SIENA. “Esprimiamo la nostra più profonda amarezza per la volontà espressa dal governo di impedire all’Università di Siena di ricorrere alla contrazione di prestiti, di favorire prepensionamenti o di incentivare procedure di mobilità. Un orientamento che, secondo l’esecutivo, è legato all’attuale quadro normativo ma che, di fatto, mette in serio pericolo il futuro della nostra Università”. Simone Bezzini, presidente della Provincia, e il sindaco Maurizio Cenni commentano la risposta del Ministero dell’istruzione all’interrogazione parlamentare, presentata da Franco Ceccuzzi, sulla grave situazione in cui versa l’ateneo senese.
“Oggi, dopo sei mesi di attesa e di silenzio – dicono il presidente della Provincia e il sindaco di Siena – il governo ha ufficializzato la decisione di non autorizzare l’Università degli Studi ad accendere mutui, impedendo al nostro ateneo di attivare la linea di credito e finanziamento proposta nel mese di agosto dalla Banca Monte dei Paschi per oltre 100 milioni di euro. Una soluzione che avrebbe potuto rappresentare uno dei passi fondamentali per attuare il Piano di risanamento proposto dall’Università e per guardare con maggiori speranze al futuro”.
“La risposta del governo – sottolineano il presidente e il sindaco – arriva in maniera tardiva e in netta contrapposizione con le parole di rassicurazione espresse da alcuni esponenti dell’esecutivo, il 23 novembre scorso, durante la visita del governo a Siena. In questi mesi sono state le istituzioni locali, insieme alla Regione Toscana, a portare avanti iniziative concrete per salvaguardare i dipendenti, gli studenti, tutti i lavoratori e i fornitori. E’ stata, per prima la Regione a riconoscere all'Università di Siena circa 8 milioni di euro all’anno per i prossimi cinque anni e ad avviare un percorso di acquisizione del polo ospedaliero de Le Scotte, che dovrebbe consentire nei prossimi mesi di reperire risorse decisive per l'attuazione del Piano di Risanamento. Anche la Fondazione Mps, in questi anni, ha fatto la sua parte, erogando risorse importanti per progetti di ricerca e formazione. L’unica istituzione che ha la competenza primaria sull’Università e che fino ad oggi si è contraddistinta per immobilismo e mancanza di risposte è stata il governo, al quale, sia chiaro, le istituzioni locali non possono sostituirsi”.
“Oggi l’intervento urgente dell’esecutivo – dicono il presidente e il sindaco – non è più rinviabile. Per questo chiediamo di procedere all’attuazione di un intervento straordinario, dal punto di vista normativo e finanziario, a favore di tutte le Università che, come quella di Siena, versano in una situazione finanziaria difficile. In questo modo si eviterebbe la messa in discussione dell’operatività di prestigiose istituzioni che producono un bene pubblico di valore inestimabile, come il sapere. Fino ad oggi gli unici ad avere pagato sulla propria pelle e senza colpe, le conseguenze della crisi sono stati i lavoratori che hanno visto il loro contratto finire e quelli che vivono da mesi in una situazione di grande incertezza”.
Il tavolo di crisi
“Per la prima volta – concludono Bezzini e Cenni – il governo ha riconosciuto esplicitamente, la gravità della situazione e lo stato di emergenza della nostra università. Per questo, alla luce di questo riconoscimento si rende ancora più urgente la convocazione di un tavolo di crisi, presso il Miur o la presidenza del consiglio, che veda riuniti gli enti locali, la Regione, l’Università e il governo mettendo da parte ogni contrapposizione e lavorando per il bene dell’Ateneo, di chi ci lavora, della nostra città e della nostra Provincia”.
“Oggi, dopo sei mesi di attesa e di silenzio – dicono il presidente della Provincia e il sindaco di Siena – il governo ha ufficializzato la decisione di non autorizzare l’Università degli Studi ad accendere mutui, impedendo al nostro ateneo di attivare la linea di credito e finanziamento proposta nel mese di agosto dalla Banca Monte dei Paschi per oltre 100 milioni di euro. Una soluzione che avrebbe potuto rappresentare uno dei passi fondamentali per attuare il Piano di risanamento proposto dall’Università e per guardare con maggiori speranze al futuro”.
“La risposta del governo – sottolineano il presidente e il sindaco – arriva in maniera tardiva e in netta contrapposizione con le parole di rassicurazione espresse da alcuni esponenti dell’esecutivo, il 23 novembre scorso, durante la visita del governo a Siena. In questi mesi sono state le istituzioni locali, insieme alla Regione Toscana, a portare avanti iniziative concrete per salvaguardare i dipendenti, gli studenti, tutti i lavoratori e i fornitori. E’ stata, per prima la Regione a riconoscere all'Università di Siena circa 8 milioni di euro all’anno per i prossimi cinque anni e ad avviare un percorso di acquisizione del polo ospedaliero de Le Scotte, che dovrebbe consentire nei prossimi mesi di reperire risorse decisive per l'attuazione del Piano di Risanamento. Anche la Fondazione Mps, in questi anni, ha fatto la sua parte, erogando risorse importanti per progetti di ricerca e formazione. L’unica istituzione che ha la competenza primaria sull’Università e che fino ad oggi si è contraddistinta per immobilismo e mancanza di risposte è stata il governo, al quale, sia chiaro, le istituzioni locali non possono sostituirsi”.
“Oggi l’intervento urgente dell’esecutivo – dicono il presidente e il sindaco – non è più rinviabile. Per questo chiediamo di procedere all’attuazione di un intervento straordinario, dal punto di vista normativo e finanziario, a favore di tutte le Università che, come quella di Siena, versano in una situazione finanziaria difficile. In questo modo si eviterebbe la messa in discussione dell’operatività di prestigiose istituzioni che producono un bene pubblico di valore inestimabile, come il sapere. Fino ad oggi gli unici ad avere pagato sulla propria pelle e senza colpe, le conseguenze della crisi sono stati i lavoratori che hanno visto il loro contratto finire e quelli che vivono da mesi in una situazione di grande incertezza”.
Il tavolo di crisi
“Per la prima volta – concludono Bezzini e Cenni – il governo ha riconosciuto esplicitamente, la gravità della situazione e lo stato di emergenza della nostra università. Per questo, alla luce di questo riconoscimento si rende ancora più urgente la convocazione di un tavolo di crisi, presso il Miur o la presidenza del consiglio, che veda riuniti gli enti locali, la Regione, l’Università e il governo mettendo da parte ogni contrapposizione e lavorando per il bene dell’Ateneo, di chi ci lavora, della nostra città e della nostra Provincia”.