Nell
SIENA. Si è aperta con il saluto del presidente del consiglio provinciale, Riccardo Burresi l’ultima seduta del consiglio provinciale, che si è svolto oggi (5 giugno) e che è stato interamente dedicato alla situazione delle Province alla luce delle nuove norme e del percorso di riordino istituzionale previsto dalla riforma Delrio. La seduta è proseguita con l’intervento del presidente della Provincia, Simone Bezzini e con un ampio dibattito che si è chiuso con l’approvazione di una mozione incidentale all’ordine del giorno al centro della seduta. La mozione è stata approvata con i voti favorevoli di Pd, Idv, Sel e Toscana Federata; l’astensione di Pdl e Fratelli d’Italia – Centrodestra nazionale e il non voto di Rifondazione-Partito Comunista. La mozione ha accolto un emendamento presentato dal consigliere Giovanni Di Stasio (Toscana Federata).
Nel suo intervento, Burresi ha fatto appello ai sindaci del territorio senese perché facciano tesoro del lavoro fatto finora per il territorio nello sviluppo del nuovo ente che si sostituirà alla provincia, tenendo conto delle diversità del territorio provinciale. Burresi, inoltre, ha ringraziato tutti i soggetti che hanno contribuito negli anni al lavoro del consiglio provinciale, caratterizzato da oltre 70 sedute, 500 commissioni e l’approvazione di oltre 1000 atti importanti per il territorio: dal Ptcp al Piano interprovinciale per la gestione del ciclo dei rifiuti, dal progetto Siena Carbon free alla valorizzazione della Via Francigena, dal Piano delle attività estrattive al nuovo Piano energetico provinciale fino all’impegno rivolto alla promozione delle pari opportunità e contro la violenza sulle donne. A questo proposito, Burresi ha manifestato la propria solidarietà anche a Miriana Bucalossi, candidata sindaco di Colle di Val d’Elsa, oggetto nei giorni scorsi di un’azione intimidatoria.
La mozione. La mozione approvata dal consiglio impegna il presidente della Provincia ad adoperarsi, con ogni mezzo e in ogni sede istituzionale, compresa la Regione, affinché siano adottate iniziative idonee a ridurre il contributo alla manovra statale contenuta del d.l. 66 del 2014 a carico delle Province e degli enti che subentreranno. La mozione, inoltre, impegna il presidente della Provincia affinché solleciti la Regione e il Governo a garantire le risorse necessarie per la manutenzione del patrimonio infrastrutturale esistente, che comprende strade e scuole, garantendo diritti riconosciuti dalla Costituzione, come quello alla mobilità e all’istruzione. La mozione si chiude con un appello al presidente della giunta regionale e al Consiglio regionale della Toscana affinché valuti l’opportunità di promuovere il giudizio di legittimità costituzionale nei confronti della normativa. La stessa attenzione sull’illegittimità è richiesta al presidente della Provincia.
La mozione è stata integrata da un emendamento di Giovanni Di Stasio che chiedeva l’impegno del presidente della Provincia a percorrere tutte le strade possibili al fine di consentire alle Province di continuare a operare in maniera funzionale ai territori e di prodigarsi per ottenere una completa rivisitazione di tutta la macchina politico-amministrativa.
Il dibattito. Numerosi i consiglieri provinciali che hanno voluto portare un contributo al dibattito, mettendo in evidenza le preoccupazioni per il futuro. “La trasformazione delle Province – ha detto Roberto Renai (Sel) – ci consegna un Paese che non vede il proprio futuro e non crede a se stesso. Ringrazio il presidente Bezzini, che in questi anni e soprattutto in questo ultimo periodo è stato un punto di riferimento, in un contesto in cui i partiti e la politica non svolgono più il loro ruolo. Ha analizzato il presente e il futuro, facendo anche una seria autocritica di quanto avvenuto. Il futuro di questo ente preoccupa, soprattutto per la perdita del ruolo della democrazia”.
“La riforma messa in atto, su cui abbiamo sempre espresso una posizione chiara – ha detto Niccolò Guicciardini (Pd) – pone fine ai trascinamenti degli anni passati portati avanti da altri governi e si colloca nella riorganizzazione del quadro istituzionale italiano. Sfidiamo il prossimo futuro con assetti coraggiosi e stiamo pienamente dentro questa sfida, forti del lavoro fatto in questi anni per il territorio”. La posizione è stata condivisa anche dal capogruppo Pd, Alberto Taccioli, che ha ringraziato il presidente e la giunta provinciale per il lavoro svolto in questi anni. “Lo stato non si riforma con tagli lineari – ha aggiunto Antonio Giudilli (Idv) – e c’è il forte rischio che questo ente, finora ben amministrato, diventi un cumulo di macerie”.
“Una migliore gestione delle risorse presenti sul territorio – ha detto Massimo Mori (Fratelli d’Italia – Centrodestra nazionale) – avrebbe evitato la situazione attuale. Mi sono sempre opposto, con senso di responsabilità per il ruolo ricoperto, al modo di amministrare della Provincia di Siena e auspico che la situazione migliori con il coinvolgimento dei sindaci nel nuovo ente. Il sindaco è più vicino ai cittadini e deve rispondere loro in maniera diversa rispetto a quanto fatto finora dalla Provincia. Preoccupa molto anche la caduta della democrazia, perché la Provincia non conterà più sull’elezione diretta”.
“Faccio appello al senso di responsabilità dei sindaci – ha detto Raffaella Senesi (Pd) – affinché siano oggettivi nel prossimo consiglio provinciale, senza campanilismi ma nell’interesse generale del territorio. Rinnovo anche l’appello al presidente Bezzini affinché intervenga sulla Regione per garantire i diritti alla mobilità e all’istruzione”.
Una forte critica verso il rinnovamento e la riforma avviata è venuta anche da Marco Nasorri (Pd) che ha messo in evidenza l’assenza dei sindaci alla seduta di questa mattina, assenza che alimenta forti dubbi sul futuro di questo ente. Una critica condivisa anche da Antonio Falcone (Rifondazione-Partito Comunista) che ha evidenziato come “si sono persi i valori di dignità e civiltà, alimentando una frattura netta fra partecipazione, confronto e apparenza”.
“La mancanza di rispetto verso il futuro della Provincia – ha aggiunto Donatella Santinelli (Pdl) – è simbolo di non democrazia. La riforma Delrio è stata annunciata e fatta su richiesta dell’Europa e di un’antipolitica che ha sacrificato per prima le Province, senza tracciare in maniera compiuta il futuro del nuovo ente. Siamo in una situazione di stand by pericolosa e caratterizzata da una forte incertezza, dove la riduzione di democrazia è un elemento preoccupante e inaccettabile”. La riforma è stata criticata anche dal consigliere Lorenzo Rosso (Fratelli d’Italia – Centrodestra nazionale) che ha sottolineato come la riforma sia “anticostituzionale e privi il quadro istituzionale di un ente intermedio di cui sentiremo la mancanza. Ringrazio il personale e gli uffici che mi hanno accompagnato in questo percorso”. La riforma e le sue conseguenze sul territorio, sottovalutate, sono state contestate anche da Mauro Bianchi (Pd) che ha affermato come “oggi cessa un ente importante e vicino ai cittadini”.
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