerte e spesso contraddittorie sono le conseguenze delle scelte compiute. E certo però che L’università deve cambiare e far diventare la sua amministrazione più efficace ed efficiente, ma lo dovrebbe fare cercando di coinvolgere tutte le figure e tutte le competenze del personale di questa Università che sono tante e diverse”.
“Il comune deve tornare a ricoprire un ruolo di indirizzo e controllo anche in un grande ente, dotato di autonomia, come l’Ateneo ma che per la sua storia e le sue funzioni incide notevolmente sul territorio. Deve svolgere fino in fondo il suo ruolo politico di rilancio dell’Università come motore dell’economia sul territorio, favorendo e facilitando progetti con le imprese e incoraggiando iniziative volte allo sviluppo delle attività produttive e commerciali sul territorio. Dalle aziende farmaceutiche, ai servizi al settore enogastronomico, al turismo, mantenendo salvo il ruolo pubblico dell’Università”.
“Bisogna favorire, attraverso appositi gruppi di lavoro o commissioni miste interistituzionali, progetti trasversali che vadano in questa direzione che sappiano attrarre anche nuove risorse, finanziamenti esterni (es. fondi europei). Dalla piena valorizzazione della nostra comunità accademica tutta, non si dovrebbe mai prescindere, se vogliamo davvero essere capaci di progettare il futuro dell’Università e della città, dobbiamo e possiamo mettere a sistema competenze e strumenti, attuando un uso differente delle professionalità, degli spazi e dei servizi affinché tutto il territorio possa beneficiarne”.