Un film impeccabile e di grande spessore culturale

di Paola Dei
SIENA. Vincitore della Palma d’Oro all’ultimo Festival di Cannes, il film girato in Anatolia unisce paesaggi mozzafiato a scenari di solitudine e alienazione.Di Nuri Bilge Ceylan, sceneggiato dallo stesso Ceylan assieme alla moglie Ebru, il film impeccabile e di grande spessore culturale sulla scia di artisti come Antonioni, Shakespeare, Cechov, etc, lascia allo spettatore la possibilità di seguire i fili che scaturiscono da ogni personaggio e da ogni situazione.
SIENA. Vincitore della Palma d’Oro all’ultimo Festival di Cannes, il film girato in Anatolia unisce paesaggi mozzafiato a scenari di solitudine e alienazione.Di Nuri Bilge Ceylan, sceneggiato dallo stesso Ceylan assieme alla moglie Ebru, il film impeccabile e di grande spessore culturale sulla scia di artisti come Antonioni, Shakespeare, Cechov, etc, lascia allo spettatore la possibilità di seguire i fili che scaturiscono da ogni personaggio e da ogni situazione.
Con Haluk Bilginer, Melisa Sozen, Demet Akbag, Ayberk Pekcan, l’opera sfida il tempo e supera i 190 minuti, oltrepassando i 150 di C’era una volta in Anatolia, fra paesaggi innevati che fondono momenti di grande ricerca interiore ad altri densi di inquietanti contraddizioni che riconosciamo essere parte di un momento storico complesso e complicato. La bellezza dell’opera è indubbia soprattutto per la grande capacità degli sceneggiatori di suggerire stati d’animo attraverso il paesaggio.
Aydin è proprietario di un piccolo ma delizioso albergo in Aanatolia, vive con la giovane moglie Nihal e con la sorella Necla che li ha raggiunti dopo il divorzio. Possiede inoltre altre abitazioni sparse sul territorio dove gli inquilini non sempre sono in grado di pagare l’affitto e quando ciò accade vengono loro sequestrati piccoli e grandi elettrodomestici come TV, frigorifero.Aydin che è stato attore decide di scrivere un libro sul teatro turco mentre si dipanano le buche da cui vengono messi in evidenza la resa alla fragilità dei rapporti che si sposa con la ricerca di senso e il desiderio di trovare soluzioni. Aydin possiede terreni, possiede case, pensa di possedere anche la moglie che non ha mai posseduto realmente mentre lei, passeggera della vita, cerca il suo essere nel mondo personale ed a tratti la saggezza si mescola al cinismo, la paura del futuro si unisce al rimpianto del passato, i ruoli si scambiano e chi era vittima diventa per l ‘altro carnefice. Tutto lentamente si trasforma ma ciò che resta sono gli spazi incontaminati di una natura grandiosa dove tutto appare dormiente ma dove invece tutto pulsa e si trasforma non sempre pacificando gli animi di chi ne vive le stagioni.