8 artisti internazionali espongono alla galleria
di Enrico Campana
Dopo Formes&Desformes la mostra allestita da Antonio Arevalo (curatore del Padiglione del Cile alla Biennale di Venezia 2009, e commissario del medesimo Padiglione alla Biennale di quest’anno). che ha coinvolto da ZAK tre tra i maggiori artisti sudamericani emergenti: Ishmaell Randall Weeks (menzione d’onore alla IX Biennale di Cuenca 2008), Alexander Apostol (artista invitato alla Biennale Veneziana 2011), Ronald Moran (Padiglione Sudamerica Biennale Venezia 2004 e 2007) – ZAK ha aperto una nuova mostra di grande interesse:. Si tratta di “TRACEABLE “a cura di Fabio Migliorati che ha registrato una grande affluenza di pubblico e riscosso un grande successo tra gli adetti ai lavori. Fabio Migliorati (consulente esterno per il contemporaneo della Galleria Civica di Arezzo), su invito di Gaia Pasi (curatrice residente e art director di ZAK), ha presentato una mostra che vuole fare il punto sulle nuove “tracciabilità” segniche, dal disegno all’istallazione e per farlo ha invitato 8 artisti internazionali: Manon Bellet (Basilea, 1979); Huber.Huber (Zurigo, 1975); Andreas Marti (Zurigo, 1967); Christian Niccoli (Bolzano, 1976); Jorg Nittenwilm (Coblenza, 1967); Martin Skauen (Fredrikstad, 1975); Heike Weber (Siegen, 1962). che hanno dato ciascuno un contributo Site Specific, pensato per ZAK!.
Tutti, secondo il critico aretino, lavorano per celebrare le tracce, più o meno evidenti e transitorie, dell’arte di oggi. La Svizzera di Bellet, di Marti, dei gemelli Huber partecipa rispettivamente con un’installazione in carta bruciata; un wall-drawing a chiazze e una pila di fogli bianchi; e con “Fireplace”, scultura-souvenir falòmorfica, da centro, posata sul pavimento e composta di idoli tribali afro-asiatici carbonizzati, circondati da pietre. Il video è presente con Niccoli e Skauen (il primo fa della teatralità una pratica simbolicamente antropologica; il secondo riprende con la camera i propri disegni, in una narrativa meccanicamente circolare articolata). Poi la Stocker accorre con “un informale quasi optical, dalla sensazione labirintica, straniante”, e Nittenwilm disperde ulteriormente il tratto tramite il suo disegnare libero sulle pareti: sinuoso, propulsivo. Infine la Germania evoca l’oriente dei manufatti etnologici, mediante alcuni disegni dal motivo di tappeto persiano che Weber è capace di costruire con l’uso di delicatissimi inchiostri su carte appese senza cornice. La mostra rimarrà aperta fino all’8 di aprile, e si deve andare oltre la curiosità che suscita l’arte moderna, sperimentazione a parte garantiamo che vale la pena di essere vista!