Negli ultimi anni le malattie cardiovascolari sono diventate il killer numero uno per le donne, rappresentando il 43,8% delle morti
ROMA (ansa) E’ il cuore delle donne a essere maggiormente in pericolo. E’ il monito che arriva dai cardiologi della Sic, che domani apre il suo 71esimo congresso nazionale. Se infarti e ictus sono sempre stati considerati malattie ‘maschili’, e trattati di conseguenza, negli ultimi anni invece le malattie cardiovascolari sono diventate il killer numero uno per le donne, rappresentando il 43,8% delle morti. Negli uomini, peraltro, patologie circolatorie e tumori incidono sui decessi allo stesso modo (35,1 le neoplasie e 34,9 le malattie circolatorie), mentre per le donne queste ultime distaccano il cancro di quasi la metà (i tumori incidono per il 25,6%). In Italia, secondi i dati dell’Agenas, muoiono ogni anno 120mila donne per malattie cardiovascolari, con un trend d’incidenza in discesa per gli uomini e in crescita “esponenziale” per le donne. Patologie, appunto, sempre considerate ‘da uomini’ data la maggiore frequenza in età media, la comparsa in età più giovane rispetto alle donne e l’elevata mortalità. L’incidenza annua di eventi coronarici nella fascia d’età 35-69 anni è in effetti del 5,7 per mille negli uomini e dell’1,7 per mille nelle donne; quella di eventi cerebro-vascolari è di 2,3 per mille negli uomini e di 1,4 per mille nelle donne.
Ma per affrontare in modo corretto i problemi circolatori femminili, serve un approccio “di genere” che prenda in considerazione, ad esempio, il fatto che le donne vivono più a lungo, che associano più spesso più patologie, che hanno reazioni diverse alle terapie farmacologiche e che la formazione delle placche aterosclerotiche è diversa tra i due sessi, più precoce nell’uomo e meno nella donna, ma accelera dopo la menopausa. Proprio per questo l’Agenzia in collaborazione con l’istituto superiore di sanità ha messo a punto delle nuove linee guida in rosa per le malattie cardiovascolari ‘gender oriented’, studiate nell’ambito del Programma strategico nazionale dell’Iss rivolto alla medicina di genere. Il programma, accanto alle linee guida di carattere clinico-organizzativo, prevede anche di realizzare una campagna di informazione rivolta al pubblico, per sensibilizzare in primis le donne dei rischi che corrono, e che spesso non sono tenuti nella giusta considerazione nemmeno dagli specialisti.