Parte l'analisi di Unicoop Firenze sull'operato del manager
di Red
SIENA. Certo è che ai piani alti di Rocca Salimbeni non hanno molta fortuna nello scegliersi i nuovi amministratori. Senza clamore, però nel silenzio assordante di Unicoop Firenze che non riesce a regolare i suoi conti interni, Turiddo Campaini si era dimesso lo scorso gennaio dalla carica di vicepresidente di MPS. La società che rappresenta sembra debba sistemare nei suoi bilanci 400 milioni di euro di minusvalenze (causate dall’investimento azionario nella banca senese oltre che da dubbie posizioni su investimenti a rischio fatti con i soldi raccolti dai soci). Domenica sera Report ha raccontato di una possibile mega-truffa legalizzata da un miliardo di euro fatta dalla Menarini di Firenze a danno del sistema sanitario con sovrafatturazioni sui principi attivi dei farmaci che l’azienda acquista all’estero. La fotocopia in salsa medica dei reati contestati a Mediatrade sull’acquisto di diritti televisivi e cinematografici. Lunedì con perfetto tempismo (la famiglia Aleotti proprietaria della casa farmaceutica è anche socia in MPS con il 4% delle azioni acquistate nella svendita del 2012 per 150 milioni), il manager della Menarini Pietro Giovanni Corsa, già consigliere di amministrazione, è stato nominato vicepresidente da Alessandro Profumo.
Senza clamore. Lavoratori-unicoop.blogspot.it ha ripreso un libro scritto da Campaini nel 2010 (Un’altra vita è possibile), in cui lo storico presidente scriveva: “Per quanto mi riguarda, sono del parere che la Borsa sia assolutamente incompatibile con la società cooperativa, sono due cose agli antipodi”. Ne è nata l’occasione per criticare il suo operato nel mondo dell’alta finanza: forse la prima voce che viene dal mondo della cooperazione in tal senso, e che riprende critiche che già raccontate dal Cittadinoonline. Dura l’analisi dei lavoratori: “Campaini dovrebbe aver avuto le idee più chiare e forse anche essere meglio consigliato. Non si va in borsa se siamo una Coop. Se ci si va si perde qualcosa di profondo della nostra natura mutualistica, dato che Borsa è sinonimo di speculazione, si sta alle regole di un gioco che non hanno nulla a che fare con l’oggetto sociale della Coop. A questo punto la frittata è tale che Campaini si rifiuta di rispondere ai giornalisti, ai soci, ai dipendenti. A chiunque. Il disastro è triplice: da una parte si immola una quantità enorme di risorse, dall’altra il sacrificio risulterà vano, mancando l’obiettivo strategico di vincolare la Banca al territorio, infine il ritorno d’immagine legato a Mps è tale da dover seriamente riflettere se Unicoop debba in qualche misura vincolare il proprio nome a quello dell’istituto senese. Le conclusioni. Campaini deve rispondere del disastro, anche perché con i suoi 40 anni di presidenza di Unicoop Firenze è un simbolo per tutto il mondo cooperativo, deve riconoscere gli errori e assumersi la sua parte di responsabilità con un atto forte e deciso. E’ tempo che lasci che la sua creatura cammini con le sue gambe e affronti i marosi con altri capitani. Se farà questo gesto, e insieme a lui quelli della prima ora che lo circondano, lo rispetteremo e lo ricorderemo con stima e affetto”.
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