Il film di Margarethe von Trotta nelle sale per sole 48 ore
di Paola Dei
SIENA. Nel giorno della memoria una pellicola di Margarethe Von Trotta con Barbara Sukowa che ci conduce alle radici del male con il film dedicato ad una grande intellettuale e filosofa del novecento: Hannah Arendt, nota a tutti per esser stata l’allieva prediletta di Martin Heidegger. Con lui instaurò un legame intellettuale fortissimo che la condusse a diventare sua amante e che perdurò per anni anche quando la distanza li separò inevitabilmente. Come sostiene la stessa Hannah, il grande amore della sua vita fu Heinrich, colui che divenne suo marito, ma la storia con Heidegger segnò comunque la vita della grande pensatrice in maniera indelebile.
Scampata allo sterminio nazista e dopo aver attraversato l’esperienza dei campi di concentramento in Francia, tradita dalla nazione ritenuta amica, Hannah si trasferisce in America e qui la rivista più in voga nella grande mela nel 1961 le chiese di seguire a Gerusalemme il processo all’ufficiale nazista Adolf Eichmann, accusato di crimini contro l’umanità. Hannah accettò il compito assegnatole e ascoltando l’ufficiale nelle varie fasi del processo si rese conto dell’insignificanza del male, che descrisse nella sua anatomia con il testo La banalità del male.
L’ufficiale nazista, ripreso da un filmato dell’epoca, appare più come un semplice impiegato che non come un mostro e più volte afferma di non aver mai odiato gli ebrei e di non essere antisemita, ma di aver semplicemente obbedito agli ordini che gli venivano assegnati dal Führer Più volte in tribunale durante il processo gli viene chiesto se abbia mai avuto conflitti fra l’obbedienza alle leggi e la propria coscienza ma l’uomo risponde sempre molto banalmente. Hannah che si aspettava una mente perversa sostiene: “Mi aspettavo un bestia feroce invece è un banale, un nessuno….” Un ragioniere del male a cui troppi assomigliavano. Era come se il comandamento: “Non uccidere” fosse stato trasformato nel suo contrario: “Uccidi,” laddove sussisteva incapacità di pensare e di ascoltare la propria coscienza.Da una vita banale Eichmann fu calato nel turbinio del storia e questo fece di lui un essere non pensante. Il male è soltanto estremo, mai troppo intelligente e profondo o radicale, sostiene Hannah, mentre denuda le controverse vicende della natura umana. Il suo pensiero originale va anche oltre quando sostiene che se non ci fossero stati i capi ebraici, che qualche errore fecero patteggiando con i nazisti, lo stesso popolo ebraico sarebbe morto probabilmente di stenti, di fame, di miseria ma molto meno nei campi di concentramento.
Per questa sua osservazione Hannah pagò caro prezzo e fu allontanata da tutti gli amici ebraici che le chiesero di anche di ritirare il testo dalle librerie, ma la filosofa andò avanti per la sua strada, mostrando una forza ed una convinzione delle sue idee tanto forte da non essere scalfita da nulla e da nessuno. Amata dai suoi studenti e osteggiata dai suoi amici, Hannah nemmeno per un attimo smette di pensare.
La stessa Margarethe Von Trotta sostiene di essere rimasta affascinata dal pensiero della filosofa e dalla sua descrizione della malvagità come frutto di una mente banale e riprende il suo viaggio fra i personaggi femminili in mezzo agli orrori della Shoah interrotto dopo Rosenstrasse.
Pellicola originale sulla bellezza del femminile, nella quale la regista tende a mettere in luce la dolcezza della filosofa, i suoi affetti, la tenerezza di un amore vero, diviene densa di senso nel momento di inizio del processo dove compare il vero Eichmann che rende possibile agli spettatori di comprendere molto bene la descrizione del male donataci dalla grande pensatrice.
Molto bello anche il rapporto fra la regista e l’attrice che si intuisce nelle sequenze della pellicola. Peccato che il film stia nelle sale soltanto 48 ore perché é un inno al pensiero, all’originalità ed alla capacità di usare la propria mente è la propria coscienza a dispetto delle mode, dei condizionamenti altrui, delle prevaricazioni, dei tentativi di boicottaggio… tutte cose sulle quali c’è ancora tanto da imparare.