Lo dice una ricerca effettuata presso l'istituto Mario Negri di Milano
Roma. (Adnkronos/Adnkronos Salute) – La ricerca italiana mette a segno un altro colpo vincente e apre uno squarcio di luce sullo sviluppo della Sclerosi laterale amiotrofica (Sla), una terribile malattia neurodegenerativa che ogni anno, in Italia, colpisce circa 3 persone ogni 100 mila ed affligge attualmente oltre 4 mila malati. Secondo uno studio condotto all’Istituto Mario Negri di Milano, “i traumi rappresentano fattori di rischio per la Sla”. La ricerca ha infatti evidenziato la stretta correlazione tra traumi e sviluppo della malattia. “Abbiamo scoperto – spiega all’Adnkronos Salute Ettore Beghi, del laboratorio Malattie Neurologiche del Dipartimento Neuroscienze del Mario Negri – che l’aver subito tre o più traumi di una certa importanza triplica il rischio dell’insorgere della malattia“.
Una scoperta che sembrerebbe quindi dare qualche risposta ai tanti interrogativi circa un legame piuttosto stretto tra la Sla e l’attività sportiva, soprattutto il calcio. Alcune ricerche hanno infatti evidenziato come l’incidenza della malattia tra i calciatori italiani sia molto superiore rispetto a quella media della popolazione. “In effetti questa scoperta – sottolinea Beghi – porta a non escludere un certo legame tra calcio e Sla“.
Dal settembre 2007 all’aprile 2010 – riferisce in una nota l’Istituto Mario Negri – sono stati intervistati 377 pazienti e sono stati fatti 754 controlli, abbinati per sesso ed età. “Analisi multivariate hanno dimostrato un’associazione tra l’evento ‘trauma’ e la patologia, documentando un rischio relativo di 1,51. I dati raccolti consentono, così, di attribuire inequivocabilmente all’evento trauma un ruolo di fattore di rischio per la Sla”.
Successivamente si è poi verificato se anche il numero di traumi subiti risultasse fattore di rischio. “I risultati ottenuti – spiegano i ricercatori del Mario Negri – mostrano un andamento lineare: all’aumentare del numero di traumi aumenta anche il rischio di malattia. Lo stesso risultato è stato ottenuto limitando l’analisi ai traumi avvenuti 5 anni prima l’esordio della patologia escludendo così eventi forse occorsi in epoche successive all’inizio dei sintomi”. “Si può dunque concludere – spiega Beghi – che l’evento ‘trauma’ sia un fattore di rischio per la Sla, soprattutto se ripetuto e causa di disabilità. Tale associazione è statisticamente significativa soprattutto tra i maschi e nel gruppo di pazienti ad esordio spinale. Non sembra invece esserci alcuna correlazione tra il sito di insorgenza della malattia e la sede dei traumi”.
Particolarmente singolare e curioso un aspetto che è emerso nel corso della ricerca. “Effettuando analisi per sottogruppi – sottolinea l’esperto – alcune variabili da noi considerate solo come confonditori hanno assunto un ruolo interessante. Il caffè, ad esempio, è risultato quale fattore protettivo in tutte le analisi. Abbiamo infatti scoperto – spiega Beghi – un consumo minore di caffè tra i malati. D’altronde recenti studi sul Parkinson, malattia neurodegenerativa come la Sla, ha confermato l’azione benefica della caffeina in questo tipo di patologie”.
Nel corso della presentazione dei risultati dello studio, Caterina Bendotti, del laboratorio di Neurobiologia Molecolare del Dipartimento Neuroscienze del Mario Negri, ha inoltre illustrato alcuni dati emersi recentemente dal laboratorio riguardo l’uso di cellule staminali da cordone ombelicale in due modelli animali affetti da degenerazione motoneuronale. “In particolare – ha spiegato l’esperta – è emerso che il ruolo benefico di queste cellule sulla progressione della malattia nei due modelli non è dovuto alla sostituzione cellulare ma, piuttosto, alla produzione e secrezione da parte di queste cellule di fattori di crescita e citochine antinfiammatorie”.